Lupin III: La pietra della saggezza – La Recensione

Il primo lungometraggio del famosissimo ladro gentiluomo torna nelle sale cinematografiche il 24, 25 e 26 giugno, in versione restaurata e con lo storico doppiaggio italiano del 79, con la voce di Roberto Del Giudice.

TRAMA

Il mondo è certo che il corpo senza vita esaminato dalla polizia sia proprio quello del famigerato Lupin III, ma l’ispettore Zenigata non è convinto: troverà infatti la sua storica nemesi (viva e vegeta) nella sua stessa tomba. Chi si cela dietro questo processo di apparente morte e resurrezione?

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RECENSIONE

Il nostro mago della truffa arriva per la prima volta sul grande schermo italiano nel ’79, con questo capolavoro dalle note magiche e fantascientifiche. Ma non solo! “Lupin III: La pietra della saggezza” è un film d’animazione giapponese (un anime, per essere precisi), che ha avuto un grande successo anche in tempi non sospetti, e a ragione: dietro le figure caricaturali che conosciamo bene (nessuna delle quali sfocia mai in macchietta) e le loro avventure strampalate si celano riferimenti religiosi e politici, trasformati in battute pungenti e finissime. I personaggi si fanno metafore, portavoce di ideali quasi rischiosi da esternare all’epoca della prima uscita. Viene scimmiottata la Guerra Fredda, criticata la religione: Lupin non combatte dei semplici criminali o poliziotti che cercano di catturarlo, combatte l’ignoranza, la sete di potere, il desiderio di credere in un Signore onnipotente, che di eterno non ha altro che la solitudine. Il protagonista in croce si addossa le colpe dei mortali e ne fa le veci, emblema della semplicità, dell’amore e dei desideri “terra terra”.

A siparietti quasi scandalosi e figli del loro tempo vediamo alternate riflessioni sull’arte, sulla sua immortalità e sull’identità singolo. Lupin è personaggio e persona, opera e artista. I veri protagonisti del film sono infatti l’arte e il cinema: di Lupin ce ne sono molti e nessuno. Il cinema racconta storie di fantasia, non vere, che però sopravvivono al tempo e sono in grado di scalfirne lo scorrere inesorabile, mentre loro restano immutate: tante copie, tutte originali.

Con una leggerezza che forse solo un anime  anni ’70 può ancora permettersi, “La pietra della saggezza” ci regala un’ora e quaranta minuti di satira mascherata da film per ragazzi.

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La grafica e l’animazione viste oggi sono evidentemente datate, ma generano nel cuore degli spettatori un’irresistibile nostalgia, un sapore di lontana semplicità.

Per il resto, è il Lupin che conosciamo tutti: un ladro geniale dal cuore tenero, un (aspirante) amante focoso per la bellissima Fujiko e un amico fedele per Goemon e Jigen.

IN BREVE

Doppiaggio iconico, divertimento e satira ben fatta: da (ri)vedere assolutamente.

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