Abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima Dune – Parte 2, il nuovissimo film di Denis Villeneuve tratto dall’omonimo libro di Frank Herbert e sequel della pellicola uscita nel 2021.
Se Dune poteva essere considerato un antipasto dell’enorme universo costruito da Frank Herbert, Dune – Parte 2 allora è senza dubbio il primo, il secondo, il contorno ed il dessert. Infatti, nonostante l’importanza del primo film che metteva in scena dinamiche fondamentali volte a coinvolgere lo spettatore in un mondo verso il quale si affacciava per la prima volta, una volta visto questo secondo capitolo è chiaro che si trattava solo di un’introduzione.
Universo di Dune: attrazione e coinvolgimento
La seconda fatica di Denis Villeneuve è un film colossale sotto quasi tutti i punti di vista. È palese, infatti, l’intento di realizzare un racconto solido e impattante, in grado di fare prepotentemente breccia nel pubblico più vasto possibile. Dalle già iconiche musiche di Hans Zimmer, al minutaggio piuttosto importante ed impegnativo, passando per un cast eccellente e selezionato con precisione chirurgica, è difficile non rimanere intrappolari in un mondo che attira con familiarità , pur essendo molto lontano dalla nostra realtà .
Il grande pregio di Dune è proprio questo: chi per un motivo, chi per un altro, è impossibile non rimanere perlomeno attratti da ciò che viene mostrato. Se ci si vuole divertire c’è l’azione, se si vuole pensare c’è la politica, se invece si cerca qualcosa di più analitico dal punto di vista sociologico c’è religione, spiritualità ed evoluzione. Tuttavia, se non si è interessati a nulla di tutto ciò, ci si può sempre sedere e perdersi nel fascino di questo nuovo universo descritto da Herbert e messo in scena con una eccellente cura nei dettagli.
Gli effetti speciali di Dune
Il primo elemento verso cui lo spettatore, anche il più occasionale, si concentra è senza dubbio la forma. È, infatti, proprio quest’ultima la responsabile primaria dell’immersione all’interno di un nuovo mondo. Avatar, ad esempio, fa scuola in questo. Dune – Parte 2, però non è Avatar e ciò che ci viene mostrato è tutt’altro che accomodante, tra vasti deserti, tempeste di sabbia e raggi solari accecanti. Tuttavia, la magnifica cura nei particolari da parte del regista conferisce all’intera opera un tale effetto di verosimiglianza probabilmente mai raggiunto precedentemente. La confezione generale, sporca, grezza e per certi versi grottesca, è stata studiata appositamente per creare nello spettatore un effetto di familiarità con ciò che vede, diventando così travolgente da sfociare nell’empatia più innocente ed elementare.
Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza il grosso aiuto di effetti speciali superbi. La pellicola, infatti, nonostante sia racchiusa all’interno della bolla del ‘main-stream’, che in questi ultimi periodi ha mostrato effetti visivi dall’andatura a dir poco altalenante, riesce a sganciarsi creando quasi un genere tutto suo. Ciò che viene messo in mostra è un misto tra il prostetico e la CGI e dona a tutta l’opera un sapore di realistico che lascia sempre alta l’asticella della sospensione dell’incredulità . Anche gli elementi fantasy e pseudo-scientifici vengono mostrati a schermo con una grande carica di naturalezza e quasi sempre privi di annessa spiegazione, quasi come a suggerire che ciò che si sta osservando sia realmente qualcosa di verosimile e credibile.
Personaggi e rapporti
Il cast di questo film è senza dubbio di livello. Da Timothée Chalamet e Zendaya, i due protagonisti, a Javier Bardem e Rebecca Ferguson, passando per un’ottima interpretazione di Austin Butler, è facile notare quanto si credesse nel progetto e quanto una buona regia sia in grado di esaltare le sfumature di ogni performance attoriale. Anche Florence Pugh nel suo piccolo resta memorabile; il suo personaggio ha uno screen time davvero ridotto all’osso, ma nonostante ciò la sua presenza scenica si percepisce ed è pensata proprio per risaltare le capacità comunicative dell’attrice che spesso parla tramite le sue espressioni.
Unica nota dolente del cast è purtroppo Dave Bautista, il cui personaggio è quasi sempre ridotto a una macchietta con davvero poco da offrire se non tanta aggressività e violenza spesso gratuita. Sembra, infatti, che la sua caratterizzazione sia basata soltanto sulla rabbia e la forza, rendendolo quasi sempre un elemento monodimensionale, stonando notevolmente con il resto delle storyline.
Il film vive di interazioni tra i personaggi, i cui dialoghi risultano notevolmente più importanti e impattanti rispetto alle sequenze action. Tuttavia, a volte si percepisce una certa fretta nelle evoluzioni dei rapporti, quasi come si volesse ridurre alcune situazioni interpersonali a elementi valicabili da un semplice dialogo o parola detta nella maniera giusta. Tutto ciò risulta alle volte disorientante ed estraniante, soprattutto se si considera la vasta durata del film, che sembrerebbe invece molto comoda per sviscerare a dovere ogni tipo di situazione grigia.
Considerazioni finali e spunti di riflessione
Dune – Parte 2 è senza dubbio un’esperienza cinematografica insolita, che va a unire il fantastico ed il fantascientifico con stilemi molto spesso insoliti, donando all’industria cinematografica una ventata d’aria fresca. Inoltre, alcuni elementi sono stati leggermente modificati rispetto al libro, levigando alcuni concetti col fine di rendere l’opera più interessante, antropologicamente parlando, ai giorni nostri, lasciando spazio a osservazioni sociologiche da non sottovalutare. Il tutto condito da una messa in scena che fonde il fomento alla riflessione in maniera studiata e mirata a far passare allo spettatore due ore e quarantasei minuti di puro cinema d’intrattenimento.
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