Journey To The Savage Planet: la recensione del titolo sviluppato dai bricconcelli di Typhoon Studios, pubblicato da 505 Games, è sicuramente un lavoro meno “classico” di ciò che si pensi. Lo sparatutto “alieno” coloratissimo, vivace e pregno di assurda ironia, è uno di quei giochi che, spesso, tendiamo a sottovalutare. Non perché fornisca un brutto impatto, anzi, ma semplicemente perché le campagne di marketing, sovente, sono tutte incentrate sui tripla A, tralasciando colpevolmente questi titoli. Il che è assolutamente un vero peccato, considerando quanto interessante sia Journey To The Savage Planet!
Comincia il viaggio, e chissà dove cacchio siamo finiti
Noi siamo dei signor nessuno, a bordo di una navicella (il Javelin) dotata di ogni comfort (ehm, quasi), polifunzionale e di ultima generazione (non proprio…), ma… c’è un “ma”. In viaggio verso una meta sconosciuta – benché intrigante, ne siamo certi – finiamo per avere un problema con il velivolo spaziale e siamo costretti a fare i salti mortali per ripararla.
Finiti sul bizzarro planetoide nominato ARY-26, dobbiamo riparare il nostro mezzo di trasporto, studiare flora e fauna del pianeta e portare le chiappe in salvo, possibilmente senza essere mangiati per cena da qualche bislacca creatura. Catalogando ogni tipo di essere vivente (e non) su ARY-26, siamo poi chiamati a far rapporto alla Kindred Aerospace, l’azienda terrestre che ci ha spediti su questo dannato inferno.
Esplorare e venire a capo dei misteri e dei segreti del pianeta è la nostra prerogativa, nonché la missione principale, per poter trovare un pianeta abitabile, dato che le condizioni della Terra sono ormai drammatiche. Abbandonati a noi stessi, con una Stampante 3D sul Javelin e delle sparute comunicazioni da parte dell’azienda madre, sembriamo quasi spacciati. Dovremo cavarcela da soli (o con un amico in Coop) su ARY-26, cercando soprattutto di capire perché è così dannatamente divertente calciare quei cretini di Uccelli Palla.
Il pianeta selvaggio, uh che paura. Aspetta: che significa che gli uccelli palla ci attaccano?
Il gameplay di Journey To The Savage Planet è abbastanza “classico”, per così dire. FPS vecchia scuola, pistola ricaricabile (con munizioni infinite) nella mano destra, oggetto speciale nella sinistra, salto, jetpack, schivata e corsa, e si va a comandare sul pianeta dei pennuti-palletta bastardi. Non è così semplice, però: anche un timido Uccello Palla può girarsi le… ehm, quando attaccato ripetutamente, e benché siano quasi incapaci di intendere e di volere, potrebbero diventare fastidiosi in gruppo. Niente di così complicato da affrontare, ovvio, ma giusto per farvi capire che se spaccate le palle a quel che vi circonda, spesso, quel che vi circonda vi fa un **** così.
Alle prese con un level design decisamente ispirato, una palette cromatica da adoratori di LSD ed un comparto faunistico che farebbe rodere l’epiglottide a J.K. Rowling, Journey To The Savage Planet è davvero interessante e simpatico. Oltre alle divertentissime descrizioni dello Scanner e della voce guida che vi seguirà per tutto il gioco, usare i vari accessori è efficace e spassoso. Da un Frutto Granata ad un Frutto Scioccante, passando per la Bile Vincolante o i Semi Rampino, ogni accessorio ha una sua funzione in ottica di gameplay. Se quindi per aprire determinate porte o sconfiggere animali aggressivi dovrete affidarvi ai Frutti Granata, per saltare da una sporgenza all’altra vi serviranno i Semi Rampino, e così via.
Tecnicamente, no, ma tecnicamente, no, ma tecnicamente, ne parliamo? No?
Il comparto tecnico di Journey To The Savage Planet è sicuramente di buon livello, anche se non tocca minimamente le vette dell’eccellenza attuale, su console e PC. Ovviamente la grafica non è tutto, ed è proprio qui che si ritaglia uno spazio di tutto rispetto il titolo dei Typhoon: artisticamente ed in quanto ad originalità , lo sparatutto è davvero godibilissimo. Creature bislacche e stravaganti, animali feroci, boss tenaci, enigmi ambientali, colori sgargianti e sfondi da mille e una notte spaziale, questo e molto altro risulta Journey To The Savage Planet.
Nello stendere la recensione, devo ammetterlo, sono stato davvero colpito dalla creatività degli sviluppatori, sia nel concepire il design del pianeta alieno che nell’inserirci le creature autoctone, vero fiore all’occhiello della produzione. Anche la colonna sonora e gli effetti sono piacevolissimi, accompagnando con gusto e ritmo ben cadenzato tutta la nostra avventura. Certo, tante textures sono slavate e poco rifinite, le musiche sono ispirate, ma ben poche, insomma, si denotano alcuni limiti (imposti dal budget), senza che però essi siano davvero castranti.
Papà Castoro Alieno Colamoccio raccontami una storia
Nel corso delle nostre peripezie spaziali, ci troveremo spesso a chiederci “ma che ca**o sto girando a fare come uno sfigato delle Pampas?“, e la risposta sovente viene a mancare. Mi spiego: la missione è esplorativa, naturalmente, però la trama vera e propria tarda a manifestarsi, andando a farci chiedere spesso e volentieri dove andare, e perché. Non un difetto gravissimo, per uno sparatutto, ma diciamo che qualche cutscene ben concepita o qualche intermezzo con lo “spiegone” sarebbe stato gradito.
Oltre a tutto questo curiosare per la landa aliena, obbligatorio segnalare anche la possibilità di una bella modalità cooperativa, per poter sbrogliare più facilmente i nodi di ARY-26. Il tutto è giocabile sia online che offline, con un amico fidato, sempre che ne abbiate (cit.), naturalmente. Insomma, se volete fare un piacevole (ehm, quasi) viaggio su una navicella alla ricerca della “nuova Terra” per il genere umano, JTTSP fa al caso vostro, specie se siete dei biologi mancati, nevvero.
Ma ce lo compriamo questo simpatico prodotto sgargiante, sì o no?
Quindi, cosa consiglia NerdPool.it in merito a questo bizzarro e variopinto sparatutto? Beh, in tutta onestà , col grigiore che spesso caratterizza titoli piuttosto stereotipati, Journey To The Savage Planet è una piacevole ventata d’aria fresca e frizzante. Ricolmo di simpatia, colori e vivacità , vi mette nei panni di un timido astronauta alle prime armi a metà tra l’ebrezza della sua prima spedizione ed il cagotto di farsi mangiare in un sol boccone.
Il nostro consiglio è di dargli più di una chance, per poter passare una quantità modesta – ma intensa – di ore a divertirvi su un pianeta sconosciuto. Il titolo prodotto dai 505 Games è una graditissima sorpresa nel panorama videoludico odierno.
OH GUARDA, UN UCCELLO PALLA, CHECCARINO!
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