Dalla fuga da Midgar e dall’epica battaglia contro il destino sono passati quattro lunghissimi anni, ricchi di teorie, approfondimenti e qualsivoglia idea per riuscire a ben capire come la storia di Final Fantasy VII possa essere cambiata. Da quel finale inaspettato ad oggi le domande sono molte, quindi avventuriamoci insieme nella nostra recensione di Final Fantasy VII Rebirth, il secondo capitolo della trilogia remake.
La storia fino a qui..
Quattro anni fa, dopo la fuga da Midgar i nostri eroi erano ben fiduciosi di riuscire a salvare il mondo cercando Sephiroth: l’antagonista più apprezzato di sempre e personaggio fondamentale di questo secondo capitolo. Certo, la battaglia contro i Numen ed il destino ha ben cambiato la rotta dei protagonisti a confronto della storia originale, ma non di così tanto.
Nel primo capitolo della storia ci ritroveremo a rivivere un ricordo di Cloud, durante la sua prima missione compagno del famigerato nemico che, al tempo, era un semplice compagno. E adesso viene il bello. I fan più accaniti della serie potranno notare che la storia narrata dal protagonista non è del tutto veritiera, cosa che poi scopriremo più avanti nel gioco. (Non vogliamo farvi spoiler)
Nel secondo capitolo di Final Fantasy VII Rebirth ci troveremo nella simpatica cittadina di Kalm, subito fuori Midgar, dove i protagonisti si sono accampati per la notte. Al mattino, dopo un’interessante colloquio con Tifa, potremo esplorare la città e verremo iniziati ai vari tutorial come i manuali di combattimento, per settare ed imparare nuove abilità , ed il nuovo sistema di crafting, la Trasmutazione, disponibile utilizzando le risorse raccolte durante le fasi open world. Avremo la possibilità di accumulare risorse e di craftare interessanti oggetti come pozioni e code di fenice, oltre che parti di equipaggiamento e oggetti per le missioni.
La Regina Rossa
Appena usciti dalla nostra stanza troveremo un oggetto appeso alla maniglia della stessa. Contiene un set di carte per giocare alla Regina Rossa, un minigioco, un gioco di carte che ci accompagnerà durante la nostra avventura ed anche in alcune bossfight. Molto simile al Gwent e a Marvel Snap questo gioco sembra quasi l’evoluzione del gioco di carte di Final Fantasy IX, che i più nostalgici ricordano ed amano. Un gioco molto semplice che ci permetterà di sfidare gli abitanti dei vari villaggi che visiteremo ma soprattutto di partecipare a strabilianti tornei dove i premi in palio saranno utili ed appetitosissimi!
Vi lasciamo una guida su come giocare alla Regina Rossa qui.
Una volta terminata l’introduzione della Regina Rossa da Broden dovremo sconfiggere tre abitanti di Kalm per guadagnare punti per scalare i ranghi dei giocatori di carte, che ci permetteranno di partecipare a tornei ed eventi oltre che sfidare avversari più potenti ed ottenere carte rarissime.
L’Open World
Dopo un breve filmato in cui i protagonisti fuggono dalla Shinra, ci ritroveremo nelle praterie di Kalm dove dovremo completare missioni secondarie ed attività disponibili nell’open world. E qui andremo ad elencare le novità di questo secondo capitolo della trilogia remake:
Nell’open world di Final Fantasy VII Rebirth avremo moltissime cose da fare, colpevole il nostro vecchio amico Chadley, scappato da Midgar proprio come noi, ed agguerrito nell’ottenere più dati possibili per aiutare i nostri protagonisti creando materie nuove, materie da invocazione e molto altro. Oltre il classico simulatore di battaglia, Chadley ha messo a disposizione molte attività per permetterci di livellare e di ampliare i suoi famigerati dossier, elementi che arricchiscono la storia passata dei luoghi esplorati.
Nelle praterie, prima zona open world del gioco, dovremo:
- riattivare le torri di esplorazione
- completare le sfide di caccia
- analizzare le sorgenti guidati dai nostri simpatici Hoho
- catturare i moguri nelle loro simpatiche case fungo
- trovare forzieri
- completare gli incarichi affidatici
- sfidare i giocatori di Regina Rossa
- raccogliere i vestigi
- sincronizzare gli altari degli Esper
Su queste ultime due attività vogliamo soffermarci un attimo:
I vestigi sono degli oggetti disponibili in ogni zona del gioco che una volta raccolti ci garantiranno un filmato extra da vedere (vogliamo restare vaghi sul contenuto della missione per non fare spoiler) anche se i fan più accaniti della serie avranno già capito di cosa si parla. E adesso parliamo degli Esper.
