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Monster Hunter Rise: recensione

Dopo l'annuncio a sorpresa di sei mesi fa e due hands-on per merito delle demo, abbiamo finalmente messo le mani su Monster Hunter Rise. Scoprite il nostro verdetto nel corso di questa recensione!

Quando lo scorso settembre Capcom ha annunciato Monster Hunter Rise, siamo stati colti alla sprovvista. Il supporto post-lancio di Monster Hunter World: Iceborne si era appena concluso e mai avremmo immaginato che la casa di Osaka avesse già in serbo un nuovo capitolo di questa fortunata serie. È così che, nel giro di pochi minuti, siamo stati stregati da un trailer che mostrava un setting azzeccatissimo, nuovi mostri e meccaniche di gioco. I nostri dubbi riguardavano principalmente i contenuti e le performance, ma siamo stati rassicurati prima dalle demo e poi dal prodotto completo. Ma procediamo con ordine.

MH Rise è un gioco tutto sommato atipico poiché si colloca a metà strada tra l’innovazione e la tradizione. A livello strutturale abbandona la via intrapresa con MHW – che unificava giocatore singolo e multiplayer – e propone due componenti separate come in passato. E se World era già estremamente accessibile per i nuovi giocatori, Rise compie un altro passo deciso in questa direzione. Infatti, le missioni del villaggio offrono esclusivamente incarichi di basso grado, con una difficoltà generale veramente bassa. Le missioni della base invece offrono sia missioni di basso grado che di alto grado, ma possiedono un livello di sfida molto più elevato e sono giocabili in compagnia.

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La storia è infine un altro elemento che segna un ritorno al passato, dato che si rivela poco più di un pretesto. Il villaggio di Kamura è in pericolo a causa di un’orda di mostri chiamata Furia, apparentemente alimentata dal temibile Magnamalo. Al giocatore spetta il compito di scoprire le cause di questa minaccia e di scongiurarne ogni possibile conseguenza.

Kamura e il mondo di MH Rise

In termini narrativi Monster Hunter Rise risulta perfino meno elaborato di MH4U, tuttavia il mondo di gioco e i suoi abitanti sono estremamente affascinanti. Buona parte del merito è dovuto al setting nipponico – dato che Kamura è un villaggio di ninja – ma sarebbe riduttivo. I personaggi sono dotati di molteplici linee di dialogo che aiutano a delinearne la caratterizzazione, e poi il villaggio trasuda vita. Guardandosi intorno è facile accorgersi come Ichinose e il suo team abbiano riempito il tutto con numerosi dettagli e animazioni che rendono sempre piacevole il tempo speso nel suddetto.

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Siamo rimasti estremamente colpiti anche dalle mappe di gioco, che in questo capitolo fondono natura e ruderi di antiche civiltà. Proprio come su MHW, gli scenari sono esenti da caricamenti, benché risultino generalmente più piccoli e meno intricati. Il level design di ogni zona resta comunque di altissimo livello, e ciascuna delle 4 mappe offre un quantitativo di passaggi e zone segrete impressionante. A tal proprosito, uno degli elementi che più abbiamo apprezzato è la dualità dell’esplorazione. In sella ai Palamute – i cani ninja cavalcabili in qualsiasi istante – è possibile sfrecciare da una parte all’altra degli scenari in pochissimo tempo. Addirittura essi permettono di scalare senza sforzi le pareti con rampicanti, e portarseli a caccia riduce quasi totalmente i tempi morti.

Le cose cambiano radicalmente nel momento in cui si decide di andare a piedi, perché si ha modo di spolpare a dovere ogni location. Non a caso, esplorando più a fondo ci siamo imbattuti in nuovi siti per gli accampamenti o addirittura collezionabili che raccontano storie del passato. L’inserimento degli insetti filo ha infine permesso agli sviluppatori di dare un nuovo senso alla verticalità degli scenari, tant’è che raggiungere le zone più elevate non è mai stato così semplice.

