Grazie a gli amici di Warner Bros. Discovery Italia abbiamo avuto l’occasione di vedere in anteprima, Oppenheimer, l’ultimo film di Christopher Nolan. Questa anteprima è stata una vera manna dal cielo, vista l’uscita italiana dilazionata di un mese rispetto a gli Stati Uniti. Senza dubbio Oppenheimer è il film che più attendevamo di questa stagione, insieme a Dune capitolo due, in uscita a Novembre. Dunque sono entusiasta di potervene parlare in questa recensione senza spoiler. Buona lettura!
Oppenheimer la grande vetta
Ho amato in molte occasioni Nolan. Oltre alla sua trilogia sul Cavaliere Oscuro, tra i miei preferiti mi sento di annoverare Dunkirk e Interstellar. Ma qui siamo a mio avviso, su un altro livello, quasi come se questo Oppenheimer fosse il punto di arrivo del maestoso percorso del regista anglo-americano. La cura nella regia, lo stile narrativo, l’uso della fotografia e dei piani narrativi raggiunge un tale livello di bellezza, da rendere questa pellicola, un classico istantaneo. Probabilmente, uno dei migliori lungometraggi di questo secolo, che farà scuola. Un film non facile certo, che dura tre ore e che richiede molta attenzione, ma un film di un livello superiore rispetto alla media di film in sala. Una pellicola che gioca in un campionato a parte.
Il film com’è?
Il film è travolgente sin da i primi secondi di visione e dopo avervi catturati, non vi lascia più. Sarete letteralmente rapiti da una trama tanto semplice quanto complessa, perché narrata su tre piani narrativi diversi. Un film dunque che non si rivela nell’immediato, ma la cui trama si disvela allo spettatore gradualmente. Con il passare dei minuti, la vicenda all’inizio confusa, oscura, intricata, inizia a dipanarsi. Si comprendono i giochi di potere, le forze in campo, ma soprattuto si riescono a collocare temporalmente le tre linee temporali. Mano a mano si entra nella vita di Robert J Oppenheimer, facendo conoscenza del mondo e degli uomini che lo hanno circondato. Amici? Nemici ? Alleati? Spie? Difficile dirlo.
Un film su Robert J. Oppenheimer
Questo non è un film sulla costruzione della bomba atomica, ma su Robert J Oppenheimer. Un uomo complesso, spigoloso, che Nolan ci descrive magistralmente. Dal suo essere un grande teorico più adagio con i libri che con le persone, alla sua ossessione per il sapere fino alla sua passione per le donne. Un uomo divorato dal senso di colpa, legato alle sue azioni e alle sue presunte omissioni. Scaltro ma al contempo ingenuo per alcuni aspetti, innamorato del suo paese che non lo amava altrettanto. Un uomo con una sua visione politica e un idea di giustizia, che difendeva nonostante queste fossero in minoranza, e quindi assai pericolose da manifestare. Un individuo con una grande capacità di analisi degli equilibri geopolitici bellici e post bellici. Avendo capito in largo anticipo i rischi legati alla proliferazione nucleare e alla corsa a gli armamenti. Nolan nel descriverlo, però, non lo idealizza, ma ne mette a nudo l’umanità , mostrandoci un uomo dilaniato dal peso dei tempi in cui viveva.
Tutto il resto
Tutto il resto del film invece fa da sfondo, ma è uno sfondo talmente tanto dettagliato da essere un film nel film. Infatti con Oppenheimer Nolan ci vuole raccontare gli scheletri di una certa America, senza veli. Gli anni della guerra e della corsa alla bomba, con un unico imperativo: vincere, indipendentemente dal costo umano. Il sindacalismo americano e della caccia ai sospetti comunisti, ben da prima degli anni del maccartismo, di cui lo stesso Oppenheimer sarà vittima. Ma nel fare ciò ci racconta di temi tanto universali quanto declinabili nel quotidiano. L’invidia tra colleghi e il rischio di essere pugnalati alle spalle. La natura logorante del potere e delle posizioni di responsabilità . L’etichettamento che rischiamo di subire ogni giorno, per le scelte di vita compiute da amici o parenti. La difficoltà che si incontra nel provare a cambiare il sistema.
