Quello dei giochi di ruolo è un genere, non solo in ambito videoludico, che affascina tantissime persone da ormai diverse generazioni. Tanti sono gli esponenti di questa categoria, ma ovviamente il più famoso è e rimarrà sempre Dungeons & Dragons, ideato dalla mente del compianto Gary Gygax. Il celeberrimo D&D, giunto nella sua versione cartacea alla sua quinta edizione negli ultimi anni, ha dato il via ad un vero e proprio fenomeno e per alcuni un vero e proprio stile di vita, creando tonnellate di congeneri e contaminando tanti altri media, dalla letteratura al cinema, dalle serie TV ai fumetti, fino a giungere ovviamente ed immancabilmente nel mondo dei videogiochi, dove questo genere ha trovato un terreno più che fertile, dando vita nel corso dei decenni ad una pletora di sottogeneri sconfinata, ma anche a delle trasposizioni fedeli e rispettose dell’opera originale declinata in videogioco, ultima e forse più importante delle quali è proprio il Baldur’s Gate 3 di cui siamo oggi a parlare.
Baldur’s Gate 3 è infatti l’ultimo capitolo di una (per ora) trilogia iniziata ben 25 anni fa: correva infatti il 1998 quando sui monitor dei PC di tutto il mondo si affacciava il primo capitolo della fortunata serie, ad opera di un team che divenne poi BioWare, il quale per la prima volta cercava di incarnare nel modo più completo possibile in forma digitale i regolamenti e le meccaniche del gioco cartaceo, offrendo un’avventura in quella che è tutt’ora l’ambientazione più iconica di D&D, i Forgotten Realms. Non che non ci fossero stati in precedenza altri titoli ispirati al celebre GDR, ma Baldur’s Gate è stato il primo a tentare di offrire l’esperienza più completa e fedele possibile. Il gioco ebbe un successo enorme tra gli appassionati, tanto che 3 anni dopo arrivò il suo sequel, il quale ampliava e arricchiva le possibilità di gioco, anch’esso accolto con grande favore da pubblico e critica.
Dopo l’uscita del secondo capitolo (e della sua espansione) BioWare decise di accantonare il brand per tentare nuove strade, dapprima sviluppando il dittico di Neverwinter Nights, evoluzione della formula dei giochi precedenti ma stavolta con motore grafico 3D e adozione delle regole della terza edizione di D&D (i primi due BG si appoggiavano alla seconda edizione del GDR cartaceo), e poi cimentandosi in esperienze totalmente nuove, come i due GDR di Star Wars: Knights of the Old Republic e le loro due IP originali più famose, Mass Effect e Dragon Age. Per tornare a parlare di Baldur’s Gate ci vollero quindi ben 18 anni dall’uscita del secondo capitolo, e l’arrivo di Larian Studios nel firmamento degli sviluppatori di GDR. Grazie al lavoro stupefacente condotto con i due titoli precedenti dello studio belga, Divinity: Original Sin 1 e 2, questo studio dall’innegabile talento e passione si è fatto notare da Wizards of the Coast, la società che detiene i diritti di pubblicazione di D&D e tutti i prodotti ad esso collegati, la quale ha affidato proprio a Larian lo sviluppo del terzo capitolo della storica saga, annunciato ufficialmente nel 2019 ed arrivato ora in versione completa dopo una lunga pubblicazione in accesso anticipato su PC dal 2020. Il gioco è ora disponibile su PC, PlayStation 5 ed entro la fine dell’anno arriverà su Xbox Series X/S. Noi abbiamo potuto mettere le mani sulla versione PS5, ed ecco le nostre impressioni nella nostra recensione, come sempre made in NerdPool!
Nella mente di un Mind Flayer
L’incipit di Baldur’s Gate 3 è molto incisivo. Si parte con una cinematica molto ben fatta che ci mostra un Mind Flayer, creatura tipica di D&D (resa tra l’altro molto famosa dalla serie Netflix Stranger Things), un mostro antropomorfo con diversi tentacoli all’altezza della bocca capace di controllare le menti altrui utilizzando dei parassiti del cervello, i quali creando una connessione neurale portano l’ospite alla pazzia fino a farlo diventare anch’esso un mind flayer. Il nostro caro mostro è a bordo di un nautiloide, una sorta di nave volante organica connessa neuralmente a questo tipo di creature, ed è intento ad impiantare i propri parassiti in diversi prigionieri, tra i quali capiamo ben presto di esserci anche noi. Vedremo infatti nel filmato in prima persona il parassita che si infiltra verso il nostro cervello passando dalla nostra cavità oculare. A quel punto potremo finalmente creare il nostro personaggio, con un editor di creazione davvero molto accurato.
