Le guerre non finiscono mai davvero con la sconfitta o la resa di uno dei due schieramenti. Ogni conflitto porta con sé una serie di traumi e di esperienze terribili che possono avere conseguenze gravi sia sulla popolazione civile che sui soldati. Si parla infatti di PTSD, o Disturbo da Stress Post-Traumatico, che può manifestarsi nel rivivere continuamente gli eventi traumatici ai quali si è assistito con i propri occhi. Yamada Sansuke, con il suo manga Polvere di Stelle, analizza questa tematica in modo molto interessante, imbastendo una storia a tratti quasi comica, ma al contempo estremamente cruda e drammatica. La serie si compone di 7 volumi e Coconino Press ha appena pubblicato il quarto. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone è una nazione a pezzi e sulle sue macerie si muovono i due protagonisti. Conosciamoli meglio…
È meglio impazzire da ubriachi, o impazzire da sobri?
Kawashima e Kuroda, due soldati dell’esercito giapponese, si ritrovano in una Tokyo distrutta e occupata dall’esercito americano dopo la fine del conflitto. Il primo ricopriva il ruolo di comandante e ora passa le sue giornate bevendo saké fin dalla mattina, senza mostrare interesse verso altre occupazioni. Ha un chiosco in cui vende Zosui, un tipo di zuppa giapponese, ma lascia che siano altri a occuparsene. Quando tra alcuni clienti scoppia una violenta rissa, decide di intervenire e si trova faccia a faccia con Kuroda, che non vedeva da tempo. Quest’ultimo aveva servito come soldato proprio nel plotone del comandante e tra i due si era instaurato un ottimo rapporto di complicità e amicizia, ma Kawashima è ormai disilluso e non riesce a vivere questo incontro con gioia. Un comportamento opposto a quello di Kuroda, senza soldi e in cerca di cibo, ma che vede questo momento come l’occasione per ritrovare un vecchio amico e ricominciare ad avere forse una vita dignitosa.
La guerra ha colpito tutti, portando ogni persona a cambiare la propria vita e anche il carattere. Il rango sociale ha perso di valore e tutti sono accomunati dallo stesso destino. Ora più che mai bisogna sapersi reinventare e trovare il modo di sfruttare al meglio le proprie capacità. Così, Kuroda si ritrova prima a dare una mano nel chiosco dell’amico e poi a fare da guardia del corpo ad alcune panpan, ragazze che decidevano di prostituirsi per sopravvivere in quegli anni. Paffuto e con una lunga barba incolta, Kuroda incute timore a chi si trova ad affrontarlo, ma nasconde dentro di sé un cuore d’oro. Proprio per questo finisce per affezionarsi facilmente alle persone e vorrebbe fare di tutto per far tornare il sorriso sul volto del suo ex comandante. Le sue azioni danno vita a diversi siparietti comici che divertono e che alleggeriscono l’atmosfera del racconto, che si fa più gravosa talvolta nei dialoghi tra i due protagonisti. Kawashima pensa che forse per lui sarebbe stato meglio morire prima e che ubriacarsi sia l’unico modo per far finta che tutto vada bene. Ma il comandante non è sempre stato così, e questo è ben raccontato nel secondo volume, dove l’autore ci riporta ai tempi della guerra per raccontare il primo incontro tra i protagonisti e alcuni momenti cruciali vissuti in quegli anni.
Un ritratto preciso e crudo della società giapponese
Yamada Sansuke è molto accurato nel costruire il contesto storico su cui si sviluppa il racconto e nel mettere in luce diversi aspetti della società giapponese del tempo e di com’era la vita tra i ranghi dell’esercito. Concetti che oggi fanno parte della morale comune in quell’epoca avevano tutt’altro valore e questo è ben evidente dai discorsi dei soldati e dei reduci che parlano di minorenni e di donne in maniera aberrante. Lo stesso Kawashima, nel suo ruolo di comandante, è costretto a fare scelte drastiche e che continueranno a tormentarlo a lungo. Il giovane uomo che incontriamo all’inizio del flashback nel secondo volume è molto diverso da quello che ora vive tra le macerie di Tokyo.
Nel frattempo, mentre molti uomini non riescono a riprendersi dai traumi visti sui campi di battaglia o li combattono trasformandosi in animali, le donne reagiscono con orgoglio e con grande coraggio. C’è chi si occupa di tenere in vita le poche attività commerciali rimaste o chi decide di concedere il proprio corpo, ma di farlo con consapevolezza e chiedendo in cambio il giusto rispetto. I bambini, a loro volta, non possono avere un’infanzia pacifica, ma si trovano costretti a crescere prima del previsto e a svolgere attività da adulti che però li mettono in pericolo. Molti sono orfani e devono ingegnarsi in ogni modo per guadagnarsi qualcosa per mangiare.
Polvere di stelle si dimostra un’opera capace di trattare argomenti pesanti in maniera seria e accurata ma senza risultare mai noiosa o troppo didascalica. Anzi, le parti più comiche smorzano il tono del racconto e lo rendono molto più scorrevole, permettendo al lettore di prendere un respiro quando l’atmosfera inizia a farsi pesante. Se volete approcciarvi a quest’opera il consiglio è di non fermarsi al primo volume, ma di recuperare almeno il secondo, per farsi un’idea migliore dello stile di Yamada Sansuke. Per noi i primi tre volumi sono più che promossi e siamo curiosi di sapere come proseguiranno le vicende di Kawashima e Kuroda.
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