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NerdPool incontra Francesco Vacca

Facciamo quattro chiacchere con lo sceneggiatore del mitico TOPOLINO!

Lettori e lettrici di NerdPool.it, abbiamo avuto il piacere di intervistare Francesco Vacca per scoprire qualcosa in più delle sue passioni e del suo lavoro. Piemontese trapiantato a Roma, lavora per Topolino (Disney/Panini Comics).
Per Tatai Lab scrive i volumi di Shuricat ed è nel team creativo delle serie Wondercity e InnTale-Luxastra mentre per Bugs Comics sceneggia Samuel Stern. Per Edizioni Segni d’Autore sta realizzando la miniserie ucronico-fantascientifica Space Anabasis e ha lavorato al graphic novel storico Pietro Manodori.
Insegna sceneggiatura presso la sede di Roma della Pencil Art.

Innanzitutto Francesco grazie del tempo che ci dedichi, cominciamo col presentarti ai lettori di NerdPool.it….dicci in breve chi sei:

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Ciao a tutti e grazie, Patrizio, per questo spazio.
Chi sono? Francesco Vacca, classe 1984. Piemontese ma abito a Roma da svariati anni. E nella vita sceneggio fumetti: Topolino ma non solo.

Che tipo di formazione hai? Hai frequentato scuole del fumetto?

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Sì, ho frequentato il corso di sceneggiatura presso la Scuola Romana dei Fumetti, dove ora insegno. Tra i miei insegnanti ci sono stati i bonelliani Stefano Santarelli e Massimo Vincenti e il disneyano Marco Gervasio.

Quali sono i tuoi gusti in fatto di fumetti?

Onnivoro, con ovvia e grandissima predilezione per quello Disney da quando ho imparato a leggere. Anzi, anche da prima, visto che da piccolissimo inventavo i dialoghi delle storie di Topolino, basandomi sui disegni e creando, in pratica, la mia sceneggiatura! Quando il buongiorno si vede dal mattino…

Cosa pensi del mercato del fumetto oggi, sia per quanto riguarda quello italiano che internazionale?

Viviamo, da una parte, un periodo che vede un’offerta ampia come mai prima d’ora: le numerosissime case editrici, in Italia e all’estero, offrono un amplissimo ventaglio di prodotti per i lettori, permettendo di spaziare tra innumerevoli e variegate proposte, sia a livello narrativo che grafico.

Dall’altra parte, però, a leggere certe stime pare che i lettori siano fortemente diminuiti rispetto al passato, cosa che rende difficile per alcuni autori riuscire ad affermarsi, trovandosi a che fare con vendite a volte sotto le aspettative, discorso vero soprattutto per il fumetto da libreria e indipendente. Al contempo, però, i lettori esistenti sono spesso “forti”, uno zoccolo duro di appassionati che bilancia in positivo il quadro.

Ogni tanto si leggono commenti apocalittici circa l’ormai prossima morte del fumetto, insidiato da serie TV e videogiochi. Non sono d’accordo: solitamente un nuovo medium non decreta la fine di quelli preesistenti ma modifica il panorama dell’offerta, di un’offerta che – anzi – non può che giovare dalla contaminazione tra media differenti. D’altronde siamo in pieno era transmediale!

Quali sono i pro e i contro di fare il fumettista per lavoro?

Sinceramente fatico a pensare a dei contro. Certo, ci sono le deadline da rispettare, ci può essere la delusione per un progetto non approvato… ma quale mestiere non ha di questi aspetti? L’elenco dei pro, invece, potrebbe essere infinito: scrivere è esprimere la propria creatività, nutrirsi di suggestioni e rielaborarle in una forma che possa appassionare ed emozionare. Scrivere per i fumetti, nello specifico, permette di narrare per immagini, oltre che con le parole ma senza i limiti imposti da altri medium visivi: non ci sono costosi effetti speciali come per il cinema o per la TV e non vi sono limiti, in questo senso, nel poter mostrare tanto dei mondi futuristici quanto, per esempio, il passato remoto.

Come sei arrivato a topolino?