Avremo possibilità praticamente illimitate nella creazione del nostro alter-ego, tutte ovviamente prese dalla quinta edizione di D&D, avremo quindi quasi tutte le razze, classi e personalizzazioni presenti nel regolamento, oltre ovviamente ad un editor piuttosto approfondito per modificare l’aspetto del nostro avatar (e sì, se volete anche completamente senza censure come in Cyberpunk 2077). Avremo anche la possibilità , invece di creare un PG da zero, di selezionarne uno predefinito tra i cosiddetti “personaggi origine”, personaggi già definiti e non personalizzabili con un loro background, una storia e degli obiettivi propri da raggiungere. Questi personaggi sono comunque presenti tutti nel gioco anche qualora non si decidesse di utilizzarne uno, e saranno “arruolabili” nel proprio party. Beh, tutti tranne uno, di cui parleremo a parte poiché si tratta di un personaggio origine estremamente particolare studiato da Larian per offrire un approccio completamente diverso e a tratti folle al gioco.
Nel processo di creazione potremo scegliere davvero tra numerose possibilità sia in termini di razza che di classe: dai classici umani agli elfi e mezzelfi, tutti con le eventuali sottorazze, passando agli halfling, ai tiefling, i draconici e i mezz’orchi, avremo a disposizione davvero tipologie di personaggi per tutti i gusti, così come le classi, da quelle votate alla forza e al combattimento corpo a corpo come guerriero, barbaro o paladino, a classi più inclini alle magie come il mago o il druido fino a classi più versatili, come chierico, warlock, ladro o bardo. Avremo poi a disposizione per ognuna eventuali sottoclassi o scelte di background specifiche, e sarà anche possibile far diventare il nostro alter-ego multiclasse, scegliendo una seconda classe all’aumento di livello in modo da aumentarne possibilità e versatilità . Ovviamente un personaggio multiclasse progredirà più lentamente, in quanto ad ogni nuovo livello dovremo scegliere quale classe otterrà i benefici dell’avanzamento.
Completata la creazione/selezione del personaggio vivremo una breve fase introduttiva a bordo del nautiloide che ci servirà per capire i comandi di base e lo stile del gameplay del titolo: a differenza dei precedenti titoli del brand, ed invece in linea con le produzioni precedenti dello studio, in Baldur’s Gate 3 i combattimenti non saranno in tempo reale (con pausa tattica come i precedenti episodi) bensì a turni, come nel gioco di ruolo cartaceo, nel pieno rispetto dei regolamenti riguardanti azioni, raggio di spostamento eccetera. Solamente l’esplorazione al di fuori dei combattimenti potrà essere in tempo reale, e lo è di default anche se per i più completi puristi dei turni è possibile attivarne l’utilizzo anche nelle fasi esplorative dal menu delle opzioni.
Un mondo di possibilità quasi illimitate
Completata la breve introduzione ecco che Baldur’s Gate 3 si aprirà di fronte a noi mostrandoci la maestosità di un gioco di ruolo dal potenziale davvero immenso: le possibilità e gli approcci possibili al gioco sono davvero tantissime, quasi illimitate, è letteralmente possibile fare quasi tutto ciò che la nostra fantasia ci suggerisce, sia durante l’esplorazione che nei combattimenti. La scelta di mantenere il sistema dei turni risulta vincente proprio in questo senso, permettendoci un numero maggiore di azioni rispetto a quello che avremmo potuto fare se l’azione fosse stata in tempo reale. Uno degli aspetti che maggiormente sorprende nel gioco, e di cui ci si rende conto sempre di più man mano che si prosegue nella campagna, è la consequenzialità degli eventi e delle scelte: praticamente ogni nostra azione avrà conseguenze tangibili nel corso dell’avventura, anche la più piccola o apparentemente insignificante, ad esempio parlare o meno con un NPC produrrà effetti anche a medio-lungo termine, decidere di uccidere o risparmiare qualcuno, rispondere in un certo modo in un dialogo e così via, tutto modificherà in qualche modo il futuro del mondo di gioco e della storia, rendendo il gioco estremamente coinvolgente e potenzialmente rigiocabile all’infinito.
