NerdPool.it Serie TV Castlevania: recensione no spoiler della terza stagione; l'apoteosi della prossemica mortale

Castlevania: recensione no spoiler della terza stagione; l’apoteosi della prossemica mortale

La terza stagione della serie animata Castlevania è arrivata questo Marzo su Netflix, attesissima dai fan dopo il finale sconvolgente della seconda. Creata da Warren Ellis e basata sul videogioco Castlevania III: Dracula’s Curse, sarà riuscita la terza stagione a sviluppare quanto di buono seminato nelle prime due? Scopriamolo nella nostra recensione!

La recensione non contiene spoiler sulla terza stagione di Castlevania, ma solo qualche piccola valutazione sulla trama.

Prossemica

La prima cosa che mi è venuta in mente guardando la terza stagione di Castlevania è stata la parola “prossemica“. Cosa significa? La prossemica è, per definizione, la disciplina che studia le relazioni tra gli attori nello spazio scenico ed il loro significato simbolico. È un termine comunemente teatrale, riferito a tutte le azioni che gli attori compiono sul palcoscenico e come queste vengono percepite dallo spettatore. Distanza tra gli attori, movimenti, posizione di uno rispetto all’altro, sguardi. Tutto questo linguaggio silenzioso contribuisce al racconto ed è parte integrante di uno spettacolo ben riuscito.

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Ecco, ciò in cui è maturato enormemente Castlevania rispetto alle prime due stagioni è esattamente questo. Non è più il racconto di una guerra cruenta e inevitabile, mentre gli eroi cercano il modo di fermare l’antagonista, Dracula. No, è piuttosto il lungo lamento di un mondo profondamente cambiato dall’orrore, espresso attraverso dei personaggi mai così solidi e silenziosi. Castlevania decide di raccontarsi così, con qualche pianto, qualche sguardo, qualche inquadratura fissa, magari accompagnata da musica. È uno scorrere fluido, che ridefinisce i personaggi della serie e li colloca su un piano più intimo nei confronti dello spettatore.

La trama

Per chi non avesse mai visto la serie, Castlevania è ambientata nel 1476 in Valacchia, terra di mostri e vampiri. Nella prima stagione, il signore dei vampiri, Dracula, dopo aver visto la moglie umana bruciata sul rogo, dichiara guerra all’umanità. A lui si contrappongono la maga Sypha Belnades, il cacciatore di vampiri Trevor Belmont e il figlio di Dracula, mezzo uomo e mezzo vampiro, Alucard. La seconda stagione è il racconto della lunga guerra tra le forze del male di Dracula e l’umanità. In questa terza stagione, in effetti, si affrontano le conseguenze del finale della seconda, che non illustrerò per evitare spoiler a chi dovesse voler iniziare Castlevania dopo questa recensione.

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La differenza principale nello sviluppo del racconto rispetto alla seconda stagione è che qui la mitologia costruita da Warren Ellis ha raggiunto la piena maturazione. Il palcoscenico su cui si muovono i personaggi è ben delineato, le figure più importanti sono già caratterizzate e i personaggi da cui si aspettava uno sviluppo completo ricevono un trattamento evidentemente di favore. È proprio abitudine di Warren, scrittore di grande capacità (autore, se seguite il fumetto americano, di numerose serie eccezionali, tra cui The Authority, Injection, Moon Knight), sviluppare in questo modo i suoi personaggi.

I personaggi

In particolare, Isaac, il Mastro Forgiatore tanto fedele a Dracula, un uomo in una corte di vampiri, trova qui la sua magnificazione, diventando in tutto e per tutto un personaggio chiave. Mentre Hector, l’altro Mastro Forgiatore, subisce il trattamento opposto, regredendo piano piano nelle 10 puntate che compongono la terza stagione.

Ellis decide di operare una scelta di rottura rispetto all’incedere degli eventi proposto nella seconda stagione. Si sviluppano quattro quadri che si muovono in parallelo: le avventure di Trevor e Sypha a caccia di mostri; il ritiro a solitudine di Alucard; il viaggio di formazione di Isaac; la lenta agonia di Hector, che si intreccia con i piani di Carmilla e le sue sorelle. Non solo, l’autore spinge il parallelismo al massimo, dividendo i quattro quadri di storie in due tipologie: stasi e movimento.

Alucard ed Hector sono in stasi, sviluppano le loro storie piano piano, con fare lento ed inesorabile. Isaac e la coppia Sypha-Trevor, invece, si muovono nel mondo cambiato dalla fine della seconda stagione, tra fanatici satanisti e mostruosità varie. Il mondo di Castlevania è mostruoso e nessuno fa eccezione. Sono tutti mostri con volti diversi, uomini, vampiri e creature della notte. Ellis lo dice con forza, in tutte e quattro le storie che vengono raccontate nella serie. Qualcosa viene urlata con impeto e sdegno, tanto altro viene lasciato agli sguardi, alle inquadrature, ai pianti.

