La tazza questa volta è piena di un fumetto francese molto divertente che non mancherà di deliziare gli appassionati di fantascienza più esigenti. Parliamo di Infinity 8 di Lewis Trondheim e Olivier Vatine.
Infinity 8 è un reboot, A conti fatti possiamo dirlo, c’è reboot e reboot.Â
Nei fumetti questo è un evento che accade quando è necessario sbrogliare un difficoltoso snodo narrativo senza via di uscita o dopo che un particolare personaggio muore. Qualcuno ha detto Crisi sulle Terre Infinite?
Nel panorama fumettistico odierno i reboot, parlando di Marvel e DC, a volte questi sono molto divertenti perché, quando usati bene, permettono di esplorare aspetti narrativi inaspettati e, a volte, innovativi.
Altre volte, invece, i reboot lasciano un po’ il tempo che trovano. E poi arriva un fumetto come Infinity 8, che del reboot ne fa una vera e propria regola.
Trama
Ma andiamo con ordine. Che tipo di fumetto è Infinty 8 e di cosa parla?
C’è un vascello intergalattico, la Infinity 8, che sta viaggiando indisturbato con il suo equipaggio e i suoi passeggeri. Un infinito numero di razze aliene (c’è anche la razza umana, state tranquilli), verso la sua destinazione.
Ad un certo punto il vascello si ferma davanti ad un cumulo fluttuante di macerie e detriti della grandezza di un sistema solare. Cosa sia successo veramente in quel posto, però, non è dato saperlo. Al capitano del vascello che deve indagare sull’accaduto non rimane altro da fare: attivare la famigerata procedura 8.
E in cosa consiste la procedura 8 è presto detto: dopo aver vissuto la sua linea temporale per 8 ore. Il capitano del vascello può decidere, fino ad un massimo di 8 volte consecutive, se andare avanti per quella timeline o ritornare indietro nel tempo fino a 8 ore prima conservando, però, i ricordi degli eventi appena trascorsi.
Nello svolgersi delle 8 ore un agente scelto indagherà su quanto accaduto in quel particolare angolo di universo per fare successivamente rapporto al capitano. Se qualcosa dovesse andare, immancabilmente, per il verso sbagliato il capitano potrà ripartire da capo per ovviare al fallimento della missione.
Da qui il titolo Infinity 8.  Otto reboot per 8 storie diverse, in 8 volumetti, che raccontano le vicissitudini di 8 agenti chiamati ad indagare sullo stesso avvenimento.
Considerazioni
Partiamo dicendo che infinity 8, creato da Lewis Trondheim e Olivier Vatine, è un fumetto in cui il processo creativo autoriale è parte integrante della storia stessa e del prodotto finale; la stessa vicenda viene vista, per volere dei suoi autori, da 8 punti di vista diversi tanti quanti sono gli agenti chiamati ad indagare sull’accaduto.
Assolutamente geniale e, in un certo qual modo, un espediente narrativo squisitamente cinematografico.
Un progetto complesso, quindi, sviluppato per 8 volumi, che ha richiesto un disegnatore diverso per ogni singolo albo (o punto di vista) e che ha permesso ad ogni artista di omaggiare il proprio autore di riferimento.
Sfogliando i sei volumetti usciti finora, infatti, saltano agli occhi i chiari rimandi ai maestri e ai grandi del fumetto mondiale tutto; parliamo di artisti del calibro di Moebius, Enki Bilal o Jack Kirby, solo per fare qualche nome.
Però Infinity 8 è senza ombra di dubbio un fumetto francese (la famosissima bande dessinée) e, secondo me, un titolo della migliore tradizione fantascentifica.
Potrebbe risultare, poi, fin troppo facile accostare il titolo ad un altro leggendario e indiscusso capolavoro d’oltralpe, ideato da due autori altrettanto leggendari quali Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, che risponde al titolo di Valérian e Laurelin – Agenti spazio temporali.
Oltre ad a condividere il tema dei viaggi spaziali e nel tempo, infatti, i due titoli hanno in comune anche un ritmo particolarmente scoppiettante, dei risvolti narrativi da cardiopalma e colpi di scena a orologeria. Tutti elementi che riescono, in mano alle sapienti mani dei due autori, a tenere il lettore incollato alla storia dalla prima all’ultima pagina.
In più, Infinty 8 presenta un numero infinito di intelligenti e divertentissimi paradossi orchestrati maniacalmente, e nei minimi dettagli, dai due creatori per stupire una volta di più il lettore che, dopo ogni riavvio, avrà il suo da fare per mettere assieme i pezzi di questo ingegnoso meccanismo. Provare per credere!
Considerazioni finali
Quello che Trondheim e Vatine ci propongono, in definitiva, è un mix molto ben riuscito di fumetto autoriale, di stampo nord-europeo, amalgamato alle dinamiche da comics made in U.S.A. e con un’abbondante spruzzata di science fiction old-style. Quella fantascienza vecchia maniera volutamente omaggiata dai due creatori attraverso personaggi femminili, i protagonisti della serie, vestiti da tutine super aderenti che ne mettono in risalto le procaci forme.
Personaggi che devono molto, manco a farlo apposta, ad un altro immortale capolavoro. Quel gran pezzo di storia del fumetto creato da Jean-Claude Forest e che risponde al titolo di Barbarella. Un Must!
Per quanto mi riguarda un fumetto consigliatissimo a chi ama la fantascienza più pura e naif, ma solo in apparenza, badate, e che si è meritato a pieni voti il suo posto in vetrina.
V per Vertigo!
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