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Nerdpool incontra Jim Lee

Nella grandiosa cornice di Lucca Comics & Games abbiamo avuto modo di partecipare a una breve, ma intensa, roundtable, insieme a Fumettologica e Meganerd, con il grandissimo Jim Lee. L’artista sudcoreano, naturalizzato statunitense, si è prestato alle nostre domande con grande calma e ha dimostrato quanto sia una persona affabile, disponibile a condividere tutta la sua esperienza e conoscenza. Un ringraziamento speciale a Panini Comics che ci ha permesso questa grandissima opportunità, che abbiamo colto con incredibile entusiasmo.

Todd McFarlane ha spesso parlato di quanto fosse molto attento nella scelta dello stile da utilizzare in base al trend del momento. Di fatto una costruzione molto “analitica” del suo stile nel corso del tempo. Lei, all’inizio della carriera, disegnava con uno stile molto differente da quello di oggi. Nel periodo in cui ha lavorato sul Punitore e X-Men ha ragionato sullo stile da adottare oppure è arrivato in maniera naturale al suo stile che è divenuto poi famoso e riconoscibile? (Fumettologica)

No, la scelta dello stile era decisamente intenzionale, ma i risultati non sempre facevano trasparire i miei intenti. Nella mia testa volevo che il disegno apparisse in un certo modo, ma ero appena agli inizi della mia carriera. La mia capacità di creare effettivamente ciò che pensavo nella mia testa era un pò… imprevedibile. Col tempo è andata sempre meglio. Grazie all’esperienza puoi tradurre meglio l’immagine che hai in testa e crearla su carta. Le mie scelte erano basate sul personaggio: Il Punitore è un vigilante oscuro, quindi ho inserito più ombre e più realismo. Gli X-Men sono più supereroi colorati, spesso in ambientazioni fantastiche. I mondi richiedono stili diversi, ma non potevo farlo perché la mia capacità di creare stili differenti era limitata dalla mia esperienza.

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Il mio primo lavoro supereroistico su Alpha Flight e lo compari con quanto fatto su Uncanny X-Men si può notare la progressione, non dettata da scelte stilistiche, ma dalla mia esperienza. Disegnavo sempre più pagine, stavo arrivando alle diecimila ore che, si crede, servano per saper padroneggiare l’arte, ma con l’arte non si smette mai di imparare. Prendendo i miei primi numeri sul Punitore e, dopo averli confrontati con gli ultimi, si può notare anche in quel caso una progressione. Col tempo, si impara a sentirsi a proprio agio. Anche quando ho realizzato Batman: Hush guardando il primo e l’ultimo numero si può notare che il modo in cui ho disegnato Batman è cambiato. Si è evoluto. La mia capacità di trasporre quello che ho ideato nella mia mente e metterlo su carta è migliorata sempre di più grazie alla pratica e alla ripetizione.

Nella sua carriera ha lavorato con alcuni dei più grandi nomi dei comics. Se avesse la possibilità di disegnare una nuova miniserie, magari di dodici numeri, con quale grande autore contemporaneo le piacerebbe collaborare? (Nerdpool)

Ce ne sono tanti molto bravi, troppi. A te chi piacerebbe?

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I primi che mi vengono in mente sono James Tynion IV, Jeff Lemire, Daniel Warren Johnson.

Tutti loro sono fantastici, e i disegni di Daniel sono così vibranti e divertenti da guardare. Ho lavorato con James per un numero, ma sfortunatamente ho perso la forza per andare avanti. Mi sono scusato a lungo e sinceramente con lui per non aver potuto fare di più. Ma ci sono altri scrittori che hanno preceduto questi talenti. Penso a Neil Gaiman come a qualcuno con cui mi piacerebbe collaborare, abbiamo realizzato un breve racconto, una specie di collaborazione, 100 Words. Sarebbe fantastico fare qualcosa con lui. Ho parlato con Gail Simone per fare qualcosa assieme, non so se mai accadrà. Tom King è un altro autore con il quale amerei lavorare.  La sua scrittura è sempre molto personale e così potente. Così come quelli che hai detto sono tutti fantastici.

Ci sono troppi autori bravissimi. Jeff Lemire ha fatto un lavoro fantastico con Sweet Tooth, oltre ad altri grandi lavori in DC. La verità è che gli artisti sono la parte più lenta dell’intero processo creativo. Il numero di pagine che posso disegnare in un anno, o in tutta la vita, è limitato, probabilmente potrei dirti quante pagine sono rimaste nella mia mano. È triste dirlo ma, a questo punto, non c’è modo di collaborare con tutte le persone che desidero. Grazie della domanda, ora mi sento più triste. (ride n.d.r.)

Fino a qualche anno fa gli eroi DC erano visti come degli Dei onnipotenti. Oggi si nota un’inversione di tendenza grazie a iniziative quali Rebirth e Dawn of DC dove gli eroi appaiono molto più umani, sia nei comportamenti che nello spirito, molto più vicini ai lettori. Quanto è importante per i lettori di oggi sentire questi eroi più umani, più vicini? (Meganerd)

Credo sia molto importante, specialmente quando guardiamo a personaggi come Batman, Superman o Wonder Woman. Da bambino, a nove o dieci anni, adoravo quei personaggi, ma se leggi quelle storie, specialmente quelle degli anni ‘50 o ‘60, sono molto superficiali. Non avevo la necessità di identificarmi con loro. Non avevo super poteri, ma mi piacevano perché erano potenti o vivevano vite meravigliose che, in qualche maniera, invidiavo. Credo che questo funzioni bene per i bambini. La crescita dei lettori ha portato al bisogno di avere una connessione molto più profonda con gli eroi di cui leggiamo le gesta.

