Ci sono autori che segnano la nostra crescita come lettori più di altri. Ci sono poi scrittori che, per giungere alla fama e al livello di celebrazione che meritano, devono prima morire, per poi essere riscoperti e celebrati in forma postuma. Pochissimi tra questi ultimi hanno però la capacità di rivoluzionare un genere a tal punto da costruire un’eredità talmente ricca e narrativamente potente, da ispirare generazione dopo generazione altri autori che si cimentano nei più disparati media. Questo però è il caso di H.P. Lovecraft che, con le sue opere, ha ispirato generazioni di autori, rapito generazioni di lettori ma che eppure condusse anche un’esistenza abbastanza misera.
HPL: Una vita di Lovecraft scritto da Marco Taddei (vincitore del premio Boscarato) con i disegni di Maurizio Lacavalla (due volte nominato al premio Micheluzzi) edito in Italia da Edizioni BD prova a scavare nella psicologia dell’autore di Providence, nel tentativo di rispondere ad una difficile domanda: Da dove sono nati i miti di Cthulhu?
Il sonno della ragione produce mostri
Qual è il confine tra sogno e realtà? Cos’è la realtà e cos’è sogno? Chi è il vero io, l’uomo che guarda nello specchio o l’uomo riflesso nello specchio? Domande classiche, che tantissimi autori si sono posti lungo le loro produzioni letterarie e riflessioni filosofiche. Una domanda resa ancora più complessa se messa in relazione alla vita e alle opere di H.P. Lovecraft. Chi ha creato cosa? Lui ha creato l’universo narrativo di Cthulhu oppure è lo stesso Cthulhu che ha dato forma alla vita dell’autore di Providence? Come a H.P. piaceva raccontare “non cerco mai di scrivere una storia; piuttosto, attendo sia la storia stessa a chiedere di essere scritta”.
Maurizio Lacavalla porta avanti una prova artistica superba, accompagnando in modo perfetto i testi di Marco Taddei. Un tratto nervoso, spigoloso, fatto più di ombre che di luci, con forti contrasti tra un bianco bacinante un profondo nero e che degenera insieme alla psiche dello stesso Lovecraft, attanagliato da una follia lucida sempre più preponderante. Ciò ci permette di entrare nella psicologia del nostro protagonista e di immergerci nella sua visione del mondo.
Il labile confine tra realtà ed incubo
“Incontrai Cthulhu a Boston“, così ci dice Lovecraft nel corso del racconto. Un’infanzia disturbata, la morte prematura del padre, una madre ossessiva e iperprotettiva, un’aria di casa soffocante pervasa dalla malattia, la decadenza e la morte. Questo è l’ambiente dove cresce il giovane H.P., imparando ad allevare le proprie fantasie ed ossessioni, e provando a cristallizzarle sulla carta stampata.
Un oscuro fuoco interiore, un’inquietudine dello spirito, per un uomo diverso dagli altri, un individuo in grado di vedere ciò che gli altri non vedono, di camminare lungo il labile confine tra realtà ed incubo. Un cerchio della vita che si apre e chiude intorno al letto di un ospedale. Una vita popolata da incubi, quei “magri notturni” che che ne hanno popolato le notti insonni sin dall’infanzia.
Marco Taddei scrive un racconto complesso, che richiede attenzione e molte riletture per essere compreso. Fatto più di silenzi che di descrizioni prosaiche. Spetta dunque al lettore provare a colmare quei vuoti, tentando di entrare in punta di piedi nella mente di un uomo che, in un certo senso, ha fatto della malattia, dei traumi, delle sue paure e, più in generale, della sua vita e degli incubi che l’anno popolata la sua più grande opera d’arte.
Un volume che se si sa leggere tra le righe ci racconta tutta la poetica e la visione del mondo di H.P. Lovecraft. Citando la bellissima introduzione di Marco Peano “il disprezzo per il genere umano, l’indifferenza del Cosmo, il disfacimento del corpo e la persistenza degli incubi durante la veglia.”
Non aspettatevi ciò che non c’è da aspettarsi
Non pensiate che questo sia il solito racconto che mescola un po’ di elementi della mitologia di Lovecraft per scrivere una storia horror. Centrale in questa storia è la vita dell’autore e il suo rapporto con l’opera che ne ha inevitabilmente segnato l’esistenza.
Si tratta di un viaggio attraverso una foresta fittissima di immagini, idee, sogni, allucinazioni e pensieri labirintici in cui è volutamente difficile districarsi. D’altra parte, chi potrebbe mai definire la psiche umana come qualcosa di chiaro e perfettamente intellegibile? Ci troviamo sicuramente di fronte a un fumetto complesso, che richiede un’attenzione in più durante la lettura, ma non per questo di nicchia o non meritevole delle giuste attenzioni, anzi.
Se non avete mai letto nulla dell’autore, probabilmente non è l’opera giusta per iniziare a conoscerlo, mentre se già lo avete conosciuto può essere il perfetto compendio per approfondirne la figura. Un’enorme celebrazione per colui che ha saputo gettare uno sguardo nel lato più oscuro della realtà e l’ha saputo trascrivere su carta.
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