È con noi Barbara Baraldi, curatrice di Dylan Dog. Benvenuta su NerdPool, e grazie per questa intervista che ci concedi!
Barbara- Grazie a voi, sono felice di essere qui con voi oggi.
Sei la nuova curatrice di Dylan Dog. Quanto del tuo vissuto vorresti mettere all’intero del TUO Dylan Dog? Ad esempio Recchioni ha usato la sua esperienza della malattia per creare le due Mater. Quale tuo aspetto intimo sei pronta a mettere su DD?
Barbara- Come curatrice sto invitando tutti gli sceneggiatori a dare qualcosa di sé. Poi, essendo un fumetto horror, io mi diverto a dire “brandelli di carne” e “un pezzetto di anima”. È qualcosa che fa parte del DNA del personaggio; da sempre per scriverlo bisogna mettersi in gioco. Già con “Casca il mondo” (Dylan Dog 393 ndr), in veste di sceneggiatrice, avevo parlato della mia esperienza con il terremoto. Con Jenny (Dylan Dog 420 ndr) ho parlato di depressione e di come la mente può essere il nostro peggiore nemico. Adesso come curatrice continuerò in questa direzione, e spronerò gli autori affinché guardino negli occhi le proprie paure.
Hai più volte detto che il tuo Dylan Dog sarà più fedele a quello di Sclavi, il creatore del personaggio. Un ritorno a casa in un certo senso. È stata una scelta dettata dal pubblico o una scelta tua/della redazione?
Barbara- Dylan è il primo fumetto che ho comprato con i miei soldi. Come tutti gli adolescenti a quei tempi mi sono innamorata del personaggio e l’ho sentito mio. Non mi sono sentita giudicata tra le sue pagine, e come a me è successo a tanti. Io credo che Dylan sia soltanto uno, con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni. La sperimentazione fa parte del DNA del personaggio, ma il carattere, le motivazioni e i comprimari sono quelli delineate dal suo creatore e rimangono tali. Questo non significa cercare di imitare qualcosa di già fatto, ma continuare il percorso tracciato da Tiziano. Del resto, credo di essere stata scelta come curatrice – da Sclavi e dalla redazione – perché dalle storie che scrivevo, da come mi rapportavo al personaggio, ho questa concezione, questo sentire “dylaniato”, se così vogliamo definirlo. Mi viene in mente una frase della serie “The Bear” che mi è rimasta impressa: “Non sono così perché suono nei Van Halen. Suono nei Van Halen perché sono così”. Ecco, per Dylan è la stessa cosa. Roberto (Recchioni) un giorno mi disse che io sono la Anne Wilkes (ricordate “Misery”?) di Dylan Dog. Ho sempre trovato questo paragone molto divertente.
Il Dylan Dog di Sclavi è sempre stato iconico, cosi come i suoi antagonisti. Nella quinta stagione Dylaniata, cosi come lascia presagire la copertina variant del mensile nr. 446 portata a Lucca da SBE, ad opera dei Cestaro Bros, rivedremo alcuni di loro?
Barbara- Qualcuno tornerà. Alcuni di loro hanno ancora da dire, secondo me. Ma ci sarà anche lo sforzo, che DEVE essere fatto, di creare nuovi villain che lascino il segno, magari in storie autoconclusive di uno o pochi albi, e con dei ritorni a distanze più o meno ravvicinate. Vi posso anticipare che ritornerà Cagliostro! A inizio anno uscirà una storia del compianto Ambrosini, che ha lasciato un vuoto incolmabile. Ci sarà il ritorno di Chiaverotti con una storia cattivissima come solo lui sa fare, e di un disegnatore storico e molto amato come Bruno Brindisi. Siamo tutti molto motivati ed uniti per portare sulla testata brividi e senso dell’ignoto.
Parlando di villain di Dylan: quanto quello che accade nel mondo odierno influenzerà i villain di Dylan?
Barbara- Credo che da sempre Dylan dialoghi con la contemporaneità, ma attraverso la lente dell’onirico, del surreale e del metaforico. Dylan non distoglie lo sguardo dalle paure dei nostri tempi. E continuerà a farlo. Un dialogo continuo con la contemporaneità, che però sia anche sorprendente.
Il trittico di albi mensili in uscita da questo mese riguarda in un certo senso la tecnologia e le mille insidie che questa può nascondere se correlate all’Horror. Ci sono dei punti in comune con il tuo “Sentenza artificiale” e le storie che usciranno nei prossimi mesi?
Barbara- Intanto complimenti, siete preparatissimi! Sentenza Artificiale l’ho scritto in un periodo in cui non si parlava ancora cosi tanto di intelligenza artificiale. Avevo però letto una notizia che mi aveva colpito: in America, in alcuni stati come il Wisconsin, già utilizzavano l’IA per decidere sulla libertà vigilata. L’idea che la libertà di una persona potesse essere decisa da un algoritmo che, come è stato dimostrato, sviluppa dei pregiudizi, “nutrendosi” di statistiche, mi colpì così tanto da decidere a scrivere il romanzo. Oggi se ne parla molto di più e fa paura… come tutte le cose nuove. Credo vada regolamentata perché, come tutti gli strumenti, può causare danni, ma usata bene può essere d’aiuto.
Proprio perché Dylan fin dalle origini è radicato nella contemporaneità, ho messo in lavorazione tre albi autoconclusivi, chiedendo a diversi sceneggiatori (e disegnatori) di esplorare questo nuovo incubo da diversi punti di vista e con differenti registri.
Dylan ha una potenzialità enorme, è riuscito ad entrare in sintonia con generazioni di adolescenti e ad accompagnarli all’età adulta come un fratello maggiore. Il pubblico di oggi è leggermente più adulto. C’è in mente di puntare anche alla fascia più young oggi totalmente assorbita dai manga?
Barbara- Per me è bellissimo che tu abbia definito Dylan un fratello maggiore! Per me lo è stato davvero. Quello che ci attraeva di Dylan è anche il fatto che fosse “proibito”: era spesso una lettura che “rubavamo” a chi era più grande di noi (fratelli, cugini, zii). In passato, è stato addirittura additato o preso di mira dai moralizzatori di turno perché era un fumetto politicamente scorretto, persino anarchico. Credo quindi che le nuove generazioni non vadano rincorse. Vanno scritte belle storie, e potrà succedere che i ragazzi più giovani le trovino in casa e, spinti dalla curiosità, si avvicinino spontaneamente a Dylan Dog. Diciamo che è un personaggio che va scoperto. Anzi, vi dirò di più: se mi chiedessero “consiglieresti Dylan Dog ad una ragazzina di 13 anni?” Io risponderei: assolutamente no! Dylan non è per tutti. Non ha mai cercato la massa, ma l’ha trovata perché ognuno di noi si è riconosciuto tra le sue pagine. E continuerà a farlo.
Grazie mille Barbara!
Barbara- A voi, alla prossima!
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