Francesco Olivieri, in arte Frekt, è uno sceneggiatore e stand-up comedian italiano. La sua prima pubblicazione è stata Il Fiore e la Serpe – l’uomo che uccise Federico II (2018) per Hazard Edizioni. Oltre al mondo del fumetto e del teatro, però, potreste già aver sentito la sua voce in uno dei podcast di intrattenimento più in voga del momento: “Consigli non richiesti“. Nato nel 2019 e menzionato tra i migliori podcast emergenti al Festival del Podcasting dello stesso anno, è un format dove Frekt parla di cinema, serie tv e fumetti, belli e brutti.
Nel 2021 pubblica la serie in due volumi “RAMIRO – Una Vita Da Lucertola” scritta da lui e disegnata da Luca Albanese, da poco ripubblicata in una nuova edizione da Saldapress. La sua opera più recente è Underdogs, una serie creata da FREKT, sceneggiata da lui e Luigi Formola e disegnata da Francesca Dell’Omodarme.
Nel 2022, oltre alla pubblicazione di Underdogs, ha scritto il monologo di stand-up “Ma tu sei Vegeta?” e co-autore (assieme a Gianluca Iacono) dello spettacolo teatrale “Vegeta è morto (e l’ho ucciso io)” entrambi interpretati da Gianluca Iacono.
Ciao Francesco, ben arrivato su NerdPool! Iniziamo facendo un passo indietro. Com’è nata l’idea di diventare sceneggiatore? C’è stata qualche opera o un’esperienza in particolare che ti ha fatto pensare “da oggi voglio fare questo”?
Mi sono innamorato del fumetto da subito. Da bambino ero un gran fan dell’horror (i miei zii erano molto giovani e pessimi baby sitter). Oltre a guardare film di Don Coscarelli, amavano anche Dylan Dog. Mi ritrovai in mano una copia di Morgana a 7 anni. Il mio primo fumetto. Il primo amore non si scorda mai.
Giusto per essere coerente, sono diventato uno sceneggiatore per caso. Dopo i 30 anni di solito ci si iscrive a Padel, Pilates o teatro. Io ho optato per la terza opzione. Ovviamente sono stato bocciato: la mia dizione è pessima. Però mi sono ritrovato a scrivere lo spettacolo di fine anno. Lì ho capito che magari era meglio se scrivevo. L’anno successivo mi sono iscritto a un corso di sceneggiatura. Ero ovviamente il più vecchio del corso. Non avevo nessuna velleità ma, a fine percorso, il prof Giorgio Pellizzari mi chiese di partecipare a una call di Hazard per alcune storie ambientate nel sud (per una collana a fumetti abbinata al quotidiano La Gazzetta Del Mezzogiorno). Alla fine selezionarono una mia storia: Il Fiore e la Serpe. L’uomo che uccise Federico II. La mia prima storia breve. E così, per caso, mi sono ritrovato sceneggiatore di fumetti.
Parliamo ora più nel dettaglio di Ramiro, uscito in una nuova edizione da qualche mese. Com’è nata l’idea dietro il progetto?
Durante il corso di fumetto avevo scritto una storia un po’ sopra le righe. Il mio sceneggiatore preferito è Garth Ennis e quindi ho cercato di fare qualcosa che ricordasse la sua scrittura. Il prof ovviamente mi disse “questa storia è impubblicabile”. Solo Garth Ennis può pubblicare storie alla Garth Ennis, ci sta. Avevo però creato il personaggio di Frenki (il coinquilino di Ramiro). In quel periodo andavano forte le commedie romantiche edite da Bao. Ne lessi una che non mi piacque per niente. Come in quella pubblicità dei The Jackal dove c’è un tizio che va al baracchino a chiedere un panino e alle sue mille richieste a un certo punto il paninaro sbotta con “e FATTELL TU”!, ho deciso che invece di lamentarmi su quello che non mi piaceva di quella storia romantica ho pensato “come potrei scrivere una storia di questo genere affinché possa piacermi?”. È nato così Ramiro. La cosa divertente è che è nato come spin off di una storia che non ho ancora pubblicato. Quindi possiamo dirlo: c’è già un seguito pronto con Frenki protagonista.
Luca Albanese riesce perfettamente a disegnare e ricreare le atmosfere uniche di Ramiro. Com’è stato il processo di lavorazione insieme a lui?
Con Luca è nato tutto per caso (giusto per cambiare 😀 ). L’ho contattato per Ramiro su instagram. Ci siamo trovati subito a nostro agio a lavorare assieme. Io come sceneggiatore, oltre a scrivere le inquadrature, mi piace anche impostare la tavola (dare una forma e disposizione alla vignetta). Mi serve a far capire bene al disegnatore “come immagino la scena”. Ecco, con Luca non abbiamo mai avuto modo di avere contrasti sulla regia. Anche se siamo molto diversi a livello caratteriale, a livello artistico c’è davvero una grande affinità. Poi lui è un mostro, è il Cyril Pedrosa italiano. E non lo dico solo io. Diciamo che se fossimo una coppia, sarei io quello fortunato dei due.
Ti sei ispirato a qualcuno per il personaggio di Ramiro o c’è qualcosa del tuo passato che ha ispirato la sua creazione?
