Come avrete sicuramente saputo, nella giornata di ieri Sony ha ufficializzato il tanto vociferato Project Spartacus, il quale si è rivelato molto meno ambizioso del previsto. Infatti, la compagnia ha semplicemente deciso di fondere il PlayStation Plus e il PlayStation Now sotto un’unica etichetta divisa in tre tier differenti. E dopo aver esaminato attentamente i piani proposti, mi è sorta spontanea una domanda. Ce n’era davvero bisogno? La risposta è meno semplice e scontata del previsto, dato che con molte probabilità ad averne bisogno era il colosso nipponico, piuttosto che i giocatori. Purtroppo non ho alcun dato in mano a sostegno della mia tesi, ma in generale mi sembra che il PS Now non abbia mai avuto un gran mordente nei confronti del pubblico.
Certo, è un ottimo servizio per recuperare quei titoli vincolati alle precedenti PlayStation, come Metal Gear Solid 4 o Sly Cooper: Ladri nel tempo, per citarne alcuni. Quel tipo di giochi che appunto richiederebbero il recupero delle relative console, o che potrebbero essere difficili da reperire a prezzi onesti. Ma se devo pensare al Now come ad un servizio di noleggio competitivo, faccio veramente molta fatica. Anche perché se guardiamo in quella direzione il Game Pass è un’alternativa decisamente più allettante e credo che i suoi 25 milioni di iscritti ne siano la prova.
Speranze infrante
Se seguite Nerdpool con costanza probabilmente avrete notato che mi sono espresso più volte in merito al servizio offerto da Microsoft. Continuo a pensare che un modello del genere sia poco sostenibile, e se il colosso di Redmond può permetterselo è per merito dei suoi miliardi. Tuttavia, vista la direzione che sta prendendo il gaming è molto probabile che, sul lungo periodo, la strategia adottata da Phil Spencer si riveli vincente. Pertanto, quando verrà il momento Microsoft si ritroverà in una situazione predominante sui suoi competitor.
Il punto però è che, per quanto certe compagnie possano essere grosse, nessuna di queste potrebbe mai proporre un abbonamento tanto vasto e completo. Ma soprattutto, è impensabile che Sony potesse includere i suoi giochi first party sul nuovo PlayStation Plus al day one. Se consideriamo che molti degli introiti della suddetta derivano proprio dalla vendita dei giochi e che questi solitamente totalizzano svariate milioni di copie solo nella settimana del lancio, dovreste facilmente comprendere che una mossa del genere sarebbe stata deleteria. Chi vorrebbe mai svendere il frutto di anni di duro lavoro e milioni di dollari attraverso un abbonamento da pochi euro (o qualsiasi altra moneta)? Probabilmente un folle, o chi possiede talmente tanti miliardi da non doversi preoccupare di un periodo in perdita.
Questione di sopravvivenza
Detto ciò, è plausibile che l’integrazione del PS Now al PlayStation Plus sia stata una mossa fisiologica necessaria. Non sono però sicuro che i listini dei prezzi relativi ai piani Extra e Premium siano convenienti. Le informazioni rilasciate fanno intendere che il “nuovo” servizio verrà potenziato sul fronte dei giochi a noleggio, arrivando a proporre più di 700 titoli. Indicativamente, 400 di questi dovrebbero far parte dei cataloghi PS4 e PS5, mentre i 340 restanti verrebbero dedicati alle librerie PS3/PS2/PS/PSP. In ogni caso, 120€ all’anno per poter disporre di tutti i benefici proposti mi sembrano un po’ troppi.
Aggiungiamoci che in genere tendiamo ad essere abbonati ad altri servizi come Netflix, Disney+, Amazon Prime o Xbox Live Gold e Nintendo Online in ambito gaming, dunque l’aggiunta di un abbonamento di tale portata è da considerarsi gravosa per le finanze. Non sempre abbiamo il tempo per godere appieno di questi pacchetti ed è inevitabile che in una certa misura qualcosa vada perso. Quindi, per rendere davvero appetibile le opzioni più esose, Sony dovrà fare molto più che il solito compitino. Da questo punto di vista, è plausibile che la compagnia riesca ad aggiudicarsi alcuni giochi third party al D1, proprio come accaduto recentemente con Shadow Warrior 3. Tuttavia mi chiedo se mosse del genere riusciranno lo stesso a conquistare il pubblico.
Vie alternative
L’elemento su cui mi preme soffermarmi è comunque un altro. Ponendo che questo rinnovamento sia stato fatto per mettere in nuova luce il Now, siamo sicuri che il servizio non si potesse sviluppare in altro modo? Analizzando i dettagli del PlayStation Plus Premium, l’unico elemento che mi è parso interessante è l’aspetto legato al retrogaming. E allora dico, non sarebbe stato meglio trasformare il Now o proporre un servizio stand-alone incentrato su questo aspetto? Nemmeno Microsoft con la sua retrocompatibilità è riuscita a coprire l’immenso catalogo di giochi Xbox, di conseguenza Sony avrebbe potuto inserirsi in un mercato nuovo. Licenze permettendo, pensate ad un servizio che vi dà accesso alla maggior parte dei titoli usciti su tutte le precedenti PlayStation. Con un prezzo competitivo avrebbe sicuramente attirato l’attenzione dei più nostalgici o di tutti i giocatori che vorrebbero scoprire i titoli del passato.
Secondo me sarebbe stata una decisione ben più coraggiosa e, in una certa misura, più apprezzata. La massa voleva un’alternativa al Game Pass e non potendogliela offrire, Sony ha optato per un servizio che – almeno per ora – non sembra valere i soldi richiesti. Perciò, non sarebbe stato meglio confezionare un’offerta attorno al retrogaming invece di trattare questo aspetto come roba per hardcore gamer disposti a pagare 120€? In conclusione, penso che Sony avrebbe potuto agire diversamente e che tale scelta sia stata spinta dalla necessità di salvare un servizio poco allettante. Ma come spesso accade, soltanto il tempo ci dirà se questa scelta sarà vincente o meno.
E voi che cosa ne pensate? Scrivetecelo nei commenti e continuate a seguire Nerdpool.it per restare aggiornati sul mondo videoludico!
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