The Ambassadors, ambizioso progetto di Mark Millar edito in Italia da Panini Comics, è una miniserie di sei albi ognuno disegnato da un autore diverso: Frank Quitely, Travis Charest, Olivier Coipel, Karl Kerschl e gli Italiani Matteo Scalera e Matteo Buffagni.
I nomi per la realizzazione grafica di questa ulteriore espansione del Millarworld ci sono tutti, spinto anche dall’acquisto da parte di Netflix dei diritti per la produzione di serie sull’universo Millar nel 2018. Ricordiamo negli ultimi anni diverse produzioni tratte dai suoi fumetti, come Jupiter’s legacy e Super Crooks, mentre altre usciranno nei mesi a venire.
COME TI RIBALTO IL CONCETTO DI SUPEREROI
In The Ambassadors Millar ribalta il concetto da sempre alla base di ogni fumetto supereroistico: non sono il morso di un ragno o l’esposizione a delle radiazioni a dare i superpoteri ai fortunati futuri eroi. I poteri verranno dati alle persone più meritevoli, uno per nazione.
Questo concept del tutto inedito in ambito supereroistico viene portato avanti in modo spedito, affidando ogni capitolo ad un disegnatore diverso per rappresentare altrettanto paesi prescelti.
Choon-He è la cofondatrice Chung Solution insieme a suo marito Jin-Sung. I due hanno messo a punto un modo per donare, attraverso la tecnologia, dei poteri a comuni esseri umani, scegliendone tre per volta da un database di circa 50.
Ma le intenzioni dei due coniugi sono molto differenti tra loro. Mentre Choon-He è intenzionata a distribuire questi poteri ai più meritevoli, suo marito punta alla loro vendita ai ricchi della terra, costituendo così una elite ancora più spietata di ricchi super potenti, di cui lui sarà a capo.
Le direzioni opposte dei due coniugi porteranno anche ad una guerra tra due differenti fazioni di supereroi portati allo scontro proprio dai due ex coniugi.
ANCHE L’OCCHIO VUOLE (ED HA) LA SUA PARTE
Le differenze di illustratori da un paese all’altro esalta ancor di più le differenze architettoniche, sociali e culturali delle varie parti del mondo dove la storia si sviluppa. Una scelta sicuramente funzionale al racconto.
La scelta dei soggetti, seppur interessante nelle prime battute, diventa stucchevole nella seconda metà dell’albo, sia dal lato narrativo che come strategia di Choon-He stessa: l’uomo, in quanto fallibile, non potrà mai trovare un parametro adatto per scegliete a chi donare i poteri.
Seppur da un lato, come detto in apertura, l’idea della meritocrazia sia innovativa, dall’altra se ne evince anche la fallibilità e l’imperfezione.
Graficamente molto impattante e ben realizzato. La sensazione che ci si trovi davanti ad una produzione di altissimi livelli si avverte costantemente durante la lettura. Un progetto ambizioso che potrebbe tranquillamente trovare un’altra dimensione rappresentativa presso altri tipi di media.
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