Per Ramiro c’era bisogno di un personaggio che incarnasse le illusioni e la stupidità narrativa di un personaggio Disney: per questo ho pensato subito ad Alfredo Linguini di Ratatouille. Poi, ovviamente, ho pensato al personaggio come a un bravo cuoco del Sud con velleità di successo internazionale. Alle superiori ho frequentato l’alberghiero e come mi hanno spiegato durante il corso di sceneggiatura, ho parlato di quello che conoscevo.
Quale tipo di personaggi preferisci raccontare: quelli più intrepidi e carismatici o gli introversi dal cuore d’oro?
Come negli spaghetti western, non amo i personaggi positivi o almeno non quelli completamente positivi. Sia in Underdogs che in Ramiro, tutti i personaggi hanno luci e ombre ma anche il personaggio migliore ha qualcosa che ti fa dire “ma noooo”. Sono convinto che non sia né il male, il bene o qualsiasi estremo a rendere interessante un personaggio ma le sue oscillazioni da un estremo e l’altro. Mi spiego peggio. Quando è estate e fa tanto caldo, bramiamo il freddo dell’inverno, quindi adoriamo settembre così come adoriamo marzo, è il mese del cambiamento. Siamo affascinati dal cambiamento e da come questo avviene. Credo sia lì il difficile e il bello dello scrivere un personaggio: essere bravi a raccontare i suoi cambiamenti. Spero comunque che questo discorso si sia capito e non sia sembrato una supercazzola (e ci sta, eh).
Sei soddisfatto dell’accoglienza ricevuta dal pubblico e dalla critica per quest’opera?
Quando uscì la prima volta Ramiro (la prima versione in due volumi) eravamo rimasti (io e Luca) stupiti e felici che l’opera fosse stata apprezzata da autori del calibro di Leo Ortolani, Natangelo, Alessandro Bilotta. Il problema è che per via di una distribuzione a singhiozzo non è mai stato facile per Ramiro arrivare al grande pubblico. Ora però abbiamo alle spalle una grande casa editrice come Saldapress che ha regalato a Ramiro una bellissima edizione, un ufficio stampa e finalmente una buona distribuzione. È ancora presto per capire com’è andata ma spero che il pubblico possa finalmente apprezzare Ramiro. Alla fine non è solo un fumetto ma un atto d’amore verso il mondo del fumetto. Sono sicuro che troverà molti amici tra gli amanti della nona arte (come la chiamava Claude Beylie).
E poi ho scoperto che il finale è molto divisivo, quindi sono molto curioso di chiedere ai lettori come hanno interpretato il finale della storia.
Il connubio tra musica e fumetto è presente anche in Ramiro. Sei solito ascoltare musica mentre lavori a una storia? Hai qualche traccia in particolare da consigliare come accompagnamento durante la lettura del volume?
Uso la musica come la usano molti: per hackerare il proprio cervello e quindi l’umore. Voglio essere allegro: metto una musica allegra. Voglio sublimare una giornata triste: metto una musica triste. Io, visto che spesso devo scrivere una scena di rabbia, un litigio, o anche solo un dialogo tra amici, devo trovare un modo per entrare in quel “mood”. In pratica scelgo una musica adatta a hackerarmi per mettermi nell’umore giusto per una scena. Cosa vuol dire? Che ho una compilation per ogni storia che ho scritto: ecco quella di Ramiro (e come potete notare molti brani sono stati inseriti nel 2017).
Oltre a essere un ottimo sceneggiatore, sei anche uno stand-up comedian. Quando scrivi le tue storie ti fermi a ragionare se far risaltare di più la parte comica o quella più profonda o riesci facilmente a conciliare queste due anime?
Sono convinto che la risata sia lo strumento più importante che esista per creare empatia con il lettore (o comunque con la persona che sta usufruendo della tua opera). Senza empatia tra il lettore e il personaggio non potremo mai avere quel legame necessario per dire “mi importa del destino di questo personaggio”. È molto più facile piangere con qualcuno con cui si è riso almeno una volta. Quindi credo che la stand-up e l’uso dell’umorismo siano armi necessarie per poter raccontare ogni tipo di storia. Bisogna solo trattarlo come il sale: bisogna dosarlo bene altrimenti è un attimo che la storia diventa immangiabi… pardon, illeggibile.
Concludiamo con la più classica delle domande…hai qualche progetto in lavorazione e sul quale puoi darci delle anticipazioni?
Sto ovviamente lavorando alla conclusione di Underdogs (la mia serie, sempre Saldapress, con Luigi Formola e Francesca Dell’Omodarme). Poi sto lavorando a un paio di progetti (siamo ancora in fase embrionale) e a un paio di personaggi italiani e sono molto emozionato (è la prima volta che lavoro a personaggi non miei). Per ora non posso dirvi nulla tranne che di sicuro ci si legge presto 🙂
Ringraziamo di cuore Frekt per questa piacevole chiacchierata! Nel frattempo, vi ricordiamo che potete trovare il suo podcast “Consigli non richiesti” su Spotify, Apple Podcast e Amazon. Per quanto riguarda le sue opere, invece, trovate qui il link della sua pagina Amazon. Alla prossima!
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