Come già detto in altre recensioni, non siamo soliti perderci nessun horror, essendo questo sicuramente il nostro genere di film preferito o almeno tra i primi tre. Avendone visti tantissimi, a priori sappiamo già mediamente cosa aspettarci dal film prima della visione. Purtroppo ci entusiasmiamo raramente, visto il livello basso dei film degli ultimi anni, fatte le dovute eccezioni. Ma per Immaculate, diretto da Michael Mohan, con Sydney Sweeney e Álvaro Morte, avevamo discrete aspettative. Purtroppo però, senza girarci troppo intorno, le mie aspettative sono state deluse da un film banale.
Una breve sinossi
Cecilia (Sydney Sweeney) è una donna molto devota cui viene offerto un ruolo appagante in un prestigioso convento italiano. Il suo caloroso benvenuto nella suggestiva campagna italiana, però, viene interrotto quando Cecilia capisce che la sua nuova casa cela oscuri e terrificanti segreti.
Le nostre impressioni
Come raccontato dalla stessa Sydney Sweeney, questo film era in fase di sviluppo da dieci anni. Aveva fatto il provino a sedici anni, ha rielaborato la sceneggiatura e ha creduto molto nel progetto. Questa convinzione si nota, perché se c’è qualcosa da salvare di questo film, è la sua performance attoriale. Mette convinzione e pathos, si vede che si impegna al massimo perché crede nel film, ma purtroppo non è sufficiente.
Il problema è la totale assenza di idee. Il film ha una trama banale, con tantissimi punti di contatto con Omen: L’origine del presagio, troppi. Il problema del film in se per se è che tutto è stantio, già visto e terribilmente banale. La trama del fil si intuisce dopo i primi cinque minuti, anche se non si è visto come nel nostro caso, i trailer. I dialoghi tra i protagonisti, i colpi di scena sono più che telefonati e a tratti prevedibili e non vi è uno spunto originale, un’idea innovativa.
Il film vorrebbe lavorare sulla tensione, ma spesso fa scelte anticlimatiche, proponendo siparietti leggeri in cui le monache stendono i panni che distruggono totalmente la tensione. Le musiche sono anonime. La regia è discreta, soprattutto con alcune riprese strette e claustrofobiche. Ma tutto il resto è da dimenticare.
Troppe scelte sbagliate
Immaculate mostra il suo lato migliore nella sequenza iniziale, con la monaca che cerca di fuggire, anche se non è chiaro come si colleghi al resto della storia. Molte cose rimangono poco chiare, la trama presenta diversi buchi e forzature. In particolare, la storia dell’esperimento genetico basato sulla reliquia è davvero poco credibile.
Alvaro Morte non riesce a togliersi di dosso il suo personaggio della Casa di Carta e come villain in stile Josef Mengele non risulta per nulla credibile. Gli manca totalmente il physique du rôle.
Manca tutto un approfondimento teologico che avrebbe dato maggiore profondità al racconto. Il concetto di Apocalisse come rivelazione è buttato lì, si dice che si vuole raggiungere l’immortalità ma non si capisce bene come gli esperimenti dovrebbero aiutare a raggiungere tale scopo. Si continua a ripetere il salmo «Beati i miti, perché erediteranno la terra» senza contestualizzarlo e dargli un senso vero e proprio.
Inoltre il film con un cast multietnico è un accozzaglia di accenti e di pronunce che la metà sarebbero bastati, essendo che il film è ambientato in Italia.
Conclusioni
Un film profondamente deludente, di gran lunga peggiore di Omen. Una vera occasione sprecata.
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