NerdPool.it Serie TV Non siamo piĆ¹ vivi: la recensione del nuovo k-drama zombie di Netflix

Non siamo piĆ¹ vivi: la recensione del nuovo k-drama zombie di Netflix

Quando ormai ci sembrava di esser saturi da film e serie tv sugli zombie, tra The Walking Dead, Black Summer, iZombie e tanti altri, ecco che arriva “Non siamo piĆ¹ vivi” (All of us are dead), la nuova serie tv coreana targata Netflix che, dopo Squid Game, Sweet Home ed Hellbound, ci capovolge e trascina in un nuovo dramma, questa volta colmo di morti viventi.

All of us are dead - Non siamo piĆ¹ vivi

Ispirata al webcomic “Now at our shool” di Joo Dong-geun, Non siamo piĆ¹ vivi racconta un’apocalisse zombie che ha origine all’interno di una scuola, elemento che ci fa pensare inevitabilmente ad un altro prodotto che gli amanti del genere conosceranno sicuramente, ovvero High School of Dead.
I protagonisti sono quindi giovani studenti intrappolati all’interno della struttura scolastica, privati dei loro smartphone all’entrata da scuola, impossibilitati dunque a chiedere aiuto e circondati da zombie veloci, con i sensi sviluppati e soprattutto assetati di sangue.

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Tra gli interpreti vedremoĀ Yoon Chan-young,Ā Cho Yi-hyun,Ā Park Ji-hu, Lomon, Yoo In-soo, Lim Jae-hyeok, Lee You-Mi e Kim Byung-chul, questi ultimi due giĆ  visti inĀ Squid Game.
I ragazzi e le ragazze delle scuole superiori si troveranno dunque a lottare per la propria sopravvivenza, contro un virus spietato.
Mentre nella scuola l’epidemia zombie, creata in laboratorio dall’insegnante di scienze, si ĆØ giĆ  ampiamente diffusa, contagiando studenti e professori, in cittĆ  sembra ancora tutto nella norma, i cittadini sono ignari dello spargimento di sangue che sta avvenendo a pochi metri da loro; ma la calma dura poco, anche in cittĆ  infatti presto il virus si propaga, gettando la popolazione nel caos totale.

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Gli zombie invadono la Corea del Sud

La prima serie originale coreana di Netflix fu proprio una serie zombie, la sottovalutatissima Kingdom, che ci ha trasportati in un’ambientazione medievale durante il periodo Joseon della Corea, raccontando l’emergere di un’epidemia zombie contornata da un sottotesto sociologico e trame storico-politiche che hanno reso la serie molto piĆ¹ che una storia di zombie-apocalypse.

CiĆ² accade anche in “Non siamo piĆ¹ vivi”, che utilizza perĆ² un differente approccio, puntando su diverse tematiche sociali piĆ¹ vicine al mondo teen, ma sicuramente altrettanto profonde e attuali.

Evidente ĆØ la critica posta nei confronti dei problemi della societĆ  coreana, in particolare si punta il dito verso il contesto scolastico, dove non sono rari episodi di bullismo, spesso non osteggiati dalle figure di riferimento che lavorano al suo interno, le quali preferiscono ricoprirsi di omertĆ  per non ledere l’immagine pubblica della scuola.
Non manca inoltre la critica alle discriminazioni presenti in Corea, basate sulle differenze sociali sulla base del reddito percepito, elemento che agli occhi di molti fa avvertire come parassiti coloro che ricevono sussidi economici.
Tali critiche pongono l’attenzione su come, ancora una volta, spesso il vero mostro risieda proprio nell’essere umano, avido, crudele, egoista e spietato…proprio come uno zombie.

“Gli standard dell’umanitĆ  reprimono la natura umana.
Come un cane guida privato dell’istinto di correre e abbaiare. […]
Tutti gli uomini quindi dovrebbero abbandonare i propri istinti e diventare davvero umani?”

Violenza ed ironia

Chiari sono i riferimenti a Train to Busan, che viene anche citato da uno dei protagonisti della serie, insieme all’amatissimo cult zombie “Benvenuti a Zombieland“; in “Non siamo piĆ¹ vivi” mancano sicuramente i twinkies, ma non l’ironia e l’umorismo che donano alla serie scorrevolezza e quel tocco di leggerezza, insieme a storie di amore adolescenziali, contrapposte dall’altro lato a numerose e crude scene di violenza e splatter, che rendono le puntate, 12 in tutto da circa un’ora ciascuno, decisamente meno pesanti, spingendo lo spettatore ad un immersivo binge watching.

La serie non manca sicuramente di alcune pecche, come ad esempio le relazioni dei personaggi che in determinati casi risultano poco credibili e forzate, per permettere il progredire della storia in un determinato modo, aspetto che pare essere presente in modo ancor piĆ¹ accentuato nell’opera a fumetti ma che sullo schermo conduce ad un risultato che agli occhi di alcuni spettatori potrebbe infastidire, proprio per la poca plausibilitĆ .

Non siamo piĆ¹ vivi

Inizialmente risulterĆ  difficile anche empatizzare con alcuni personaggi, per poi lasciarsi coinvolgere sempre di piĆ¹ dalle loro storie, comprendendo anche se non condividendo alcune loro scelte.

Non siamo piĆ¹ vivi” rappresenta dunque un ottimo prodotto visivo, in particolare per gli amanti degli zombie e dello splatter, che apprezzano perĆ² la componente teen con tutti i drammi che ne derivano.

Trailer “Non siamo piĆ¹ vivi”:


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Non siamo piĆ¹ vivi ĆØ una serie coreana zombie che vede come protagonisti giovani studenti di una scuola superiore impegnati a lottare per la propria sopravvivenza. Una lotta che inizia ancor prima dell'apocalisse, tra episodi di bullismo, emarginazione, discriminazione e cuori infranti. Splatter, violenza e critica sociale si uniscono dando vita ad un prodotto coinvolgente e emozionale.Non siamo piĆ¹ vivi: la recensione del nuovo k-drama zombie di Netflix