Arriva al cinema il film di Rupert Sanders, remake del famoso cult del ’94.
TRAMA
La trama è più o meno la stessa di sempre: una giovane coppia viene uccisa da una banda di criminali, ma il ragazzo torna, immortale e disperato, per vendicare la morte della sua amata. Ma (purtroppo) questa volta non finsice qui.
RECENSIONE
Reso celebre anche dalla tragica morte dell’attore protagonista prima della fine delle riprese, il film di Alex Proyas, adattamento dell’omonimo fumetto di James O’Barr, è diventato un grande classico del cinema romantico, gotico e noir. Sopra le righe, ma non eccessivo. Al contrario, il remake con Bill SkarsgÃ¥rd e FKA twigs sacrifica l’atmosfera in favore dello splatter. A Sanders l’amore e la disperazione non bastano: le vittime non sono più le anime candide e innocenti a cui siamo stati abituati, sono anche carnefici, colpevoli, anime rovinate e in cerca di svago. Così come i cattivi non sono più semplici criminali. Eric non cerca solo la vendetta, ma soprattutto redenzione. Il target è cambiato, come i tempi. I protagonisti sono ragazzi perduti, giovani belli e dannati, in fuga dai loro demoni e che traggono conforto da un amore all’estremo. Una volta la “gioventù bruciata” si faceva crescere i capelli e ascoltava musica rock: ora ci si droga e si hanno tatuaggi in faccia.
Gli attori protagonisti sono stati eccellenti, ma le loro interpretazioni non sono sufficienti per salvare i personaggi, che risultano banali e poco profondi. Scritti per andare sul sicuro, dentro e fuori lo stereotipo dei cattivi ragazzi in cerca di una distrazione dalla loro sofferenza. L’atmosfera gotica del film del ’94 si trasforma in fascino per il soprannaturale alla Dorian Gray e scenari decisamente poco credibili.
Tutto sommato però, dispiace che questo remake sia stato poco efficace, poiché si vede che dietro c’è stato comunque un certo impegno. La storia, anche se fin troppo complessa e poco raffinata, non è stata trascurata nei dettagli; l’estetica è curata e gli interpreti danno il massimo. La storia de “Il corvo” è di per sé un racconto dalla “morale” metacinematografica, almeno nel caso dei film: il protagonista smette di essere umano, mortale, smette di rispondere alle leggi del nostro mondo e diventa la rappresentazione del cinema, del mondo di finzione, in cui chi muore non lo fa davvero. Nel film di Sanders, però, questa immagine è amplificata: Eric è immortale all’ennesima potenza, lo splatter esagerato di cui è protagonista rende ancora più ovvio che si tratta di un film e non della vita reale.
Insomma, il simbolismo non manca…ma il risultato non riesce nel suo intento. Usciamo dalla sala comunque con un senso di pochezza, con l’impressione di aver visto un film per ragazzini che seguono le mode del momento. Peccato.
Scopri di più da NerdPool
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.