Sembra che la controversa direttiva sul copyright discussa recentemente in Europa sia, perlomeno temporaneamente, ad un punto di stallo.
Cos’è la direttiva sul copyright?
Per chi si è perso la questione facciamo un piccolo riassunto: è in corso di approvazione una direttiva sulla ridefinizione del concetto di copyright e dei diritti di coloro che lo possiedono, nonché dell’utilizzo delle informazioni soggette al copyright.
Nell’ambito di tale nuova normativa proposta hanno fatto molto discutere in particolare due articoli, l’11 ed il 13.
Quali sono gli articoli della direttiva più contestati?
L’articolo 11, chiamato “link tax” da molti, rende soggette a copyright, e quindi a remunerazione economica, anche le citazioni (molto brevi) con relativo link di un’opera originale.
Ciò obbligherebbe per esempio gli aggregatori come Google News a pagare per poter esporre parte dell’articolo di un qualsiasi sito, a meno che quest’ultimo non sia privo di fini di lucro (Wikipedia sarebbe sempre citabile).
Lo scambio di link fra utenti invece non è oggetto della regolamentazione.
L’articolo 13 invece obbliga qualunque sito che fa da piattaforma per la pubblicazione di contenuti a fare un controllo preventivo rispetto al contenuto in attesa di pubblicazione.
Ciò obbligherebbe le piattaforme più note, come per esempio YouTube, ad assumere migliaia di persone per vagliare l’enorme carico di dati in ingresso ogni giorno, oppure a sviluppare un algoritmo perfetto per analizzare automaticamente i contenuti, oppure a creare una coda di pubblicazione enorme con giganteschi ritardi. L’alternativa radicale sarebbe quella di chiudere il servizio per l’area Europa.
Cosa è appena successo?
La presidenza del Consiglio Europeo, attualmente di turno rumeno, aveva preparato un testo sul quale sperava che gli stati, di cui alcuni avevano espresso riserve, si accordassero.
Il fine era quello di giungere il giorno 21 gennaio alle negoziazioni per un voto finale sulla legge.
Invece questa proposta è stata respinta da Germania, Belgio, Olanda, Finlandia, Slovenia, Italia, Polonia, Svezia, Croazia, Lussemburgo e Portogallo. Tutti questi stati hanno sostenuto che la formulazione degli articoli 11 e 13 non diano sufficienti garanzie di libertà ai cittadini.
A questo punto è difficile che si possa approvare la direttiva e che possa essere recepita da tutti gli stati membri dell’Europa senza una revisione significativa del testo.
E il fatto che in tutta Europa si vada al voto a maggio di quest’anno lascia poco spazio di manovra per questa direttiva.
La direttiva sul copyright è quindi morta, ora?
Un sospiro di sollievo di certo per Google, che tuttavia non è l’unica preoccupata a riguardo. Si sono infatti espressi negativamente anche aziende come Twitch, iniziative no profit come Wikipedia e personaggi famosi come Tim Berners Lee, l’inventore di Internet.
La questione comunque non è conclusa, e vi terremo aggiornati come sempre su Nerdpool.
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