È stato un percorso piuttosto lungo. Per diversi anni ho “bussato” a quella porta, ma era molto difficile riuscire a farsi leggere. Poi, a Napoli Comicon 2019, incontrai brevemente Alex Bertani, da poco divenuto direttore, ed ebbi l’occasione di lasciargli alcune proposte per delle storie. Qualche mese dopo mi telefonò Davide Catenacci, il caporedattore… e il resto è storia.
Ricordo ancora l’emozione fortissima a quella telefonata: dopo anni di attesa è stato incredibile!

Com’è sceneggiare un fumetto mitico come topolino?

Sono letteralmente cresciuto con questi personaggi. Paperopolesi e Topolinesi sono degli amici che frequento da anni e che conosco piuttosto bene. Lavorare alle loro storie è come essere a casa, è qualcosa che… non avrei potuto non fare, in un certo senso!
E poi c’è l’emozione di far parte di una tale istituzione, una testata che ha visto, al suo interno, i più grandi autori Disney: Carl Barks, Floyd Gottfredson, Romano Scarpa, Guido Martina, Rodolfo Cimino, Giovan Battista Carpi, Giorgio Cavazzano, Casty… e mi fermo, che la lista potrebbe continuare con decine di nomi!

Samuel Stern è stata una sorpresa nel panorama del fumetto italiano. Che cosa puoi raccontarci del progetto e del tuo coinvolgimento?

Sì, Samuel è stato il risultato dell’operazione, coraggiosissima, effettuata da Bugs Comics: una casa editrice giovane e relativamente piccola che ha tentato un passo enorme… riuscendo nell’operazione. Proprio negli anni in cui si parla di crisi delle edicole, Bugs è riuscita a far esordire un nuovo personaggio che si aggiunge alla nutrita schiera di eroi del fumetto popolare italiano. Una scommessa vinta al 100%, a quanto pare, visto che proprio nei prossimi mesi lanceranno una nuova serie da edicola, Kalya.

Riguardo al mio coinvolgimento mi sono semplicemente proposto a Gianmarco Fumasoli, il boss di Bugs Comics, intrigato da questa operazione. Ho presentato alla redazione alcune idee e una di queste si è poi sviluppata in quello che sarebbe divenuto il quindicesimo albo della serie, “Nel profondo”.
E, a proposito di Stern, credo di poter anticipare che verso fine anno ci sarà qualcosa in arrivo…

Ora parliamo di Shuricat, da dove hai preso l’idea per una storia su dei gattini ninja?

Il concept dei personaggi è della disegnatrice, Sara Rossi. Sono stato coinvolto nel progetto dal direttore editoriale di Tatai Lab, Emanuele Tenderini, per espandere il soggetto e realizzare la sceneggiatura. Da “gattaro” è stato un lavoro divertentissimo, tanto che con Sara abbiamo realizzato anche un secondo volume a fumetti. E poi ho voluto cimentarmi, per la prima volta, con la scrittura di un romanzo, il prequel / spin-off “Rise of Naganen”, ambientato nel periodo antecedente al primo volume a fumetti. Per la serie “siamo in piena era transmediale”!

Stai lavorando a qualche nuovo progetto al momento? Progetti futuri?

Ho diverse storie per Topolino “in canna”, come sempre. Ma non solo: sono al lavoro su un ciclo di brevi fumetti storici ambientati nell’Antica Roma, che inizieranno a uscire dalla fine di quest’anno, e a un ucronico che vorrei proporre in Francia.
E ho due uscite particolari a Lucca, entrambe per Tatai Lab: uno è un fumetto sul clima, in collaborazione con Il prof. Luca Mercalli, l’altro è un fantasy storico disegnato da Alessandro Costa, “Livania”, uno dei miei lavori a cui tengo di più.

Un tuo sogno nel cassetto (lavorativamente parlando)?

Può sembrare una cosa sciocca… ma da un anno e mezzo studio latino come lingua viva (sì, per parlarlo e non solo leggerlo!) e sarebbe divertentissimo realizzare un fumetto in latino, come è stato fatto per alcune storie di Asterix e Disney. Unico problema… lo leggerebbero in dieci!

In attesa dei suoi nuovi progetti ringraziamo Francesco per il tempo che ci ha dedicato.

Continuate a seguirci, qui su NerdPool.it, per non perdervi le prossime novità legate al mondo degli anime.


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