Il rampino? Un lontano ricordo

Veniamo ora all’elemento più importante della produzione, ovvero il gameplay. Da questo punto di vista, Monster Hunter Rise si è rivelato ancora più divertente e soddisfacente di World. La novità assoluta è rappresentata dagli insetti filo che vi abbiamo anticipato poc’anzi, i quali cambiano radicalmente le dinamiche del gameplay. Grazie ad essi, quando non impugniamo l’arma possiamo utilizzare il filscatto, che permette di spostarci in orizzontale o in verticale premendo ZL+A/X. La pressione simultanea di ZL+ ZR fa apparire un reticolo di mira che consente di direzionare meglio lo spostamento, e se invece premiamo B mentre siamo in aria, eseguiremo un’utilissima schivata aerea manovrabile. Direzionando un filscatto su una parete possiamo anche cimentarci in corse sui pendii più ripidi, a patto di avere resistenza a sufficienza. Infine, se durante una battaglia veniamo sbalzati in aria da un mostro, con la pressione di ZL+B possiamo riprendere il controllo.

Per quanto riguarda i combattimenti, impugnando l’arma possiamo scatenare un portentoso attacco con fildiseta. Ciascuna delle quattordici categorie di armi possiede due attacchi con filo (possiamo selezionarne uno alla volta dalla cassa) eseguibili solitamente con ZL+X. Le armi più pesanti possono contare anche su manovre evasive extra utilizzabili con ZL+A. Queste meraviglie ovviamente hanno un costo, non è possibile spammare all’infinito scatti e tecniche speciali e ciò si traduce in un cooldown. Il tempo di attesa dopo uno scatto è relativamente breve, mentre le tecniche hanno solitamente cooldown più lunghi. Nel corso della battaglia diventa quindi importante capire come sfruttare al meglio le proprie risorse tra offensiva e mosse evasive. Fortunatamente, grazie alla fauna endemica possiamo aggiungere un terzo insetto filo per un breve periodo di tempo.

Battaglie adrenaliniche

Più in generale, i combattimenti su Monster Hunter Rise mantengono intatto il feeling tradizionale della serie, ma ne guadagnano in termini di mobilità e adrenalina. Rispetto ad Iceborne si notano alcune differenze, anche se ogni arma ha beneficiato di diverse aggiunte. Sono presenti anche alcune mosse personalizzabili con un risultato che ci ha ricordato MH Generations.

Un’altra novità degna di nota è il rework del Corno da Caccia, che ora risulta più immediato e divertente che in passato. In questa iterazione della serie, gli sviluppatori hanno eliminato l’attacco in estrazione e la necessità di dover comporre la melodia prima di poterla eseguire. Difatti, ogni Corno possiede tre motivi, in questo caso attivabili ripetendo due volte la stessa nota. I tasti associati alle note sono X, A e X+A e la loro pressione in successione permette di eseguire il Trio armonico. Si tratta di una mossa piuttosto lenta che tuttavia attiva le suddette skill. Una volta riempito l’apposito indicatore è possibile eseguire la Melodia infernale, che infligge danni e attiva un effetto extra. In termini pratici, durante una sessione di caccia è possibile tenere i propri compagni sempre buffati, causando al contempo danni considerevoli. Insomma, non potevamo chiedere di meglio.

Non ci sono invece grosse differenze riguardo le abilità delle armature: nonostante qualche modifica a skill tipo Bonus attacco – che oltre ad una percentuale aggiunge anche un certo valore definito – le abilità di punta restano quelle viste su World e Iceborne. Ad essere cambiato è altresì il sistema di creazione dei gioelli, non più affidato a statistiche random, ma definite. Sfortunatamente la componente randomica continua ad occupare una forte presenza, dato che ad essa è affidata la creazione dei talismani.

Cavalcatura Wyvern

Le novità relative al gameplay non finiscono qui, infatti MH Rise porta con sé due grossi cambiamenti che stanno facendo discutere parecchio. Il primo di questi è la possibilità di cavalcare i wyvern in una sorta di minigioco. A seguito di uno scontro tra wyvern o infliggendo un certo numero di danni con gli insetti filo, è possibile cavalcare i mostri. Una volta sopra di essi possiamo cimentarci in un combattimento tra creature, oppure schiantare direttamente il malcapitato di turno per infliggere danni ingenti. Durante i combattimenti possiamo eseguire un attacco leggero, uno pesante o una schivata, quest’ultima al costo di un insetto filo. Colpendo ripetutamente i mostri avversari si riempie una barra che una volta completa ci permette di eseguire una finisher devastante. Il tutto è regolato da un timer che determina la durata di uno scontro e che si riduce notevolmente quando subiamo danni.

