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The Witcher: il primo ululato del lupo bianco – la recensione no spoiler della prima stagione

La prima, attesissima, stagione di The Witcher, la serie tv di Netflix ispirata ai libri di Andrzej Sapkowski, è arrivata, mostrando un racconto solido e un protagonista stellare, ma dimostrandosi debole su diversi aspetti. Ecco la nostra recensione:

Il primo sentimento che ho provato non appena finito di vedere questa prima stagione di The Witcher è stato un misto di confusione e desiderio. Confusione per canalizzare tutto quello che avevo appena visto; desiderio perché, inevitabilmente, ne volevo di più.

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Andando più a fondo, mi sono reso subito conto di quanto sia complicato trasmettere attraverso una recensione il misto di emozioni che questa serie lascia. The Witcher, infatti, è un mix di dolce e amaro che, a volte, svetta più per quello che sarebbe potuto (e potrà, nelle prossime stagioni) essere. È una serie complessa, sfaccettata, imperfetta, che adotta soluzioni narrative particolari e tenta di distanziarsi da tutto quello che c’è in giro di dark fantasy. E nel complesso ci riesce anche, fallendo però su alcuni cardini base delle serie TV. Eppure, quando arrivi alla fine ne vuoi ancora.

ATTENZIONE: la recensione non contiene SPOILER, ma solo una breve descrizione dell’incipit della trama.

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La trama

La produzione ha scelto una particolare sequenza temporale con cui raccontare gli eventi, mischiando vicende appartenenti a momenti diversi, con maestria tale da rendere tutto temporalmente fluido. Tale scelta, nonostante appaia confusionaria all’inizio, si rivela perfetta per far conoscere i personaggi nel modo migliore possibile.

La storia è ambientata nel Continente, diviso in Stati retti da re e regine. Questa regione è abitata da svariati tipi di creature, da umani a mostri, oltre che vigilata da una Confraternita di maghi e streghe. Fulcro della narrazione sono le storie, intrecciate, dei tre personaggi principali: Geralt di Rivia, Yennefer di Vengerberg e la principessa Cirilla di Cintra. L’incipit ruota intorno al conflitto tra Nilfgaard e Cintra, che costringe Ciri a mettersi alla ricerca di Geralt.

In generale, la trama si rivela essere ben narrata e spesso avvincente. Raramente però i colpi di scena colpiscono davvero. Inoltre, pochissime scene in tutta la serie si rivelano davvero epiche, o almeno non riescono a esserlo le battaglie campali. Proprio su questo aspetto The Witcher deve migliorare ancora se vuole raggiungere le vette a cui è arrivato Game Of Thrones in alcuni scontri iconici della serie.

Non solo, nonostante The Witcher faccia di tutto per delineare una situazione politica del Continente in costante sviluppo, la serie riesce meglio quando abbandona lo sguardo macroscopico dei grandi piani di guerra e invasione e si sposta nel piccolo. La campagna, i villaggi, la sofferenza, le credenze, i miti e le leggende, tutto si mischia in un’efficace rappresentazione rurale dark fantasy del setting. Questo rende la prima parte della serie, che mostra un paio di bellissime battaglie con i mostri di Geralt, molto più quadrata della seconda. E questo nonostante nella seconda parte della serie i nodi vengano al pettine e ci siano i momenti più importanti del racconto.

Geralt e Yennefer

Ma l’eccellenza The Witcher riesce a raggiungerla nel suo personaggio principale. Henry Cavill si rivela essere un Geralt di Rivia perfetto. Lo strigo, un mutante dotato di poteri sovraumani dedito alla caccia di mostri in cambio di denaro, è esattamente quello raccontato nei libri o visto nei giochi. Anzi, meglio. Perché Cavill fa esplodere tutta la complessità del personaggio attraverso il suo portamento, i suoi sguardi, i suoi movimenti, i suoi dubbi, le sue forze e le sue debolezze.

Il modo in cui Geralt combatte è fedele a qualsiasi rappresentazione precedente del personaggio. Lo strigo si muove sinuoso nel campo di battaglia, intraprendendo una spettacolare danza di morte, composta da fendenti sferrati rapidamente contro i suoi nemici. A questo si contrappone l’estrema feralità delle battaglie con i mostri, teatro di momenti di violenza nuda e cruda che si trovano perfettamente a loro agio nell’universo della serie. In tutto ciò, The Witcher presenta alcuni dei migliori combattimenti con le spade mai visti in live action (uno in particolare proprio nel primo episodio).