Raramente si era vista prima una tale cura per i dettagli, sia dal punto di vista narrativo che pratico, è praticamente impossibile che due giocatori vivano l’uno la stessa identica avventura dell’altro, qualcosa cambia inevitabilmente ad ogni run, anche solo in base al tipo di personaggio che andremo a creare il mondo reagirà in maniera diversa nei nostri confronti, così come i nostri compagni: è possibile intraprendere con loro dialoghi, conoscersi meglio nell’accampamento (luogo di riposo lungo in cui recuperare salute e memorizzare nuovamente i vari incantesimi e abilità ) fino ad intraprendere anche vere e proprie relazioni amorose con loro (anche fisiche): la profondità narrativa del gioco è assolutamente straordinaria, anche per quanto riguarda le quest, sia principali che secondarie, il livello di scrittura è elevatissimo, e si toccano anche argomenti complessi e molto maturi. A tal proposito spendiamo finalmente due parole per quell’unico personaggio origine che non incontreremo nel gioco ma potremo solo interpretare: si tratta di Pulsione Oscura, il quale è anche l’unico personaggio personalizzabile tra quelli origine, un personaggio misterioso il quale ha perso la memoria, ed è spinto da una inspiegabile fame di violenza e sangue. Interpretando questo personaggio il gioco ci spingerà a compiere atti davvero brutali e nefandezze di ogni tipo, arrivando a farci vivere situazioni davvero folli e crude, non per deboli di cuore, a testimoniare ancora una volta quanto può essere versatile e davvero aperto ad ogni approccio il gioco.
Tirate iniziativa
Arriviamo a parlare quindi del combat system di Baldur’s Gate 3, come già detto in precedenza completamente gestito dal sistema di turni mutuato dal gioco cartaceo (e già utilizzato da Larian per i due capitoli di Divinity: Original Sin): all’inizio di ogni scontro il gioco “tira il dado” per l’iniziativa di ogni personaggio e avversario presente nel combattimento, così da determinare l’ordine dei turni di ciascuno, a quel punto nel momento in cui arriva il turno di uno dei personaggi controllati dal giocatore potremo decidere ogni azione, attacco, utilizzo di incantesimi, abilità od oggetti e il movimento per il personaggio, tutto in linea con il regolamento di D&D (salvo qualche piccola variazione volta a rendere il tutto più giocabile in un videogioco). Tutto è virtualmente possibile, dall’utilizzo di coperture per proteggersi in vista del turno dei nemici, all’utilizzo di elementi dello scenario come ad esempio barili infiammabili da colpire con un dardo di fuoco in modo da farli esplodere, oppure sfruttare l’ambiente circostante a proprio vantaggio, ad esempio calciando un nemico giù da un precipizio nel caso il malcapitato si trovi proprio sull’orlo e così via.
Tutto ciò rende ogni combattimento parecchio strategico, dove ogni azione conta e spesso è necessario calcolare bene anche l’utilizzo di incantesimi, poteri divini, o abilità speciali per ottenere il massimo vantaggio e avere la meglio negli scontri sempre più ostici che incontreremo. La salita di livello dei personaggi (è possibile raggiungere fino al livello 12 per ogni personaggio) è fondamentale in questo senso per la costruzione della migliore build per ogni membro del party (composto da un massimo di 4 elementi). Naturalmente ogni azione, in combattimento o meno, essendo Baldur’s Gate 3 conforme al regolamento di D&D basato sul D20 system richiede un tiro di dado da 20 facce, il più delle volte “nascosto” dall’algoritmo di gioco, altre volte esplicito, in quanto saremo noi a far partire il tiro di dado e a osservarne l’esito, ad esempio quando si effettuano prove di abilità o caratteristica, se vorremo persuadere qualcuno durante un dialogo o in altre svariate occasioni. A tal proposito consigliamo di disattivare, essendo attiva di default, dalle impostazioni di gioco la voce “dado karmico”, in quanto se attiva elimina la totale casualità dell’algoritmo per evitare serie di tiri negativi (ma anche positivi), rendendo meno imprevedibili le giocate.
