La memoria dell’assassino: Micheal Keaton alla regia realizza un film fortemente introspettivo

Recentemente ci siamo recati all’anteprima di un film che, forse, non sta ricevendo le giuste attenzioni da parte del pubblico. Stiamo parlando de “La memoria dell’assassino” un film di genere poliziesco thriller prodotto e diretto da Michael Keaton. Il film uscirà in Italia il 4 luglio, dunque c’è tempo per rimediare a questa mancanza, andando a sostenere Keaton, qui alla sua seconda prova dietro la macchina da presa.

Ahinoi, anche le nostre aspettative all’inizio erano basse ma siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Infatti, sebbene il film abbia qualche difetto e qualche forzatura, risulta davvero godibile e a tratti profondo. Dunque vi invitiamo a leggere la nostra recensione per saperne di più!

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Una breve sinossi

John Knox (Michael Keaton), è un sicario a cui è stata diagnosticata una malattia irreversibile che gli fa perdere progressivamente e rapidamente la memoria. Il figlio Miles (James Marsden), con cui ha rapporti tesi, chiede improvvisamente il suo aiuto: ha commesso un terribile crimine, e chiede a Knox di farne sparire le prove. Aiutato da un amico fidato (Al Pacino), affrontando l’acuta detective Ikari (Suzy Nakamura), Knox, cercherà di risolvere la situazione in una lotta contro il tempo e il ticchettio della sua mente in rapido deterioramento.

Le nostre impresioni

Il film si può dividere in un settanta/trenta. Pareto parlava di ottanta/venti, ma faremo un’eccezione. Nel senso che il film ha un settanta percento di cose buone e alcune cose ottime, mentre un trenta percento di cose da rivedere.

Sicuramente la cosa più interessante, l’ottimo, è la parte più introspettiva del film. Una domanda dal punto di vista filosofico attraversa tutto il film: cosa siamo senza la nostra memoria? La risposta breve è nulla. Infatti, la mente può essere prigioniera del corpo, ma un corpo senza mente è il nulla se non un simulacro senza quasi ragione d’esistere. In tal senso Keaton ci racconta un antieroe drammatico, un killer efficientissimo, che ha fatto della sua mente brillante il suo fiore all’occhiello, ma che, persa questa, vede il suo castello di carte crollare. Knox è ormai l’ombra di se stesso dal momento che una sentenza di morte, de facto, pende sulla sua testa come una pesante spada di Damocle.

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Gli ultimi sprazzi di lucidità, sempre più rari con il passare delle settimane, diventano una corsa contro il tempo per sistemare le questioni personali ancora in sospeso. Inizia da qui un percorso di una parziale redenzione del villain che si fa antieroe, il quale pur non rinnegando le sue scelte di vita, rimane fedele fino in fondo al suo codice morale e ai valori che lo hanno contraddistinto. Il tutto si chiude una importante riflessione sul finale che ci insegna ancora una volta, che in fondo la vera immortalità risiede nel vivere nella memoria di chi ci sopravvive.

Keaton in ogni caso, mette in atto una prova attoriale abbastanza solida, in un ruolo non facile data la natura crepuscolare del protagonista. Ha una discreta mano dietro alla macchina da presa, anche se non ci sono sequenze memorabili, si riducono al minimo le scene d’azione, ma quelle poche presenti sono più che buone. Le musiche sono discrete, ma la vera colonna sonora è la voce dello stesso protagonista. Il film gode anche della buona interpretazione di Al Pacino che non si discosta molto dai ruoli che lo hanno reso celebre, ma interpretando un boss magnanimo verso chi lo ha fedelmente servito per anni.

Tra i punti deboli vi è sicuramente il piano stesso alla base del film, un po’ troppo forzato per risultare credibile. Ci sono due o tre colpi di scena che tentano di alzare il ritmo, di cui uno però davvero telefonato, ma in generale è un film un po’ lento. Insomma in quanto a montaggio si sarebbe dovuto tagliare qualcosa. Va sottolineata inoltre la presenza di alcuni personaggi fastidiosi, in particolare la detective Ikari antipatica per tutto il film e a cui si provano a smussare gli angoli sul finale, attraverso una breve sequenza drammatica, che risulta però decisamente fuori tempo massimo. Debole anche l’interpretazione del figlio di Nox da parte di James Marsden, troppo allucinato e belloccio per risultare credibile. Inoltre ci sono alcuni spunti di trama non esplorati che non solo sono occasioni perse per mettere un po’ di pepe, ma che risultano poco credibili. Insomma, se viene ucciso un membro di un gruppo suprematista bianco, gli altri membri non indagano e non fanno nulla?

Tirando le somme

Al netto dei difetti, limiti di trama e prove attoriali al cinquanta percento buone e al cinquanta percento da rivedere, La memoria dell’assassino, risulta godibile e a tratti profondo. Non un capolavoro, ma comunque un thriller godibile, senza porsi troppe domande.

IN BREVE

La seconda prova alla regia di Micheal Keaton con La memoria dell'assassino, è un thriller poliziesco fortemente introspettivo, con un protagonista drammatico. Una pellicola non è esente da difetti, ma risulta godibile e piacevole soprattuto se lo spettatore non si sofferma troppo su alcune forzature e colpi di scena un po' telefonati.

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