Menzione d’onore va anche all’interpretazione di Yennefer fatta da Anya Chalotra. La strega passa attraverso un’evoluzione del personaggio perfettamente caratterizzata, rivelandosi un’efficace co-protagonista. Nonostante a tratti The Witcher fallisca nel rendere evidenti i rapporti di forza tra i personaggi, nel finale Yennefer si rivela essere personaggio ben costruito e coerente. La ricerca del potere ad ogni costo, il rapporto con Geralt, la vita dissoluta e la sua relazione con il caos sono tutti aspetti che i fan del personaggio conoscono bene e che la serie riproduce fedelmente.

I dialoghi e lo sviluppo degli eventi

Certo, in quest’ottica i rapporti tra i protagonisti forse soffrono un po’ la durata della serie. In 8 puntate la serie non sempre riesce a dire tutto quello che vorrebbe, specialmente riguardo Yennefer e Geralt. Spesso le transizioni tra le scene sono molto brusche, frutto di un possibile lavoro di compressione della durata degli episodi. Niente di grave, certo, ma qualche volta manca fluidità nello sviluppo degli eventi e questo si nota soprattutto nelle quattro puntate finali.

In generale comunque, nonostante i dialoghi siano qualche volta banali (al limite del fastidioso in un paio di occasioni), quasi tutti i personaggi della serie sono ben caratterizzati e lasciano qualcosa. La principessa Ciri (interpretata da Freya Allan) è protagonista di una fuga, più che di un viaggio di formazione, eppure è portatrice di quell’aspetto paranormale che sarà interessante veder sviluppato nelle future stagioni. Il bardo Jaskier (Joey Batey) è il perfetto compagno di Geralt, regala gag divertenti e momenti al limite dell’assurdo comico proprio quando serve. Forse, in tutto questo, è proprio la nemesi a essere peggio caratterizzata. Nilfgaard è Stato potente e ineluttabile e la serie ne riproduce bene la progressiva espansione ma c’è ancora tanto da vedere sulle motivazioni che spingono alcuni personaggi a muoversi.

Suoni ed effetti speciali

Infine, va sottolineato che, nonostante la produzione avesse a disposizione un budget limitato, suoni, doppiaggio ed effetti fanno davvero bene il loro lavoro. Certo, le magie sono rappresentate col minimo indispensabile (soprattutto per le esplosioni), ma i mostri sono ben realizzati e credibili. In quest’ottica, avrebbe fatto piacere vedere più uso dei Segni (il tipo di magia usata dai Witcher) da parte di Geralt.

La colonna sonora è meravigliosa e vale la pena anche ascoltare le canzoni che ci sono nei titoli di coda alla fine dei vari episodi. Le musiche che accompagnano le battaglie sono perfette, si affiancano all’incedere degli scontri in modo simile a quanto visto nei videogiochi.

Considerazioni finali

The Witcher è complessivamente una bella serie. Non è perfetta, anzi, inciampa su diversi aspetti, prima di tutto sull’epicità di alcuni momenti e poi sui dialoghi. Però poi brilla sui personaggi, riuscendo con grande efficacia a creare empatia per i tre protagonisti, tanto da volerne assolutamente di più al termine dell’ultima puntata.

Dettagli sulla serie

The Witcher Ã¨ creata da Lauren Schmidt Hissrich ed è basata sulla Saga di Geralt di Rivia dell’autore di genere fantastico Andrzej Sapkowski. Prodotta da Netflix, la serie è in arrivo sulla piattaforma il 20 Dicembre. Sarà composta da 8 episodi. La seconda stagione è stata già confermata.

Di seguito, trovate la descrizione ufficiale della serie:

Basato sulla serie fantasy di libri più venduti, The Witcher è un racconto epico di destino e famiglia. Geralt di Rivia, un cacciatore di mostri solitario, fatica a trovare il suo posto in un mondo in cui le persone spesso si dimostrano più malvagie delle bestie. Ma quando il destino lo spinge verso una potente strega e una giovane principessa con un segreto pericoloso, i tre devono imparare a navigare insieme nel continente sempre più pericoloso.

Vi lascio con il trailer finale della serie:

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The Witcher è complessivamente una bella serie. Non è perfetta, anzi, inciampa su diversi aspetti, prima di tutto sull’epicità di alcuni momenti e poi sui dialoghi. Però poi brilla sui personaggi, riuscendo con grande efficacia a creare empatia per i tre protagonisti, tanto da volerne assolutamente di più al termine dell’ultima puntata.The Witcher: il primo ululato del lupo bianco - la recensione no spoiler della prima stagione