Kevin Feige, CEO della Marvel, durante un’intervista all’Entertainment Weekly, ricorda il genio creativo a cui deve tanto: Stan Lee.
“Avrete sicuramente sentito questa leggenda, che personalmente ritengo vera. Stan Lee era un giovane sceneggiatore, stanco di continuare a scrivere sempre le stesse, vecchie, storie. Sua moglie, Joan, lo incoraggiò a scrivere tutte quelle storie che lui avrebbe voluto leggere.
Nacquero così i Fantastici Quattro, Hulk, Spider-Man, Iron Man, gli X-Men e infine tutti gli altri. Riuscì a capire, a metà dei suoi straordinari anni ’60, che le persone erano affascinate dai suoi racconti come lo era lui da bambino mentre leggeva le storie della mitologia antica, e allora realizzò: <<Aspetta un momento, perché non provare a far diventare un eroe uno di questi personaggi>> e così nacquero Thor, Odino, Loki e Hela.”
Questa è la breve storia di uno dei più grandi gruppi editoriali mondiali, risollevato da Stan Lee e dalle sue capacità innovative.
“Stan era carismatico, grande sostenitore dei suoi personaggi e dei suoi fumetti. Era un grande narratore che è stato in grado di prendersi i suoi rischi e che ha scritto quello in cui credeva. Avrete letto, sicuramente, uno dei vecchi <<Stan Soapbox>> (una rubrica mensile dove Lee pubblicava brevi aneddoti) che recitava: <<Una storia senza messaggio è come un uomo senza anima>>. Diavolo se è vero ed è evidente anche in tutte le storie scritte.”
Parlando poi di uno dei capitoli più amati degli ultimi tempi dai fan della Marvel, Kevin Feige, ha detto:
“Ciò che Ryan Coogler è stato in grado di fare con Black Panther non sarebbe potuto esistere se Stan Lee e Jack Kirby non si fossero presi il <<rischio>> realizzando un personaggio africano –non un afro-americano, un africano– che nelle sue storie è più intelligente, ricco e tecnologicamente avanzato degli altri eroi. Questa cosa era al pari dei movimenti per i diritti civili, è una cosa sbalorditiva per me. Stan Lee aveva davvero un grande cuore.”
Ai tempi, in cui il fumetto di Black Panther venne pubblicato, nel 1966,
era il periodo di Martin Luther King Jr. e l’America si trovava in una vera e propria lotta per il riconoscimento dei diritti civili della comunità afroamericana.
“Lui credeva nel buono dell’umanità , gli riconosceva però anche dei limiti, ma i limiti possono essere superati.
Stan analizzava ed esplorava l’intimità delle persone con l’ambizione di comprenderla. Sembra una cosa abbastanza ovvia da dire, ma Stan Lee è riuscito a diffondere il suo messaggio in modo avvincente e divertente e ottenendo l’interesse del pubblico.”
Kevin Feige ha poi parlato di Stan Lee come persona, del loro rapporto e dell’ultimo incontro.
“Alcuni di questi sono messaggi non detti. Lui non pretendeva di modificare lo script e correggere i tagli. Lui arrivava, faceva il suo cameo che faceva esaltare tutti e lasciava che fosse il suo lavoro a parlare per lui.
Era molto dolce quando parlavamo, anche durante la nostra ultima conversazione, due settimane prima che se ne andasse.
Andai a trovarlo a casa sua e lui cominciò a fantasticare sui suoi cameo. Abbiamo parlato di cosa sarebbe avvenuto guardando sempre avanti.
Se sapeva che il suo momento fosse vicino? Onestamente non lo so. Riflettendoci, era leggermente più sognante rispetto alle altre volte che ci siamo visti. Parlò molto più del passato, quindi in qualche modo, lo sapeva.”
Durante la sua ultima visita il CEO della Marvel ha anche parlato del rapporto che Lee aveva con le trasposizioni dei suoi eroi sul grande schermo.
“Quando mi sedetti durante il nostro ultimo incontro, la prima cosa che mi disse fu: <<Lo so che vuoi che sia la star in un prossimo film, ma devo limitarmi ad un cameo. Dovrai dare il ruolo da protagonista a qualcun’altro, mi dispiace>>.
Avrebbe dato di tutto per continuare ad essere sul set e ogni volta cercava di aggiungersi battute. Scherzava -non lo faceva- dicendo che volesse più battute, ma sapeva anche il perché non potevamo farlo.
Probabilmente un giorno sarebbe arrivato a sovrastare gli eroi da lui creati.Sarebbe stata una cosa che un personaggio come Stan Lee avrebbe potuto fare senza problemi.”
Kevin Feige ricorda con rimpianto, come tutti noi del resto, il tanto amato genio del fumetto.
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