La danza della morte

Muovendosi con quattro storie con protagonisti differenti, Ellis riesce a variare in maniera efficace anche le scene di azione. I combattimenti sono superlativi, spettacolari, tra i migliori mai visti in una serie animata. La fluidità con cui si muovono i personaggi a schermo rende tutto più che realistico, grazie anche all’estrema violenza riprodotta nella serie. Smembramenti, arti mozzati, gole tagliate e chi più ne ha, più ne metta. Castlevania mostra la ferocia delle battaglie in ogni particolare. E deve farlo, per ricordare ancora una volta che si sta raccontando di un mondo crudele, ferale, dominato dall’istinto e costantemente diviso tra il bene, la luce, Dio e il male, l’oscurità, il Diavolo.

I simbolismi, le dualità, le allegorie di un periodo storico in cui tutto era bianco o nero sono presenti in praticamente ogni aspetto del racconto. Dalle ambientazioni (la più iconica allegoria, il castello di Dracula che si staglia verso l’alto, opposto alla casa dei Belmont che si sviluppa in profondità) ai personaggi, tutto è duplice, costantemente. Ed Ellis sfrutta esattamente questo aspetto per eliminare qualsiasi velleità di banalità nei suoi personaggi. Tutti oscillano costantemente tra bene e male, non risultando mai scontati.

Tecnicamente, Castlevania è stellare. Bellissimo da vedere, soprattutto quando si combatte con la magia e lo schermo si colora di morte e distruzione. Anche il comparto sonoro migliora notevolmente rispetto al passato, presentando musiche più in linea con l’intimità del racconto, abbandonando le epiche composizioni della seconda stagione.

I difetti

Da quanto detto finora, la terza stagione di Castlevania potrebbe sembrare perfetta. In realtà, non è così, i difetti ci sono eccome. Solo che si perdono davanti a quanto di buono la serie offre. Sicuramente, rispetto alla lunga guerra tra Dracula e l’umanità raccontata nella seconda stagione, il racconto ora perde ritmo.

Certo, la lunghezza della terza stagione è aumentata (da 8 a 10 episodi), ma a tratti si ha la sensazione di star guardando situazioni ridondanti. Tutto ciò migliora nelle ultime due puntate, dove il climax prende forza e corre veloce verso la fine, rendendo gli ultimi 50 minuti di visione della stagione da vedere tutti di un fiato.

Un altro problema è il doppiaggio in italiano, molto sottotono rispetto a quello in lingua originale. La verve di alcuni personaggi si perde completamente, così come alcuni dialoghi risultano eccessivamente banalizzati. Ed è un peccato, perché visto in lingua originale, cioè in inglese (magari con sottotitoli), il doppiaggio si rivela quasi perfetto, almeno per i personaggi principali.

Infine, Ellis si perde un po’ quando decide di spostarsi sul metafisico e sul paranormale. C’è un personaggio in particolare, Saint Germain, che sembra un po’ un pesce fuor d’acqua. La sua caratterizzazione è nettamente la peggiore, legato ad obiettivi non chiarissimi e ad un contesto magico/metafisico non perfettamente a fuoco con il resto della narrazione.

Considerazioni finali

La terza stagione di Castlevania è un lungo spettacolo teatrale, dove Warren Ellis muove i suoi personaggi su ambientazioni diverse, sviluppando un inaspettato parallelismo con notevole maestria. La narrazione, seppur poco ritmata, è eccellente, in particolare grazie ad una caratterizzazione perfetta dei personaggi principali. Tecnicamente, poi, la serie è stellare, con animazioni fluide e scorrevoli tanto da sembrare reale. Nota stonata, il doppiaggio in italiano, non altezza della controparte inglese.

Dettagli sulla serie

Scritta da Warren Ellis e diretta da Sam Deats, Castlevania è una serie televisiva animata basata sul videogioco Castlevania III: Dracula’s Curse, prodotto da Konami nel 1989. Vi lascio con il trailer della terza stagione:


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La terza stagione di Castlevania è un lungo spettacolo teatrale, dove Warren Ellis muove i suoi personaggi su ambientazioni diverse, sviluppando un inaspettato parallelismo con notevole maestria. La narrazione, seppur poco ritmata, è eccellente, in particolare grazie ad una caratterizzazione perfetta dei personaggi principali. Tecnicamente, poi, la serie è stellare, con animazioni fluide e scorrevoli tanto da sembrare reale. Nota stonata, il doppiaggio in italiano, non altezza della controparte inglese.Castlevania: recensione no spoiler della terza stagione; l'apoteosi della prossemica mortale