Tra un mese potremo finalmente mettere le mani su The Last of Us Part II, una delle esclusive Sony più importanti di questa generazione. Tuttavia, mai prima d’ora ci sono stati così tanti dubbi su un gioco realizzato dalla casa californiana, e ciò è dovuto ai recenti leak e spoiler che hanno invaso il web. Se ci aggiungiamo le polemiche nate attorno alla controversa figura di Neil Druckman, capirete che le circostanze non sono così limpide, tant’è che le speranze di molti giocatori si sono tramutate in paure. Delle condizioni di Naughty Dog, però, torneremo a parlare in un secondo momento, dopo che il titolo in questione sarà stato rilasciato e ci verrà fornito un quadro della situazione più completo.
Oggi invece vorremmo soffermarci sul primo indimenticabile capitolo, ripercorrendo tutti quegli elementi che lo hanno reso così importante per il medium. In questo speciale troverete diversi accenni alla trama e alle tematiche trattate, quindi se non avete ancora giocato The Last of Us, vi consigliamo di tornare su queste pagine in un secondo momento. Ma prima di addentrarci nel vivo dell’analisi, desideriamo sviluppare una breve premessa.
Mondi in rovina
La narrativa post-apocalittica è un sottogenere che difficilmente riuscirà a stancarci, probabilmente a causa della nostra natura ambivalente. Sebbene possa suonare esagerato, gli esseri umani sono incredibilmente autodistruttivi, eppure il nostro istinto ci porta a sopravvivere, migliorare e ricostruire. Nell’ottica di una fruizione mediale abbiamo un costante desiderio di nuovi mondi in rovina, con i loro personaggi e le loro storie. Cinema, libri o serie tv ci offrono periodicamente svariati scenari apparentemente senza uscita, facendoci emozionare e riflettere. Per quanto riguarda i videogiochi, possiamo dire che hanno una marcia in più per merito dell’interattività , che garantisce un’immersione ancora più profonda.
Ovviamente, quello post-apocalittico è un filone che può racchiudere tematiche e situazioni differenti, ma è interessante notare come nel caso dei videogiochi ci siano due gruppi predominanti. Da una parte abbiamo titoli ambientati dopo stravolgenti guerre nucleari, mentre dall’altra abbiamo i cosiddetti zombie games. Nel primo gruppo figurano diversi giochi di ruolo dotati di una forte narrativa che spesso ci spingono a fare scelte difficili, con le relative conseguenze. Questo elemento è quasi del tutto assente negli zombie games, che regolarmente si focalizzano sull’elemento survival a discapito di narrativa e personaggi.
Nel 2012 un passo deciso verso questa direzione è stato compiuto da The Walking Dead di Telltale Games, avventura grafica tratta dalla celebre graphic novel che ha fatto parlare parecchio di sé. Tuttavia, abbiamo dovuto aspettare ancora un anno per vivere un’esperienza capace di offrire il giusto equilibrio tra gameplay e una narrazione matura. Ci riferiamo a The Last of Us.
L’infezione che non ti aspetti
Fino ad ora abbiamo parlato di zombie, ma nell’opera firmata Naughty Dog non c’è alcuna epidemia di non morti. Anzi, l’elemento più originale dell’intera produzione risiede proprio in quell’infezione fungina che dà origine alle vicende raccontate. Infatti, gli sviluppatori hanno preso ispirazione dal Cordyceps, un fungo parassita che attacca altri funghi, ragni o insetti, come le formiche di quel famoso teaser. Ipotizzando che tale parassita potesse evolversi ed attaccare anche gli esseri umani, Druckman e il suo team sono riusciti nell’intento di creare uno scenario tanto plausibile quanto terribile.
The Last of Us mantiene le atmosfere ansiogene tipiche degli zombie games ma – con grande sorpresa – si focalizza sui rapporti umani. La paura è una costante che accompagna l’intero viaggio di Joel ed Ellie, ma a farla scaturire non sono soltanto gli infetti. Difatti, Runner, Stalker o Clicker rappresentano una grande minaccia – specie se si muovono in gruppo – cionondimeno il pericolo più grande è costituito dalle persone, la cui imprevedibilità può risultare fatale. E se l’infezione può togliere la ragione, gli esseri umani possono rivelarsi perfino peggio.
Survival on the road
Dal punto di vista strettamente ludico, The Last of Us è quel genere di gioco che non apporta alcun tipo di innovazione: si tratta di un’avventura con elementi survival, stealth, una forma basilare di crafting e le immancabili fasi da shooter in terza persona. Pad alla mano, le sequenze di gioco con gli infetti sono quelle più cariche di tensione, poiché una mossa falsa può costare la vita. Quanto agli umani, invece, spesso si finisce per affrontare diverse ondate di nemici in modo non troppo originale. Ad ogni modo, il titolo della casa di Santa Monica ricopre un ruolo importante all’interno del medium perché contestualizza la violenza.
Nell’immaginario di The Last of Us non ci sono più governi o leggi volte a proteggere gli individui. Gli unici luoghi vagamente sicuri sono le zone di quarantena militarizzate – come quella di Boston – in cui vigono regole ferree. Le misure restrittive si assottigliano nei bassifondi che, al costo di una maggiore precarietà , offrono anche maggiore libertà . Fuori invece regna il caos e sopravvivono soltanto i più forti. Il pericolo di incontrare Clicker o altri infetti è particolarmente elevato e le risorse sono ancora più risicate che negli insediamenti. Il mondo pullula di predoni, sciacalli e altri individui disposti a tutto pur di far sopravvivere la propria gente. Non c’è posto per i sentimenti e abbassare la guardia può portare ad una fine prematura.