La bellezza dei Forgotten Realms
Il comparto tecnico di Baldur’s Gate 3 non è da meno rispetto al suo impianto ludico, grazie all’ultima versione del Divinity Engine, il motore grafico proprietario sviluppato da Larian, il quale riesce a restituire un mondo colorato e vivo, con scorci mozzafiato e dettagli davvero ben realizzati, con i modelli poligonali dei personaggi e delle varie creature davvero dettagliati e ben animati. Menzione speciale va fatta alle animazioni facciali dei personaggi, in grado di trasmettere in maniera accurata gli stati d’animo e le emozioni che essi vogliono esprimere, cosa assai rara in un GDR narrativo di questa portata, ma ancora una volta denota l’impegno e la passione di un team che ama il genere. Sono disponibili due preset grafici su PS5, qualità e prestazioni, col primo che blocca il framerate a 30fps con risoluzione 4K, il secondo che punta ai 60fps con risoluzione a 1440p upscalati. In entrambi i casi si notano dei cali di framerate a volte piuttosto vistosi, i quali potranno forse essere limitati in future patch, ma in ogni caso consigliamo la modalità prestazioni in quanto la qualità grafica percepita è praticamente la stessa, ed il framerate più elevato seppur non stabilissimo è sicuramente piacevole, e trattandosi di un titolo a turni non intacca minimamente l’esperienza qualche calo ogni tanto.
Anche il comparto audio è eccellente, con musiche d’atmosfera e sempre azzeccate, ed una magnifica recitazione vocale dei personaggi che completa il quadro descritto prima con le animazioni facciali. Il parlato è disponibile nella sola lingua inglese, con i sottotitoli e tutti i testi in italiano per la localizzazione nostrana, generalmente di buona fattura, senza troppi errori o mancanze linguistiche. Passando al sistema di controllo beh, c’è da parlare un po’ avendo noi provato la versione console su PS5, giocabile esclusivamente col pad (ci pare strano non aver inserito il supporto a mouse e tastiera data la natura del gioco). Chiaramente per un titolo del genere che nasce su PC il sistema di controllo più indicato rimane il classico mouse più tastiera, ma dobbiamo dire che il controllo via pad è stato implementato in maniera molto convincente, rendendo il gioco molto giocabile anche su console.
L’interfaccia rispetto alla versione PC con controlli classici cambia totalmente (lo fa anche appunto su PC qualora si utilizzi un pad), diventando effettivamente anche più pulita e bella da vedere durante le fasi di esplorazione, dove il controllo di movimento e visuale viene gestito dalle levette analogiche come un action in terza persona per fare un paragone (è possibile però premendo la levetta sinistra attivare un cursore che libera la telecamera e permette di effettuare i movimenti come se si stesse utilizzando un mouse). In combattimento quando l’azione in tempo reale si ferma avremo invece sempre il controllo in stile cursore attivo e le varie azioni, oggetti ed incantesimi saranno a disposizione tramite vari menu radiali richiamabili con i tasti dorsali del pad, menu completamente personalizzabili che rendono comunque le azioni disponibili e le possibilità del nostro personaggio facilmente leggibili, molto più di quanto si possa pensare in un primo momento. Certo, navigare tra inventari, log di missione e schede del personaggio col pad (accessibili sempre tramite menu radiale) non è comodissimo, ma prendendoci la mano è possibile giocare perfettamente al gioco nella sua interezza, senza perdere nessuna delle sue caratteristiche e dei suoi contenuti.
La longevità del gioco può variare molto in base allo stile di gioco e anche alla casualità degli eventi che possono o non possono accadere, ma per fare una media generica possiamo dire che per completare tutti e tre gli atti di cui si compone il titolo possono servire un numero di ore che varia tra le 70 e le 100 per una run, e come detto in precedenza il gioco per sua natura si presta particolarmente alla rigiocabilità , per provare nuove razze o classi, e vivere esperienze e momenti diversi ogni volta, con numerose possibilità di vivere avventure e finali molto diversi tra loro, come ogni gioco di ruolo classico degno di questo nome dovrebbe fare.
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