Oppenheimer, tanti generi un solo film
Oppenheimer unisce tanti generi. La narrazione storica mai didascalica eppure chiara e fedele, ad un racconto thriller pazzesco. Il protagonista è un uomo braccato, coinvolto in un gioco di potere e di interessi di cui comprende solo la superficie. Apparentemente è lui a essere a capo del progetto di sviluppo della Bomba Atomica a Los Alamos, ma sono gli apparati politici e militari a muovere i fili delle sue braccia. Nel corso della storia il dramma personale si mescola alla drammaticità del periodo storico, dove giorno dopo giorno diventa sempre più difficile distinguere il bene dal male. Un film dunque fatto di sfumature, in cui non si possono dividere i protagonisti tra bianchi e neri, ma solo tra diverse sfumature di grigio. Un film poliedrico che non si può incasellare, ma che per essere pienamente compreso necessita di almeno due visioni.
Comparto tecnico
Il comparto tecnico è pazzesco. L’alternanza della fotografia in toni di grigio a quella a colori, permette di distinguere le diverse linee temporali garantendo al contempo grande ricercatezza stilistica. Il montaggio perfetto, rende scorrevole un film dalla durata comunque importante. L’esplosione della bomba rappresenta il momento di zenith narrativo, che però giunge circa a 2/3 del film. Nonostante ciò il film riesce a mantenere l’attenzione viva nel post, quando ormai al centro c’è di tutto c’è il destino di Oppenheimer. Le musiche sono pazzesche, drammatiche, cariche di tensione come nuvole plumbee pronte a scaricare tutta la loro tensione sullo spettatore. La regia è incredibile, nel raccontare sia le scene corali tramite i campi larghi, sia nel cogliere l’emotività dei protagonisti stringendo l’obiettivo della cinepresa. Pazzesca la ricostruzione degli ambienti, dei costumi e delle scenografie, con il set che include l’intero laboratorio di Los Amos ricostruito per l’occasione.
Prove attoriali
Un cast pazzesco. Partiamo dal protagonista Cillian Murphy, un attore che Nolan ha coltivato sin dai film di Batman, passando per Dunkirk fino a questo film che è la sua consacrazione. Per il grande pubblico è Thomas Shelby protagonista della pluripremiata serie tv Peaky Blinders, ma con Oppenheimer l’attore irlandese realizza un interpretazione da Oscar. Murphy si trasforma diventando un uomo scavato, consumato, smagrito. Piena è l’immedesimazione e la somiglianza estetica al personaggio storico, una prova da attore totale. Grandissima Florence Pugh, nei panni di Jean l’amante del protagonista. Grandioso Robert Downey Jr. che si scrolla di dosso Iron Man, tirando fuori un interpretazione magistrale e drammatica. Davvero bravo Matt Damon, chiamato ad un ruolo non facile nei panni del generale, che sarebbe potuto facilmente cadere in una caricatura. Brava anche Emily Blunt nei panni della moglie di Oppenheimer. Mentre menzione d’onore per Rami Malek, con un ruolo piccolo ma cruciale, che ha interpretato con passione e convinzione.
Conclusioni
Un film imperdibile. Ma soprattuto un film da vedere al cinema per godere a pieno dell’esperienza cinematografica. Se vi trovate a Roma o Milano, potreste vederlo anche nell’originale 70 millimetri, un’esperienza che non si fa tutti i giorni. Sperando di avervi convinto a correre al cinema non appena Oppenheimer arriverà in Italia, non possiamo che salutarvi. Noi ci leggiamo alla prossima recensione!
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