A differenza della trilogia di Uncharted in cui abbiamo dovuto eliminare migliaia di nemici come se fossero carne da macello, in The Last of Us i nemici affrontati durante il viaggio ci appaiono come esseri umani disposti a tutto pur di sopravvivere, proprio come noi.
Una storia tra tante
Quella di The Last of Us è una storia semplice, a tratti anche scontata. Ciononostante, gli sceneggiatori hanno svolto un ottimo lavoro con la scrittura dei personaggi, che risultano magnificamente caratterizzati. Di conseguenza, è impossibile non affezionarsi ai protagonisti, e quasi non ci si rende conto che essi non sono poi così diversi da chi gli si pone contro. Perché il confine tra giusto e sbagliato è incredibilmente sottile.
Ad esempio, Joel è inizialmente riluttante all’idea di scortare Ellie, e fa di tutto per provare a convincere l’amica Tess a tirarsi indietro. È un uomo cinico che sembra abbia rinunciato al suo lato più umano e con esso ai sentimenti. Bastano pochi secondi per rendersi conto che la morte della figlia Sarah lo tormenta ancora o che ha fatto cose terribili per poter sopravvivere.
Uno dei momenti più significativi dell’avventura si verifica all’inizio del viaggio, quando il gruppo arriva al Capitol Building di Boston. Qui i nostri scoprono che i membri delle Luci sono stati uccisi e Joel tenta di dissuadere ancora una volta Tess. Sfortunatamente la donna è stata contagiata poco prima e – in cerca di redenzione – prova a convincere Joel a fare la cosa giusta.
Ellie è la chiave per la salvezza dell’umanità e tutto ad un tratto Joel diventa l’unico individuo in grado di compiere questa titanica impresa. Dunque è costretto ad accettare il fardello più grande che potesse capitargli, con il rischio di affezionarsi alla ragazzina e di perderla come sua figlia.
Il destino dell’umanitÃ
Da quel momento ha inizio un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti destinato a cambiare la vita di entrambi i protagonisti. Così, lentamente ma inesorabilmente Joel si affeziona alla ragazzina, mentre quest’ultima si ritrova presto a dover rinunciare alla sua innocenza. Infatti, Ellie si rende subito conto che il mondo è più spietato di quanto potesse immaginare, poiché gli altri sopravvissuti non provano pietà . Non manca comunque qualche volto amico come Bill, una vecchia conoscenza di Joel che – nonostante qualche rotella fuori posto – lo aiuta a trovare un veicolo.
Il resto dell’avventura è costituito da molteplici situazioni altamente emotive che dipingono un mondo senza speranza. Impossibile non citare gli avvenimenti di Pittsburgh, dove Ellie e Joel si imbattono sia nello spietato gruppo degli Hunters che in Henry e Sam. Quest’ultimi sono due fratelli alla ricerca delle Luci e che pertanto, decidono di unirsi al gruppo. Purtroppo però le cose non vanno per il meglio, Sam viene infettato ed Henry decide di togliersi la vita per la disperazione.
Verso le battute finali di The Last of Us Joel rimane ferito ed Ellie fa di tutto per salvargli la vita. Qui la ragazza si imbatte in David, un losco individuo che finisce per rivelarsi il capo di un gruppo di cannibali. In questa sezione Naughty Dog mostra forse il gradino più basso dell’umanità , e dà vita ad una delle sequenze più brutali dell’intero titolo.
Il futuro è una trappola
Ma il peccato più grande è proprio quello commesso da Joel, che al termine del viaggio decide di condannare l’umanità per il proprio egoismo. Arrivati alla città di Salt Lake City, dopo la toccante scena con le giraffe, i due si ritrovano in un tunnel semi allagato dove rischiano di perdere la vita. Il caso vuole che vengano trovati da una pattuglia delle Luci che li conduce al St. Mary’s Hospital. Al proprio risveglio Joel trova Marlene – la donna che gli ha affidato quest’arduo incarico – e scopre che Ellie è quasi pronta per subire l’intervento chirurgico che potrà restituire un futuro agli umani. Purtroppo però, l’operazione richiederà il sacrificio della ragazza, così Joel decide di interrompere la procedura.
Per tutta la sua durata The Last of Us non fa altro che mostrarci un mondo colmo di violenza, come se fosse l’unica strada percorribile. Capitolo dopo capitolo assistiamo a scene sempre più estreme e degradanti, dalle quali non si può fuggire. E mentre condanniamo gli indicibili gesti commessi da David o dagli altri criminali in cui ci siamo imbattuti, finiamo per empatizzare con Joel nel momento in cui decide di eliminare i membri delle Luci. Infine, l’assassinio a sangue freddo di Marlene e quell’ovvia bugia raccontata ad Ellie mostrano ancora una volta l’abisso dell’animo umano e ci regalano uno dei finali più ad effetto (seppur tutt’altro che originale) del videogioco.
Consapevoli che gli esseri umani non avranno altre occasioni per trovare una cura, continuate a seguire Nerdpool.it in attesa del nostro verdetto su The Last of Us Part II. Non ve ne pentirete.
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