Ventesimo film del Marvel Cinematic Universe, allo scoccare dei 10 anni del suddetto universo, e secondo capitolo di uno dei super eroi meno conosciuti, ecco a voi la recensione di Ant-Man and The Wasp.
La trama
Come già avevamo avuto modo di scoprire nel primo film, la moglie di Hank Pym, Janet van Dyne, rimpicciolendosi infinitamente evitò lo scoppio di un ordigno russo. La riduzione a livello subatomico però la intrappolò nel regno quantico.
Dopo gli eventi di Civil War, Scott Lang, è costretto ai domiciliari per due anni. Hope e Pym, fuggitivi dal FBI, cercano un modo per riaprire un passaggio per il regno quantico e per pochi istanti ci riescono. Questo provoca uno strano sogno nel protagonista, che essendosi anche lui rimpicciolito quanticamente (ma poi tornato indietro) diventa il messaggero di Janet.
Scott cerca di rimettersi in contatto con la coppia di scienziati, e gli racconta telefonicamente lo strano sogno che ha fatto.
Hope impegnata nell’acquisto di un particolare pezzo per la macchina che gli permetterà di entrare nel regno quantico, deve affrontare Sonny Bruch e i suoi uomini, che cercano di entrare forzatamente in affari con lei e il padre. Dopo aver affrontato gli scagnozzi, Wasp viene attaccata da un “fantasma“, che gli ruba il laboratorio e il pezzo.
Cercando un modo per ritrovare il laboratorio, il gruppo si rimette in contatto con Bill Foster, vecchio collega di Pym nello S.H.I.E.L.D., per cercare un modo per ritrovare il palazzo. Dopo essere riusciti a trovare l’edificio e il nascondiglio del fantasma, scoprono che Foster è in combutta con lo strano tipo.
Liberatisi riescono a far funzionare il tunnel quantico, e Pym decide di andare personalmente a recuperare la moglie.
Tra un problema e l’altro riusciranno nella loro missione.
La recensione
Personalmente attendevo da un po’ questo nuovo capitolo Marvel. Ant-Man and the Wasp infatti ha esplorato maggiormente l’universo quantico.
Chi ha letto un po’ di fumetti sa che questo è un elemento fondamentale per lanciare il filone Secret War. Il regno quantico è accessibile, infatti, solamente attraverso la magia di Dr Strange e il rimpicciolimento subatomico delle tute di Ant-Man.
In Avengers 4 il protettore dell’occhio di Agamotto per salvare i compagni “distrutti” da Thanos dovrà , quasi sicuramente, far ricorso al regno quantico per accedere ad un universo parallelo, dove recuperare le gemme dell’infinito, dando così il via al multiverso.
E anche se il prossimo universo narrativo sembra essere quello della Secret Invasion non è detto che la Disney non abbia piani in quel senso.
Ho trovato il film buono, niente di eccezionale, ma godibile. Nel film sono presenti le classiche battute stile Disney ma se si va a vedere un film del genere ce le si deve aspettare, e alcune sono un po’ forzate. Oltre a Scott Lang la parte comica è data dai suoi collaboratori: Luis, Dave e Kurt.
Gli attori in generale si sono comportati bene. Oltre ai classici, Paul Rudd, Evangeline Lilly e Michale Douglas, troviamo:
- Hannah John-Kamen, abbastanza convincente nel suo ruolo (ma personalmente mi aveva già convinto con Black Mirror);
- Michelle Pfeiffer anche se è stata presente per poco sullo schermo;
- Micahel Peña, che in questo film ha molto più spazio che nel primo;
- Walton Goggins sa quello che fa, ma non mi ha fatto impazzire;
- Randall Park è stato protagonista di alcuni dei siparietti comici in stile Disney, ma niente di più;
- Judy Greer avevamo avuto modo di apprezzarla già nel primo film;
- David Dastmalchian e T.I. sono stati abbastanza giusti nel ruolo di spalle comiche;
- Bobby Cannavale ha avuto un ruolo quasi irrilevante;
- Laurence Fishburne è l’attore con il ruolo minore che mi è piaciuto, legato al fantasma, e che cerca il modo per aiutare tutti, è stato estremamente convincente.
La pellicola spazia su svariati temi e su più livelli di approfondimento.
Per esempio, ci sono tre fazioni per cui “tifare”:
- Ant-Man, Wasp e Hank Pym, che cercheranno di salvare Janet;
- Foster e il Fantasma, che cercano una soluzione per salvare quest’ultimo;
- Sonny Bruch e i suoi, che cercheranno di mettere i bastoni fra le ruote agli altri due gruppi.
Altro importante punto toccato e ulteriormente sviluppato è il profondo rapporto tra Lang e sua figlia. Il film evidenzia le difficoltà che un padre deve affrontare per condurre una vita quanto meno dignitosa e contemporaneamente cercare di essere un buon genitore.
Ormai come praticamente tutti i film Marvel ha una colonna sonora che richiama le canzoni degli anni ’80 (grazie James Gunn).
Trovo inutile analizzare singolarmente i vari aspetti del film, come ho fatto per altre pellicole. Ormai i cinecomics hanno raggiunto dei buoni livelli di regia e puntano tutto sugli effetti speciali, che ovviamente neanche in Ant-Man and the Wasp mancano. Combattimenti adrenalinici, nuove abilità della tuta e un buon approfondimento di Sott riescono a far passare una serata tranquilla a tutti, amanti dei film Marvel e non.
La scrittura non è niente di particolarmente cerebrale, ma si adatta bene al contesto generale del film. Gli effetti visivi sono invece davvero ben realizzati. Le scene nel regno quantico mi hanno ricordato i cambiamenti della realtà di Dr Strange.
In generale quindi il film si presenta come un buon modo per passare un po’ di tempo in compagnia. Dovete però aver visto il primo film, altrimenti parecchie cose vi suoneranno strane.
Ovviamente non c’è bisogno che vi ricordi che questo è un film Marvel e che quindi non ci si deve alzare dalla poltrona fino a che lo schermo non diventa nero. Se sarete fortunati, come me, potreste trovare ancora la moneta da collezione del film.
Scopri di più da NerdPool
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.