Dopo l’uscita su Tacotoon, Edizioni BD ha pubblicato da poco il primo volume cartaceo di The Frontier, una serie scritta da Jacopo Paliaga e disegnata da Alessio Fioriniello. Ve ne abbiamo parlato qualche settimana fa in questa recensione e ora abbiamo avuto la possibilità di intervistare Jacopo e Alessio per parlare di questa storia. Senza ulteriori indugi, vi lasciamo qui sotto l’intervista integrale.
Ciao Jacopo e Alessio, benvenuti su NerdPool e grazie per averci concesso quest’intervista!
È appena uscito il primo volume cartaceo di The Frontier, serie che nasce in digitale su Tacotoon nel 2021 e che possiamo definire un weird-western. Com’è nata l’idea per questa serie e come vi siete trovati a lavorare insieme?
Jacopo: non ricordo precisamente com’è nata, probabilmente stavo giocando a Fortnite (da cui ho preso in prestito il concetto di “tempesta” in movimento perenne che distrugge tutto al suo passaggio). Ricordo, però, che avevamo voglia di fare qualcosa senza metterci troppi paletti. Per quanto riguarda Fioraless, non mi sono mai divertito tanto a lavorare a un fumetto, giuro! Pazzo totale, visionario, talento unico, quello che volete, ma a lavorare con lui mi sono sentito un po’ come alle elementari, disteso su un tappeto a creare storie con i pastelli. Credo sinceramente sia uno dei migliori artisti che abbiamo in Italia, nonché un mega-patatino, e sono troppo contento di aver avuto la possibilità di realizzare questa serie con lui. Solo tanta stima, davvero.
Alessio: all’epoca conoscevo Jacopo per Space Opera, ma soprattutto per Aqualung, serie che in Italia ha riscosso un grande successo. Così, quando mi è stata offerta l’opportunità di collaborare con lui, ho accettato senza esitazione, indipendentemente dalla storia o dal progetto. E si è rivelato un “mate” ideale, con una sceneggiatura che ti fa ridere di gusto (infatti, consiglio di non leggerla in luoghi pubblici, come ad esempio sul bus, se non vuoi sembrare il Joker) e che da grande libertà al disegnatore. Fin dal principio c’erano due regole: una era DIVERTIRSI e l’altra PURE.
I personaggi principali sono ben riconoscibili ed è facile affezionarsi a loro o odiarli fin dall’inizio. È stato difficile sviluppare il loro design? Ce n’è uno in particolare che vi sta a cuore e uno invece con cui non vorreste mai avere a che fare?
Jacopo: dal mio punto di vista, per il design ho dato solamente qualche indicazione di massima ad Alessio, poi ha fatto tutto lui. Buona la prima su ogni personaggio, non sapevo proprio come dare consigli per migliorarli perché, siamo seri, sono davvero clamorosi. Forse solamente su Speedy Gonzago abbiamo fatto qualche test in più, poi alla fine abbiamo scelto la versione con un cazzo in faccia e siamo stati contenti così (sul serio, quel topo ha un pene al posto del naso!). Mi sono divertito molto a raccontare tutto il percorso di redenzione di Butch, che però allo stesso tempo è anche uno di quei personaggi con cui non vorrei avere niente a che fare. Davvero un pessimo soggetto. Poi, sì, certo, Mr. Bone, maledetto pensionato.
Alessio: la caratterizzazione dei personaggi è la parte che mi diverte di più in assoluto. Jac mi aveva dato solo qualche indicazione da cui partire, soprattutto info riguardanti l’aspetto fisico, come il braccio a forma di proiettile di Butch o la treccia bionda di Jane. Poi già dai primi schizzi cerco di dare un carattere a ogni personaggio e farli recitare. Più informazioni ho sul background del personaggio e più riesco a farmi un’idea su come si potrebbero “muovere” in scena. Senza alcun dubbio il personaggio a cui sono affezionato è Clint, personaggio che riesce a strapparti un sorriso anche nel momento più drammatico… E poi ha il cappello, mi piacciono i cappelli. Per quanto riguarda invece quello con cui non vorrei avere a che fare, sarà scontato ma è sicuramente l’uomo vestito di bianco, Mr Bone, ma ce n’è uno davvero odioso e viscido, che è il suo braccio destro (lo vedrete dal secondo volume, spoiler: ha gli occhiali).
