Autrice di molte storie dell’universo Topolino, anche Silvia Ziche era tra gli ospiti del Salone Internazionale del libro di Torino. Abbiamo avuto il piacere di poterle porgere alcune domande sulle sue opere edite Panini Comics e non solo, parlando di comicità , di mondi fantastici e storie da raccontare. Qui sotto la nostra intervista con lei!
Ciao Silvia e benvenuta su NerdPool! Nelle tue storie del mondo Disney abbiamo notato che hai una predilezione per i paperi e in particolare per Paperina. Come ti piace di questo personaggio?
Prediligo i paperi in assoluto, tutti quanti! Paperina mi piace usarla cercando di tirarla un po’ fuori dagli stereotipi. Io trovo che sia un personaggio molto divertente, che abbia delle potenzialità comiche molto molto forti per cui mi piace tirarle fuori. Se uso Paperina mi piace che lei diventi il motore della storia. Mi piacciono molto le storie comunque corali, però mi fa piacere che il personaggio femminile sia appunto il motore della storia o comunque tra quelli che la muove. Penso sia giusto utilizzare i personaggi femminili che abbiamo a disposizione, Paperina ma anche Minnie, che sono nati in un periodo storico dove esistevano molti pregiudizi, cercando però di eliminarli e tirare fuori la loro personalità che c’è ed è molto forte.
Papernovela è un’opera avanti coi tempi, in particolare per la fama effimera che la televisione a suo tempo procurava e che ora fanno i social. Cosa ne pensi di questo fenomeno e credi che siamo arrivati a un punto di non ritorno?
Parlare della realtà contemporanea è di una difficoltà mostruosa. Io, in quanto persona dell’altro millennio, faccio anche un po’ fatica a capire questo fenomeno e non so sinceramente dove possa portare. Essere immersi nel presente vuol dire non essere capaci di vedere oggettivamente quello che sta accadendo, quindi è molto difficile. Però vi dico una cosa: parlando di personaggi dei fumetti e di cose comiche, io questa situazione la trovo molto divertente, è molto bella da inserire nelle storie. Io l’ho fatto appunto in Papernovela, però è una cosa che mi piace usare anche adesso perché trovo divertente l’uso esagerato che si fa dei telefonini o della televisione, dei social. Anche se nella realtà è inquietante, trovo che per farci una storia sia invece assai divertente.
Hai lavorato anche sulla testata di PKNA, come disegnatrice di un numero completo e nelle storie in appendice ai volumi. Quale altro mondo “esterno” al settimanale di Topolino, ma con i suoi personaggi, ti piacerebbe esplorare se ne avessi l’opportunità ?
In realtà non lo so, perché i personaggi di Topolino si prestano a qualsiasi storia, a qualsiasi mondo, a qualsiasi universo. Quindi non lo so… Mi veniva da dirvi che mi piacerebbe fare dei racconti storici ma in realtà si stanno già facendo su Topolino. Faccio un po’ fatica a dire cosa mi piacerebbe fare. Dovrei mettermi a pensarci un po’ e vedere cos’altro si potrebbe fare (con questi personaggi).
Se potessi andare a parodiare, o adattare, una storia o un genere nel mondo di paperi e topi quale sarebbe?
Aspetta che ci penso… Non so, mi metti un po’ in difficoltà , ma in realtà quando si tratta di parodiare mi diverte abbastanza tutto quanto (ride). Ho parodiato molto, ad esempio serie televisive, fantascienza, fantasy. Quindi non saprei dirti nello specifico cosa. Ma se la parola chiave è parodiare tu mi dai una storia seria io ci tiro fuori qualcosa di sicuro (ride). E in tal senso può rientrarci qualsiasi cosa.
Torna in una nuova edizione Topolino e le cronache del regno dei due laghi dopo tanto tempo. Com’è stato lavorare per anni a una saga che ormai è diventata un classico?
Ne stavamo parlando io e Tito (Faraci) tempo fa ed è stato riportato forse nella prefazione del volume. Una cosa alla quale non avevo mai pensato e che adesso trovo molto vera e presente, che credo succeda anche a chi scrive normalmente fantasy. Mi sono resa conto che il mondo di Topolino e le cronache del regno dei due laghi esiste al di là del fatto che noi ci scriviamo storie. Quel mondo esiste per cui è molto bello tornarci ogni tanto e vedere che cosa è successo.
Anche se abbiamo fatto le storie in periodi diversi non c’è mai stata nessuna fatica a riprendere quei personaggi. Li abbiamo ritrovati non proprio come li abbiamo lasciati perché loro hanno continuato la loro vita; quindi erano un po’ diversi e questa cosa mi piace tantissimo. Credo e spero che faremo ancora altre storie in questo mondo perché mi piace molto e sento che mentre noi stiamo parlando Re Topolino sta litigando con la muffa canterina (ride).
Vorremo farti una domanda anche su La Gabbia, il tuo ultimo fumetto edito Feltrinelli che è tutto il contrario di quello che ci si aspetterebbe da una tua opera. Ti chiediamo se è stato difficile scriverlo oppure si è trattato di una sorta di “sfogo” necessario per la tua persona?
C’è una cosa che vorrei dire innanzitutto. A me piace raccontare delle storie con i disegni. Mi piace molto raccontare storie comiche e divertenti, ma mi piace in generale raccontare storie. In quel momento, cioè poco più di un anno fa, quando ho iniziato a lavorare a La Gabbia, ho cercato una storia da raccontare. Ho cercato di evitare quella storia, ma continuava a presentarsi in qualche maniera. C’è una cosa strana che succede a me in particolare ma credo a molti che scrivono storie: alle volte alcune storie in qualche modo si compongono nel tempo senza prestarci attenzione.
Per cui mi sono accorta che continuavo a prendere appunti, continuavo a pensare a questa storia anche senza volerlo. E nel tempo lei si è composta senza che mi mettessi seriamente a lavorarci. Quando mi sono decisa e mi sono messa a farla davvero, avevo tante idee, tanti appunti che alla fine si è trattato di fare quella linea che collegasse tutto quanto. In tal senso è stata una cosa necessaria che avevo voglia e sentivo il bisogno di fare. Però mi è piaciuto anche raccontare per una volta una storia che non fosse simile alle cose che avevo già fatto. La cosa più brutta che ti può capitare soprattutto quando fai un lavoro creativo è di entrare in una routine noiosa, di ripeterti, di fare cose troppo simili una all’altra.
Per cui ogni tanto mi serve una spallata che mi porti a fare qualcosa di diverso. La Gabbia è stata questa cosa per quanto riguarda la scrittura e il testo. Sul disegno ho mantenuto il mio tratto normale anche per non dare una connotazione troppo tragica e seria, che non era quello che volevo. Sul disegno una spallata simile mi è successa quando ho dovuto fare Diabolik qualche anno fa. Li ho dovuto cambiare il segno; non è diventato serio serio ma una via di mezzo tra il disegno realistico e quello molto comico che uso di solito.
Per cui sì, La Gabbia è stato un momento necessario non per la storia che ho raccontato ma per raccontare una storia diversa. Spero di riuscire ancora negli anni a fare delle cose che magari uno non si aspetta da me proprio perché nei lavori creativi è anche necessario uscire dai propri schemi. Anche perché sennò non è più un lavoro creativo, no?
Ringraziamo Silvia Ziche per la disponibilità e anche Goigest per il supporto in questa intervista. Voi cosa avete letto di questa bravissima autrice e quale sua opera è la vostra preferita? Fatecelo sapere nei commenti e continuate a seguire Nerd Pool per essere sempre aggiornati sui vostri fumetti preferiti!
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