Si tratta di un’aggiunta che abbiamo apprezzato considerevolmente perché svecchia il sistema precedente e dona maggiore varietà al gameplay. Siamo però consapevoli che potrebbe non piacere a tutti, poiché rallenta il ritmo dell’azione (con buona pace degli speedrunners).

La modalità Furia

La seconda novità di gameplay introdotta su Monster Hunter Rise è la modalità Furia. In questo caso si tratta di una vera e propria tower defense che sostituisce i noiosissimi assedi dei capitoli precedenti. Ancora una volta abbiamo per le mani una modalità che potrebbe non piacere a tutti, ma è ben realizzata e denota il desiderio di Capcom di svecchiare la serie. Nelle missioni Furia dobbiamo respingere varie ondate di mostri e un portentoso boss finale. Per farlo, dovremo posizionare strumenti automatici, manuali o limitati, in base alle nostre risorse. Nello specifico, si tratta di balliste, cannoni e trappole di varia natura utilizzate dagli NPC o da noi stessi. Le risorse limitate sono invece i personaggi di Kamura più potenti, pronti a darci man forte.

In modo simile agli assedi è possibile utilizzare armi potenti come l’Ammazzadraghi e il Colpo wyvern frantumante e, nel corso della battaglia, dobbiamo fare affidamento su qualsiasi elemento a disposizione. Cavalcature wyvern, bombe e strumenti di varia natura sono indispensabili per poter fermare le orde. Infine, quando viene lanciato il Segnale di contrattacco possiamo gettarci nella mischia grazie ad un burst di danni delle nostre armi. A seconda degli obiettivi completati nel corso della Furia riceveremo una valutazione più o meno positiva.

In sintesi, la modalità Furia ci ha convinti e pensiamo rappresenti una buona alternativa agli assedi. Purtroppo, nel tentativo di renderla più di un semplice contorno, Capcom ha deciso limitare i mostri Apex a questa modalità. Si tratta di una decisione che non condividiamo e speriamo che in futuro i suddetti ricevano missioni “classiche” dedicate.

Felyne e Palamute

Come vi abbiamo anticipato qualche paragrafo sopra, una delle aggiunte più gradite di Monster Hunter Rise sono i Palamute. Questi amici a quattro zampe sono cavalcabili a piacimento e permettono di percorrere grandi distanze in pochissimo tempo, senza limiti dettati dalla stamina. Insieme ai Felyne possono essere portati in battaglia, ma entrambi possiedono pro e contro. I Palamute infatti offrono grande mobilità ma in battaglia risultano meno efficienti rispetto ai Felyne. Quest’ultimi d’altro canto non ci possono scarrozzare in giro, ma ci possono supportare con cure o colpendo i nemici con bombe e trappole. Come potete immaginare, il problema non si pone durante le missioni singleplayer – in cui possiamo portare due companion – ma in quelle multiplayer, in cui la scelta è limitata ad uno solo.

Ad ogni modo, la gestione e il reclutamento di questi pelosetti avviene nella Piazza compagni. Da Iori possiamo reclutare Felyne e Palamute, scegliendone i tratti caratteristici estetici; per le abilità dobbiamo invece affidarci all’RNG. Entrambe le due razze possiedono diverse skill che possono essere sbloccate ed equipaggiate aumentandone il livello, il cui cap è fissato al 35. I companion che non vengono portati in missione possono essere addestrati al Dojo e successivamente mandati in missione come Cacciaprede oppure affidati a Rondine. Quest’ultima può inviarli in spedizione a raccogliere piante di varia natura, in pratica è l’equivalente dell’orto dei vecchi capitoli. Ultimo ma non meno importante il Gufufo, nuova mascotte che sostituisce Poogie e che ogni 5 missioni lascia una serie di premi nel suo nido.

Qualità della vita e semplificazioni

Prima di avviarci verso la chiusura di questa recensione, desideriamo spendere qualche parola sulle semplificazioni apportate in Monster Hunter Rise. Il livello di difficoltà delle missioni di basso grado non è l’unica cosa ritoccata da Capcom, e alcuni cambiamenti ci hanno convinto più di altri. Ad esempio, abbiamo apprezzato la scelta di rendere permanenti i bonus alla vita e alla resistenza anche in caso di svenimento. Discorso analogo per il potenziamento delle pozioni, che ora curano istantaneamente una porzione di vita. Piacevole anche la semplificazione delle missioni di raccolta, che grazie alla possibilità di utilizzare gli insetti filo possono essere portate a termine senza frustrazione.