Leggendo The Frontier si percepisce, sia nel racconto che nel disegno, un amore e una certa influenza del fumetto supereroistico americano. Inoltre, lo stile di Alessio riesce a restituire perfettamente la crudezza di alcune scene e a rendere caricaturali alcuni personaggi. In generale, quali sono state le vostre fonti d’ispirazione maggiori per quest’opera?
Jacopo: credo di essere piuttosto onnivoro, leggo/guardo/gioco davvero di tutto, quindi le influenze principali sono arrivate da roba come One Piece, Fullmetal Alchemist, Lucky Luke o La Torre Nera, ma anche la serie classica di Tom & Jerry, tanto spaghetti western, Lost o Fortnite, già citato nella risposta qui sopra, mentre il titolo della serie, con quel “The” davanti, vuole scimmiottare i fumetti di supergruppi americani con cui sono cresciuto, come The Ultimates o The Authority.
Alessio: in realtà non sono mai stato un grande fan dei supereroi americani, ma ho cercato di interpretare a mio modo le idee pazze di Jac. Sono cresciuto più con anime/manga e Looney Tunes. Ma in questo caso, soprattutto per le scene più tragiche e crude, avevo sempre con me un tomo di Akira del grande Otomo. In più, mi sono ispirato ai film western di Sergio Leone o in generale agli spaghetti western, volevo rendere a livello grafico quella sensazione di sporco, sudore e sabbia che avevano appunto questo tipo di pellicole.
Senza fare spoiler, il capitolo finale del primo volume allarga molto la prospettiva della storia e introduce anche molti personaggi interessanti, ma che forse non vedremo ancora (peccato!). In generale, avete già chiaro il finale del racconto o state ancora mettendo a punto gli ultimi dettagli?
Jacopo: in realtà, la serie si conclude in Francia proprio questo mese, con il terzo volume edito da Le Lombard. Quindi, sì, è già tutto chiaro, definito e stampato, pronto per le librerie francesi.
Il passaggio dal digitale al cartaceo solitamente può portare un’opera a perdere o guadagnare qualcosa sotto diversi aspetti. Nel vostro caso quali pensate che siano i punti di forza o i punti deboli dei due supporti?
Alessio: Per me era la mia prima esperienza nel digitale a lettura verticale, quindi sicuramente all’inizio ci devi prendere la mano, soprattutto con lo storytelling e lo spazio. Ma questo supporto ti dà maggiormente modo di giocare e sperimentare, e da creativo è sicuramente una buona palestra. Ciò nonostante, credo di essere di una generazione (anche da fruitore) che preferisce il cartaceo.
Avete deciso sin da subito di realizzare The Frontier in bianco e nero o avevate ipotizzato anche una versione a colori?
Jacopo: subito in bianco e nero, senza dubbi.
Alessio: confermo, iniziata come grande strizzatina d’occhio ai manga.
Per concludere, vi chiediamo se potete anticiparci qualcosa sul prosieguo della storia.
Jacopo: il secondo volume sarà quello della scoperta, il terzo quello dei segreti. Ci sarà davvero tanta azione, soprattutto negli ultimi capitoli, motivo per cui credo che il volume conclusivo rimarrà indigesto a qualche lettore, ma citando Clark Gable, “francamente, me ne infischio”. Mi sono detto: quando mi ricapita di poter scrivere una serie da 660 pagine con tanto spazio a disposizione per far menare i personaggi? Quindi, ho scritto molto di pancia. Per il resto, le solite cose: misteri, nuovi personaggi, nuovi villain (tra cui il più grosso che potessimo immaginare), qualche colpo di scena – spero – ben riuscito e poi Maka, che avete intravisto alla fine del Volume 1 e che da come la disegna Fioraless mi fa un sacco ridere.
Ringraziamo ancora Edizioni BD e Jacopo Paliaga e Alessio Fioriniello per la disponibilità e vi invitiamo a recuperare il primo volume di The Frontier in libreria, fumetteria e online (è stato appena annunciato il secondo per agosto/settembre). Ci risentiamo presto su questi canali per altre interviste dal mondo del fumetto!
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