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Harry Potter, la serie tv: chi sono gli sceneggiatori in gara per scriverla e cosa possono offrire

Prima il sensazionale annuncio, poi la conferma: la nuova serie tv su Harry Potter debutterà in esclusiva Max Original nel 2026. Per chi desidera guardarla con trepidazione l’attesa potrebbe rivelarsi insopportabile, ma considerando i tempi di lavorazione e produzione in realtà manca poco e per Warner è arrivato il momento di scegliere chi si metterà in cabina di scrittura. La decisione ufficiale verrà presa a giugno, ma intanto la rosa di candidati si è ristretta e adesso rimangono in gara solo tre profili.

La figura dello showrunner, che come sappiamo qui in Italia non ha ancora trovato una vera e propria affermazione, è fondamentale nell’economia di un progetto seriale e nella costruzione di un universo di riferimento: all’interno di una macchina produttiva di grandi dimensioni che vede la compartecipazione di diversi registi e sceneggiatori, lo showrunner è colui che tiene le redini del processo creativo nella sua interezza e complessità. Analizziamo dunque le figure sotto esame per il ruolo di sceneggiatore principale, i loro precedenti lavori e cosa possono offrire ad un racconto così delicato come quello di Harry Potter.

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Francesca Gardiner

Francesca Gardiner è completamente a suo agio col mondo della serialità: ha lavorato a due stagioni di Succession e al thriller di spionaggio Killing Eve, ma il biglietto da visita più convincente è rappresentato dal suo coinvolgimento in His Dark Materials, una serie di successo che unisce il genere fantasy a quello dell’avventura, permeata quindi di atmosfere che ben si sposano con le esigenze strutturali e drammaturgiche della saga di Harry Potter. Il curriculum artistico di Gardiner è in linea generale compatibile con il mondo nato dalla penna di J.K. Rowling, poiché sono parte integrante di esso anche le dinamiche di potere da lei affrontate in Succession e la componente d’azione che caratterizza Killing Eve.

Tom Moran

Il progetto più importante che porta la firma del giovane Tom Moran è la serie intitolata The Devil’s Hour: si tratta di un racconto thriller-horror intricato che sovrappone diversi generi e linee temporali. Anche in questo caso, vi sono le premesse ideali per un eventuale approdo nell’universo magico di Harry Potter, che a sua volta si distingue per la contaminazione di generi e per la presenza dei paradossi temporali – pensiamo alla centralità del giratempo nella trama del terzo capitolo. Il profilo di Moran è particolarmente adatto alla causa anche per la sua propensione ad atmosfere cupe e destabilizzanti, che soprattutto nella seconda parte della saga di Harry Potter diventano preponderanti.

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Kathleen Jordan

Kathleen Jordan è un’altra candidata ideale per ricoprire il ruolo di showrunner della serie. A differenza degli altri due sceneggiatori, Jordan è specializzata nelle storie adolescenziali e di formazione, e questo potrebbe rivelarsi un grande vantaggio considerando che quella di Harry Potter è a tutti gli effetti una storia di formazione costruita proprio sulle graduali fasi di crescita dei suoi protagonisti. Con American Princess ha gestito una struttura di racconto più classica, mentre scrivendo Teenage Bounty Hunters si è misurata con un prodotto più atipico. Da poco è invece impegnata nella progettazione della serie The Decameron, ispirata all’omonima raccolta di Boccaccio, che dovrebbe aiutarla a prendere confidenza con i toni epici e l’ampio respiro di un’epopea di finzione.

Le riunioni con J.K. Rowling

A Gardiner, Moran e Jordan è stato chiesto di preparare una loro proposta narrativa e concettuale delle sette stagioni che racconteranno gli altrettanti libri da cui la storia è tratta. Aspettando di capire quale delle tre idee sarà la più intrigante, sono già iniziate diverse sessioni di confronto tra la produzione e J.K. Rowling, e secondo alcune indiscrezioni pare che l’atmosfera durante queste riunioni sia incandescente, a tal punto da essere definite “psicodrammi”. L’esplosione di alcune tensioni è dovuta sicuramente alla delicatezza degli argomenti – non è semplice ideare una nuova trasposizione – e alla comprensibile affezione di Rowling nei riguardi del proprio lavoro. La Warner, ad ogni modo, l’ha definita intoccabile alla pari di Clint Eastwood e Steven Spielberg; d’altronde la showrunner numero zero, in questa serie, è lei.


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