Borgo Sud, edito Einaudi, è un romanzo arrivato finalista al Premio Strega 2021, l’autrice è Donatella Di Pietrantonio scrittrice di molti altri romanzi di successo, tra cui “L’Arminuta” con cui ha vinto il Premio Campiello nel 2017 e “L’età Fragile” che ha recentemente vinto il Premio Strega giovani 2024 e il Premio Strega 2024.
Parole chiave di questo romanzo saranno:
- Commovente
- Drammatico
- Crudo
- Tagliente
- Rapporto difficile madre-figlia
- Sorelle
- Periferia
- Marinai
Trama
Ambientato nella Pescara di una volta, tra il mare, gli amori sbagliati, i pescherecci, le periferie e i paesini. Vite che finiscono, vite che ricominciano da zero e nuove vite. Seguiremo e vivremo la storia di due sorelle, una più calma e riflessiva, ma con un mondo dentro e l’altra, un mare in tempesta. Ci travolgeranno in modo silenzioso e incredibilmente rumoroso allo stesso tempo con le le loro vite.
Nel momento più buio della notte Adriana irromperà alla porta di casa di sua sorella e di suo marito, con un neonato tra le braccia. Non si vedevano da un po’, e sua sorella non sapeva nemmeno che lei aspettasse un figlio. Ma da chi sta scappando? E’ davvero in pericolo?. Anni dopo, una telefonata improvvisa costringe la narratrice della storia a partire di corsa dalla città francese in cui ha deciso di vivere. Inizia una notte di viaggio interminabile, che la riporterà a Pescara, e precisamente a Borgo Sud, la zona marinara della città. E sarà proprio lì, in quel posto governato da leggi indiscutibili e la sua gente ospitale e rude, che riuscirà a capire realmente cosa è successo, e forse fare pace con il passato.
“A distanza di anni io e Adriana abbiamo ritrovato il vestito tra quelli che non indossavo più, sulla stoffa era rimasto l’alone leggero del sangue. – Questo era un segno, – ha detto agitandolo davanti al mio viso”.
Recensione
La storia ci verrà raccontata in prima persona dalla protagonista, ci renderà partecipi con salti temporali tra passato e presente della sua vita difficile e quella di sua sorella Adriana. Il rapporto madre-figlia sempre complicato per entrambe avrà un ruolo importante nella storia. Tra sobborghi, città, dolori, gioie, povertà, debiti, ricchezza, violenza, sorellanza, rapporti indissolubili, amore e ignoranza. Borgo Sud ci trascina tra le sue pagine e ci assorbe completamente, lasciandoci un senso di amarezza e realtà, costringendoci a confrontarci con dure verità, da cui spesso tendiamo a nasconderci, fingendo così che non esistano.
“Non è mai stata discreta, si è intromessa in tutto quello che mi riguardava come fosse anche suo, Piero compreso. Per lei non era molto diverso da un fratello, però gentile. Mia sorella rideva spensierata all’obiettivo, ignara di ciò che avremmo vissuto. Ho portato la foto in questo viaggio: siamo tre ragazzi chiusi in una tasca interna della borsa”.
Il Rapporto difficile tra le due sorelle
Adriana è come un vento, irrompe sempre nella vita di sua sorella. Sono state bambine riottose e complici, figlie di nessuna madre. Ora sono donne cariche di slanci e di sbagli, di delusioni e possibilità, con un’eredità di parole non dette e attenzioni intermittenti.
“Anche quella notte non dormivo, nel letto troppo largo. Era la nostra terza estate lì, l’odore di nuovo dei mobili era scomparso e in cucina i fornelli avevano perso la lucentezza. Piero assisteva il padre ricoverato in ospedale. Nel momento più scuro prima dell’alba qualcuno ha tempestato il campanello con tutta la sua furia. Ha gridato il suo nome, in un attimo era al piano, mi arrivavano i passi nervosi oltre la porta, il respiro ansimante. Ho tardato un po’ a sbloccare la serratura dalle mandate della sera, di là lei borbottava contro di me. Non la vedevo da più di un anno, mia sorella”.
Un rapporto fatto di “odi et amo”, a volte distanti altre vicine, anzi vicinissime. Alti e bassi nelle loro vite, discussioni, fughe e ricongiungimenti. Nonostante questo non hanno mai smesso di esserci l’una per l’altra, anche dall’altro capo del mondo, sarebbe corsa per aiutare sua sorella Adriana.
“Da ragazzine eravamo inseparabili, poi avevamo imparato a perderci. Lei era capace di lasciarmi senza notizie di sé per mesi, ma mai così a lungo. Sembrava ubbidire a un istinto nomade, quando un posto non le conveniva più, lo abbandonava. Nostra madre glielo diceva, ogni tanto: tu sei una zingara. Anch’io poi lo sono stata, in un altro modo”.
