Se vi state domandando se c’era effettivamente bisogno di Beetlejuice, Beetlejuice, sequel del successo di Tim Burton, la riposta è no! Però, c’è da sottolineare che, anche se è vero che non se ne sentiva il bisogno, siamo fortunati che Tim Burton l’abbia realizzato, perché questo film è la firma pura alla carriera del regista che è tornato ai fasti di un tempo, regalandoci una pellicola pregna di riferimenti al passato, di risate e scelte stilistiche solo come Burton sa fare.
Il ritorno alla storia con Beetlejuice protagonista poteva sembrare monotono, ma tutti i personaggi messi in scena e la trama del film sono ben scritti. Infatti, è proprio questo il punto forte di questo sequel, la grande prova attoriale di tutti gli interpreti, partendo da un grandissimo Michael Keaton.
Il suo Beetlejuice rimane sempre pieno di energia, e nonostante gli anni siano passati gli anni, il carisma e lo smalto non si sono intaccati, ed anzi Keaton sembra si sia molto divertito durante le riprese.
Un cast perfetto per un ritorno in grande stile
Abbiamo già citato la grande interpretazione di Michael Keaton, come se fosse diventato direttamente Beetlejuice. La grande energia che trasmette Keaton è unica, ed è sempre sopra le righe. Anche se alcune cose vengono lasciate all’immaginazione (a differenza del primo film) ritornano tutti gli aspetti che hanno reso iconico il demone.
Non poteva mancare Winona Rider, nei panni di Lydia Deetz, la bambina che vedeva i fantasmi nella pellicola originale. Qui è cresciuta allenando il suo dono e facendone un lavoro. La caratterizzazione del personaggio non è cambiata, così come la voglia di sposare la donna da parte di Beetlejuice. Infatti, come nel primo capitolo, il demone vuole sposare Lydia per poter lasciare l’aldilà .
Bello il rapporto tra Lydia e la sua matrigna, che come nel film originale è interpretata da Catherine O’Hara. Le due sembrano aver trovato una sintonia dopo gli eventi di Beetlejuice, ed ora convivono ognuna con le proprie stranezza. Tra tutti, c’è sicuramente da sottolineare la grande parte di Jenna Ortega. L’attrice di Mercoledì, che Burton ha fortemente voluto per questo Beetlejuice, Beetlejuice è la figlia di Lydia, Astrid, che non crede alche la madre veda i fantasmi e per questo non riesce ad instaurare un rapporto stabile con lei.
Tim Burton sembra aver trovato una nuova musa con la Ortega, visto che la voglia ritrovata di fare film che lo differenzino, come ha sempre fatto, dagli altri registi. Oltre al ritorno dei personaggi che già abbiamo conosciuto nel primo film, possiamo trovare anche Willem Defoe e Monica Bellucci. Il personaggio di Dafoe è probabilmente il migliore del film: divertente, completamente fuori di sé e con un trucco che lo identica alla perfezione. Un mix tra un poliziotto da film noir ed un agente in pensione in cerca di riscatto.
Infine, il modo intelligente in cui ha rappresentato la morte di Charles Deetz, marito di Delia, è stato incredibile. Soprattutto perché l’attore è stato condannato, dichiarandosi colpevole di possesso di materiale pedopornografico e per aver assunto un ragazzo di 14 anni per posare per istantanee oscene. Il personaggio appare nel film, ma la messa in scena gli permette di non mostrare il volto di Jeffrey Jones.
Beetlejuice, Beetlejuice: ritorno alle origini per Tim Burton
Forse proprio l’esplosione di Jenna Ortega in Mercoledì ha fatto in modo che il regista si decidesse a realizzare il sequel di Beetlejuice. Questo perché Burton difficilmente ritocca i suoi lavori, ma questo secondo capitolo di Beetlejuice è differente, e richiama la sua prima cinematografia. Un ritorno alle origini, quello del regista, che ha dunque deciso di riprende il racconto lasciato nel suo primo film e continuare ciò che aveva lasciato in sospeso.
Non solo, una delle caratteristiche di Tim Burton è ovviamente l’estetica e la creatività nel realizzare i personaggi. Con l’aldilà alcuni di questi sono particolarmente bizzarri e degni di nota. Il poco utilizzo della CGI per un ritorno all’antico, con l’uso degli effetti pratici è un plus che fa entrare di diritto questo Beetlejuice Beetlejuice in uno dei migliori del regista.
Sono lontani i film come Dumbo o Miss Peregrine, troppo pregni di quella CGI che a Tim Burton non si addice, piuttosto il regista preferisce usare, in alcuni casi, anche la tecnica dello stop-motion, come accaduto nel primo film.
Il tutto è perfettamente consono con il tono di Beetlejuice, scanzonato e divertenti con quel tono macabro che solo Burton sa usare, facendo rinascere quella passione, quella voglia di creare il Suo cinema, che è stata nascosta troppo a lungo.
Concludendo
Questo Beetlejuice, Beetlejuice è divertente ed è il giusto sequel per un cult come il primo film. Soprattutto non annoia e non si perde troppo nel fan service, puntando sull’usato sicuro, invece prova a creare idee nuove e scelte visive ben congegnate che hanno fatto il successo della pellicola che ha aperto l’81esima Mostra del Cinema di Venezia.
Se avete amato il primo film, questo sicuramente non vi deluderà . Sono uscito dalla sala ben soddisfatto e con il sorriso sulle labbra che mi ha accompagnato per tutto il viaggio di ritorno a casa. In un momento storico nel quale spuntano sequel, prequel, remake e rebooth come funghi (e molti di questi non all’altezza dei film originali), questo Beetlejuice è un fulmine a ciel sereno, in quanto è riuscire ad accontentare i fan nonostante ci fosse molta paura prima della sua pubblicazione.
E a voi? È piaciuto Beetlejuice, Beetlejuice? Fatecelo sapere con un commento.
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