Nella giornata di ieri abbiamo appreso, attraverso un comunicato social, che l’E3 non sarà più organizzato. La manifestazione losangelina ha debuttato nel lontano 1995, in uno scenario e una capacità decisamente differente a quella che abbiamo conosciuto nel corso degli anni. L’Electronic Entertainment Expo è cresciuta insieme all’industria videoludica, diventando sempre più un evento globale, nonostante sia rimasto esclusivo alla stampa per molto tempo.
Nei primi anni della manifestazione, quando internet era ancora una lontana chimera, le notizie e gli annunci arrivavano solo attraverso i magazine e le riviste specializzate, ma grazie alla globalizzazione dell’evento abbiamo potuto iniziare a discutere delle novità poco dopo la fine delle diverse presentazioni. Prima di abbandonarci al viale dei ricordi dei moltissimi momenti che ci ha regalato l’E3, crediamo sia giusto far capire quanto questa manifestazione mancherà alla comunità, andando ad analizzare il suo impatto e, in seconda istanza, le cause che ne hanno decretato la chiusura.
Il grande momento della community
L’E3 riuniva tutte le software house, così come i produttori di hardware, sotto un unico tetto, fornendo loro una vetrina unica nel suo genere che, per importanza storica e similitudine, possiamo associare ai grandi eventi fumettistici come Comicon o Lucca. Proprio per questo era un evento che tutti i videogiocatori del mondo attendevano con trepidazione, curiosi di sapere quali sarebbero stati i prossimi titoli sui quali avrebbero potuto posare le proprie mani. Questo era vero anche quando le notizie venivano riportate dalla carta stampata perché, nonostante non fossero in tempo reale, queste scatenevano il dibattito tra amici e conoscenti accomunati da quella passione.
Quando poi il mondo si è evoluto con internet e le connessioni veloci, il momento comunitario si è spostato online, attraverso i forum. Le varie conferenze venivano seguite quasi in tempo reale, mentre il dibattito impazziva immediatamente dopo gli annunci delle diverse software house. Proprio questo donava al videogiocatore quel senso di appartenenza che, specialmente nei primi anni della manifestazione, alle volte era difficile avere nella propria vita privata.
Quando poi si è giunti nell’era dello streaming, le diverse community di giocatori si organizzavano in party vocali così da poter commentare in diretta i diversi annunci, creando così dei rapporti ancor più saldi e, in alcuni casi, duraturi e diventati reali. L’aspetto sociale è quello di cui sentiremo di più la mancanza, un momento di aggregazione che ci è stato tolto in favore di una fidelizzazione dell’utente come vi spiegheremo ora.
Le ragioni del declino
Nonostante l’amore incondizionato della community, purtroppo il programma degli ultimi E3 è stato decisamente sottotono. L’ultima edizione, avvenuta nel 2020 e solamente online per i problemi di cui tutti siamo a conoscenza, è stata molto deludente, ma le prime avvisaglie erano già arrivate nei due anni precedenti. Le ragioni di questo fatto si possono ritrovare nella mancanza di grandi annunci delle diverse case, esclusa Microsoft, così come nel fatto che sin dal 2012 Nintendo era presente con il solo Nintendo Direct, senza una vera e propria conferenza come negli anni precedenti.
La natura prettamente online dei Direct ne permetteva la trasmissione non solo in simultanea, ma era anche un modo per la casa di Kyoto di creare attenzione sui suoi prodotti anche in periodo più blandi. Inoltre, avendone la totale gestione la fuga di notizie era pressoché impossibile. Nintendo ha così aperto la strada a tutti gli eventi monotematici che poi si sono tenuti in seguito, specialmente negli anni della pandemia. Nonostante questo, Nintendo non è stata però la prima a realizzare qualcosa di simile. La prima software house che ha capito l’importanza della fidelizzazione è stata Blizzatd Entertainment che ha mostrato a tutti le grandi possibilità degli eventi monografici con le prime iterazioni di BlizzCon ma, come si suol dire, questa è un’altra storia.
I momenti memorabili
L’E3 però è stato anche colmo di momenti incredibili; belli, epici, brutti, fail totali, hanno costellato la storia della manifestazione losangelina. Alcuni di questi momenti hanno anche creato personaggi destinati a diventare dei simboli, degli ambasciatori, del mondo videoludico. Il mio primo, personale ricordo risale al 2004 quando, dopo la proiezione del trailer del nuovo titolo di The Legend of Zelda in lavorazione, Shigeru Miyamoto si è presentato sul palco con spada e scudo accolto da un’ovazione.
Così come rimanendo in tema Nintendo, è impossibile non ricordare il momento in cui Reggie Fils-Aime divenne uno dei volti del videogioco più riconosciuti a livello internazionale grazie al suo “My body is ready”, creando di fatto il primo “personaggio” della storia dell’E3.
Indimenticabili anche le presentazioni di Sony di PsVita, la console portatile che avrebbe dovuto rivaleggiare con Nintendo DS, capace di collegarsi con Playstation 3 e che si è poi rivelata un buco nell’acqua. Esattamente come una delle prime periferiche annunciate per Nintendo Wii: il Wii Vitality Sensor, capace di misurare battiti e pressione, ma che non vide mai la luce.
Un altro momento disastroso è stato la presentazione di Xbox One a cura di Don Mattrick, un reveal capace di affossare le vendite della console ancora prima del lancio, anche a causa dello sbeffeggiamento nelle conferenze seguenti.
Tornando però a eventi ben più lieti, è impossibile dimenticare il momento, diventato meme, il cuore di tutti i videogiocatori si è sciolto quando si è sentito dire “You’re breathtaking!” da Keanu Reeves.
Il futuro
La chiusura definitiva dell’E3 sposta tutta l’attenzione sui singoli eventi delle tre produttrici di hardware, ma in questo gioco spesso ci si dimentica di realtà minori che potevano sfruttare la vetrina della manifestazione losangelina per far conoscere i propri titoli. Proprio queste realtà sono quelle che rischiano di soffrire di più, in special modo se non verrà dato loro spazio da una Sony, Microsoft o Nintendo durante le loro dirette registrate. In parte, possiamo consolarci con i TGA, nonostante quest’anno siano stati decisamente sottotono e controversi per la loro gestione.
Goodbye E3, you were breathtaking.
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