Se pensi a questi personaggi, e molti altri personaggi DC, sono stati per molto tempo impeccabili. Per esempio, perché Flash ha deciso di combattere il crimine? Lui è un poliziotto della scientifica poi, colpito da un fulmine, ottiene dei superpoteri, e decide di combattere il crimine. Quali sono le sue motivazioni? Cosa lo spinge? Amo i disegni, così come amo  l’elemento fantastico che gli permette di correre così velocemente, creare vortice con le tue mani, ma quello che mancava era la connessione emotiva perché queste storie sono state scritte principalmente per i bambini. Adoro il fatto che oggi i nostri personaggi appaiono più umani e ci relazioniamo con loro più facilmente.

Geoff Johns ha introdotto in Flash la causa scatenante per cui ha deciso di combattere il crimine: sua madre era stata uccisa quando era giovane e questo era un delitto irrisolto. Questo lo ha spinto a diventare un poliziotto della scientifica. Non è stata solo una serie di fortunati eventi o una strana scelta che lo ha fatto diventare un supereroe. Lo ha scelto personalmente, coscientemente, a causa di questa tragedia nella sua vita. Credo che gli scrittori pensano sempre a come rendere i personaggi più umani.

Prendiamo per esempio Superman: lui è quasi sempre impeccabile, un personaggio quasi senza peccato e questo sappiamo che non è possibile, non è umano. Come possiamo renderlo più umano, più vicino a noi? Credo che molti scrittori siano stati in grado di umanizzare Superman e sono sicuro che molti lettori riescono a relazionarsi al Superman padre di famiglia. Questo perché, che tu abbia figli o meno, sei anche tu figlio di un genitore e quella dinamica, quella forma di relazione è super umana. Queste sono le cose che facciamo. Penso che sia essenziale per noi farle perché questi personaggi esistono da 80-85 anni e l’unico modo per mantenerli interessanti, e rilevanti, è continuare a farli evolvere e renderli vibranti attraverso questa evoluzione.

Durante una sua live su Twitch ha detto che tornando indietro a quando era più giovane avrebbe fatto cose differenti se avesse saputo del successo che avrebbe avuto in futuro. Cosa avrebbe fatto di differente? (Domanda unitaria)

Sto cercando di ricordare quello che ho detto di preciso. Credo fosse qualcosa di più specifico. Non è per il successo, credo fosse qualcosa riguardo alle esperienze di vita. Una volta che hai raggiunto un punto è facile dire “Vorrei averlo saputo prima”. È un concetto che si sviluppa su più livelli, probabilmente la risposta è essere più coraggiosi quando si è giovani. Lasciare Marvel e creare Image sembrava una decisione sconvolgente e la fine di tutto, ma alla fine è stata solo una piccola parte della mia vita, sei anni. Altre cose avvengono dopo. La tua vita non è decisa tra i 21 e i 24 anni, anche se, in quel periodo, è così che percepivo quella scelta.

In realtà, quello che volevo dire è: vivi di più, sperimenta di più, non preoccuparti così tanto di fallire perché c’è tempo per raggiungere il successo. All’inizio ti preoccupi di ogni decisione. Ripensandoci, vorrei aver fatto più cose diverse e aver fallito, perché alla fine la vita non si decide in quei tre anni. Sto solo scegliendo quei tre anni. C’è molto di più e penso che anche oggi, con il successo che ho avuto, ci sia ancora più vita, si spera, da vivere. Siate coraggiosi adesso, non c’è nessuna ragione per non esserlo. Non volete avere rimpianti. So che sono dei cliché, ma è così. Bisogna credere in se stessi, perché se credi in te stesso e vedi il successo alla fine della strada, questo ti porta a prendere decisioni diverse. Uno degli esempi che faccio riguarda le tavole originali. 

È affascinante pensare che anche lei non ha un’idea chiara di cosa fare delle proprie tavole originali. Cosa vendere, cosa farci. (Unitario)

È difficile sapere quale sarà il futuro, ma se potessi dare un consiglio a qualcuno direi che devi credere in te stesso, immaginare un mondo in cui hai successo. Se hai successo durante il tuo cammino, cosa devi fare? Dovresti avere le tue tavole originali perché, se immagini di avere successo, le vorrai tenere. Prendi decisioni in base a risvolti positivi, invece che risultati negativi e scoraggianti, perché farai scelte diverse, e sarai felice di quello che hai deciso.

A questo punto abbiamo lasciato Jim Lee per via dei suoi molteplici impegni, nonostante il grande artista e editor avesse ancora la voglia di scambiare parole con noi. Non possiamo far altro che ringraziare nuovamente Panini Comicsper la grandissima opportunità e il COO di DC Comics per la disponibilità.


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