Ci è piaciuta anche la realizzazione della fauna endemica, che ora risulta meno situazionale rispetto a World. Più precisamente, le creature raccolte finiscono in una borsa apposita e possono essere utilizzate in qualsiasi momento nel corso della missione. Interessante anche l’aggiunta di potenziamenti permanenti per la salute e la resistenza, che semplificano la vita nelle missioni di alto grado più impegnative.

I cambiamenti che non abbiamo apprezzato non sono moltissimi, ma ci hanno sconcertati in una certa misura. Prima tra tutte l’eliminazione delle bevande calde e fresche, che nei capitoli precedenti davano quel tocco simulativo che male non faceva. Un altro cambiamento significativo ma che avremmo evitato è la scelta di rendere i mostri visibili sulla mappa fin da subito. È chiaro l’intento di Capcom di rendere MH Rise più immediato rispetto ai suoi predecessori, ma crediamo che il sistema adottato su World funzionasse a dovere. Dopotutto, la ricerca della propria preda fa parte della caccia.

Qualità tecniche, artistiche e contenuti

Dal punto di vista tecnico Monster Hunter Rise è un vero gioiello. Le qualità del RE Engine sono ormai riconosciute, ma il titolo Capcom costituisce un ottimo esempio di come dovrebbe essere ottimizzato un gioco. Dal punto di vista del frame rate, l’azione è quasi sempre incollata ai 30 fotogrammi, con sporadici cali quasi impercettibili. Il che è incredibile, dato che nelle sessioni online a 4 giocatori – con altrettanti companion – l’azione su schermo raggiunge un certo livello di caos. Dal punto di vista della risoluzione, il titolo gira a 960×540 in modalità portatile e a 1344×756 in docked. Giocato dal televisore, la resa grafica risulta un po’ più sporca rispetto alla modalità portatile, ma dispone di un buon anti-aliasing e si riesce a seguire meglio l’azione a schermo. Eccezionale anche il netcode, che non ci ha mai dato problemi nemmeno con i giocatori d’oltreoceano.

Passando alle qualità artistiche di MH Rise, siamo rimasti completamente estasiati. Il villaggio di Kamura è semplicemente fantastico, così come la colonna sonora, tra tracce inedite e i nuovi arrangiamenti. Meravigliosi anche i mostri introdotti, ispirati al folklore giapponese e tutti estremamente originali. Abbiamo apprezzato anche il boss finale, che rispetto allo Xeno’jiiva e allo Shara Ishvalda offre un combattimento decisamente più divertente. Sui contenuti siamo tiepidamente soddisfatti. Abbiamo completato Monster Hunter Rise in circa 70 ore, anche se allo stato attuale non c’è un vero e proprio endgame. Per i nuovi contenuti ci sarà da aspettare l’aggiornamento di aprile che speriamo aggiunga un po’ di carne al fuoco. Ammettiamo di essere rimasti sorpresi nello scoprire che il finale del gioco verrà aggiunto con l’update (gratuito) 3.0. È la prima volta che Capcom lascia una parentesi aperta con questa serie, e siamo curiosi di scoprire come gestirà il tutto.


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Monster Hunter Rise è uno dei capitoli più divertenti e appaganti dell’intera serie. Il merito è dovuto in larga parte agli insetti filo, che rendono l’azione estremamente veloce ed adrenalinica senza stravolgerne l’anima. E in un certo senso, rappresenta il culmine di quel processo di modernizzazione e rifinitura che ha avuto inizio con Monster Hunter 4, e che qui dà il meglio di sé. Le cavalcature wyvern e la Furia a loro volta provano a rinnovare una formula che non è mai cambiata in questi diciassette anni, con risultati convincenti. Non crediamo però che la scelta di limitare gli Apex alla sola modalità Furia sia saggia, poiché i giocatori potrebbero stancarsi in fretta. Al di là di ciò, MH Rise è un gioco in grado di incantare il giocatore grazie alle sue virtù artistiche, e ovviamente alla bontà del gameplay. In definitiva, si tratta di un ottimo capitolo sia per i veterani della serie che per i nuovi cacciatori, che si troveranno a loro agio come non mai. Monster Hunter Rise: recensione