Gli Esper
Con nostra piacevole sorpresa alcuni degli Esper disponibili nel titolo precedente sono rimasti in nostro possesso, tranne quelli più potenti come Bahamut ed altri. Shiva, Ifrit e Chocomoguri saranno disponibili dall’inizio del gioco mentre invece quelli nuovi andranno guadagnati tramite le battaglie del simulatore di Chadley, con una piccola differenza: sincronizzando gli altari degli Esper disponibili nell’open world del gioco avremo la possibilità di abbassare la difficoltà della battaglia rendendo molto più semplice il combattimento contro la divinità in questione. Ricordiamo anche che se abbiamo giocato Final Fantasy VII Remake riceveremo la materia di invocazione di Leviatano, disponibile anche nel capitolo precedente.
Con tutte queste attività secondarie disponibili sembra proprio che Squaresoft, scusate Square Enix, abbiamo voluto tornare ai vecchi fausti accontentando i fan più legati alla saga di Final Fantasy, dove le attività secondarie ed i minigiochi erano il fulcro del titolo, oltre che un’ottima storia sotto ogni punto di vista. Una strategia che non è stata attuata per esempio da Final Fantasy XVI anche se è stato molto apprezzato dall’utenza vista l’epicità delle battaglie e la caratterizzazione dei personaggi, essendo però quasi privo di attività secondarie importanti o minigiochi.
La grafica
Tralasciando il provato della demo in cui la modalità Grafica rendeva il gioco molto più fluido della modalità Prestazioni, cosa poi migliorata con gli aggiornamenti, il gioco gira perfettamente a 60 fps mantenendo comunque gli asset dei personaggi e la grafica generale del vecchio capitolo. Forse esiste una piccola pecca che abbiamo notato in alcuni personaggi. Dovuto anche dalla visuale più distante resa disponibile per la parte esplorativa del gioco, abbiamo notato che la colorazione e gli asset di Cloud, Tifa ed Aerith siano “invecchiati male”. Questo invecchiamento è dovuto molto dalla colorazione dei personaggi, che sembrano quasi sbiaditi e privi di vita. Partendo da i capelli di Cloud che tendono adesso verso il bianco e non il biondo fino ad arrivare alla pelle di Tifa che sembra quasi trasparente.
Superando questo piccolo dettaglio diciamo che alla fine la grafica di Final Fantasy VII Rebirth merita di essere elogiata come grafica next-gen (anche se dovrebbe essere current-gen) dato che Square Enix può sempre rilasciare un nuovo update per risolvere questi piccoli errori.
L’audio ed il doppiaggio
Come non parlare di colonna sonora quando si sta parlando di Final Fantasy? I più nostalgici del gioco sono ben consapevoli che la casa nipponica si mette d’impegno quando si parla di audio e musica nelle proprie opere e con Final Fantasy VII Rebirth l’impresa non era così facile, anche avendo disponibili le vecchie tracce che sono state riutilizzate nel titolo. Abbiamo notato come Square Enix oltre riutilizzare delle vere e proprie tracce epiche come “One Winged Angel” per le scene di Sephiroth e “Fanfare”, disponibile in ogni titolo della saga, abbia davvero fatto un ottimo lavoro sia per la colonna sonora sia per la musica che accompagna il giocatore durante l’esplorazione delle battaglie.
L’apice dell’epicità viene poi toccato durante le cutscene dove le tracce musicali trasmettono vere e proprie emozioni, basti vedere la scena in cui Aerith canta “No Promises to Keep” interpretata dalla famosa Loren Allred e presentata ai The Game Awards dello scorso anno.
Conclusione
Final Fantasy VII Rebirth si colloca perfettamente nell’Olimpo dei must-play degli ultimi anni. Utilizzando un combattimento action ed un approccio open world con attività secondarie disponibili, il nuovo capitolo della saga di Square Enix è capace di conquistare vecchi e nuovi giocatori, contando su un livello di contenuti altissimo. Non è mai ripetitivo, noioso o forzato seguendo con semplicità la trama creata nel ’97, che ha conquistato i cuori di noi videogiocatori da molto tempo.
Dulcis in fundo, ma non per minore importanza, parleremo in modo generale della più grande domanda che i videogiocatori si stanno ponendo. Com’è cambiata la storia di Final Fantasy VII Rebirth? Diciamo che Square Enix ha deciso, guidata dal leggendario Nomura, di ripercorrere fedelmente la trama del gioco originale, applicando qualche piccolissima modifica. Le zone secondarie che permettevano di ottenere maggiori informazioni con missioni e minigiochi sui personaggi e sul mondo, adesso sono diventate tappe obbligatorie, andando a rafforzare maggiormente il rapporto dei protagonisti del gioco e caratterizzarli al meglio.
La storia di ogni personaggio verrà esposta e vissuta dal videogiocatore in modo da riuscire a ben capire la motivazione che li sta spingendo a seguire Cloud e Aerith nella loro folle missione di salvare il mondo. Una storia che segue fedelmente la trama originale ma che, nelle ultime battute del gioco, si perde. Non staremo qui ad approfondire per evitarvi ulteriori spoiler.
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