Due bambine cresciute da sole, senza un’adeguata educazione emotiva. Due adulte che lottano contro un mondo amaro e spesso cattivo. Accogliendosi però ogni volta, dopo ogni allontanamento, anche se a mezza bocca, con il cuore spalancato. Una madre assente, dei genitori troppo severi, a quei tempi non si pensava troppo a come sviluppare l’intelligenza emotiva o a tutti gli altri sentimenti importanti. Tempi difficili fatti di ignoranza, sopravvivenza e pudore.
“La sua mossa è arrivata alle tre di un mattino di giugno. Non so quanto sarei rimasta immobile e zitta, a guardarli. Così di schiena la creatura sembrava un grosso bambolotto, di quelli che sua madre non aveva mai posseduto da piccola. Quasi non la riconoscevo, indossava un cappello di paglia mezzo sformato, con i fiori finti scoloriti sulla tesa larga, il bordo sfilacciato da una parte. Sotto però gli occhi erano i suoi, luminosi e pungenti, solo più spalancati, come quando aveva paura”.
L’imprevedibile ritorno a Borgo Sud
Un evento tragico e assolutamente imprevedibile, o quantomeno, alcuni scenari forse si potevano già intuire come sarebbero andati a finire, dall’inizio, portano la narratrice nella sua città, Pescara.
“Nell’ufficio mi aspettava una chiamata dall’Italia, urgente. Avevano già provato al cellulare, ma risultava spento, ha detto l’impiegata coprendo la cornetta. Nell’attimo prima di rispondere ho immaginato i possibili accidenti, non quello. Non questo, che mi tiene sveglia nella stanza 405”.
Gli anni trascorsi in Francia lontani dalla città difficile di provenienza, annullano quasi, nella testa della narratrice il passato. Come se tutte quelle brutte cose, e bei ricordi non siano mai esistiti, mai successi.
“Non ho riconosciuto la voce nell’apparecchio e il dialetto di Pescara mi è suonato così irreale, all’inizio. – Devi rivenire subito qua, – e il resto era un farfugliare agitato, scomposto. La telefonata è stata breve, ho detto che sarei partita la mattina dopo, se avessi trovato posto in treno”.
Altri personaggi della storia
Altri personaggi di spicco nella storia oltre alla protagonista (voce narrante), di cui non sapremo mai il nome, Adriana e i loro genitori, troveremo: Piero, Rafael, Isolina, Vincenzo e tanti altri personaggi.
- Piero, figura importante del romanzo accompagnerà per molte pagine il lettore. Marito, amico e confidente della protagonista. Un uomo che non sa chi è, non si è mai conosciuto davvero, di buona famiglia. I sentimenti e le necessità del cuore represse lo sveglieranno all’improvviso dal tepore della menzogna in cui ha voluto vivere e nascondersi per anni, mantenendo così un immagine di sé stesso impeccabile.
- Rafael, primo amore e compagno di una vita di Adriana. Un pescatore di umili origini, cresciuto tra il mare, la povertà e l’ignoranza. Gli errori fatti negli anni presto si abbatteranno su di lui, e le nefaste conseguenze mieteranno vittime innocenti.
- Isolina, mamma di Rafael. Donna ormai rimasta sola, vive alla giornata delle sue abitudini, suo figlio rappresenta la ragione di ogni cosa nella sua vita e grande motivo di orgoglio. Anche lei di umili origini, vive nel Borgo sud tra povertà, miseria e violenza.
- Vincenzo, figlio di Adriana. Un bambino che dovrà portare il peso di essere nato in un posto buio con regole tutte sue, e di genitori irrisolti.
- Altri personaggi, nel romanzo incontreremo tante altre donne e uomini del Borgo, molti di questi pescatori, e rispettive mogli con il compito di accudire i tanti figli generati dalla coppia e prendersi cura della casa.
La solidarietà nel Borgo non mancherà, ma purtroppo bisognerà scavare a fondo, sotto uno spesso strato di omertà, figlia della paura e madre e complice di disgrazie.
Donatella Di Pietrantonio ci regala con questo libro, un emozione che non ci scrolleremo facilmente di dosso.
Potete trovare il libro QUI.
L’autrice
Donatella Di Pietrantonio, nata ad Arsita il 5 gennaio 1962 è una scrittrice italiana, vive a Penne in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Con L’Arminuta (Einaudi 2017, tradotto in piú di 30 Paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato anche Mia madre è un fiume (prima edizione Elliot 2011), con cui ha vinto il Premio Tropea, Bella mia (prima edizione Elliot 2014), con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati, Borgo Sud (2020), finalista al Premio Strega 2021, e L’età fragile (2023) con cui ha vinto il Premio Strega giovani 2024 e il Premio Strega 2024. Dal romanzo L’Arminuta è stato tratto il film omonimo, diretto da Giuseppe Bonito, dal quale per la sceneggiatura ha vinto il David di Donatello insieme a Monica Zapelli.
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