Dal 14 settembre è disponibile su Netflix un nuovo thriller giapponese, Once Upon a Crime. Si tratta, però, di un crime particolare, in quanto è ambientato nel mondo delle fiabe e i protagonisti sono celebri personaggi come Cenerentola e Cappuccetto Rosso. Il lungometraggio è ispirato al romanzo Akazukin, Tabi no Tochu de Shitai to Deau di Aoyagi Aito, da cui è stato tratto anche un manga. Possiamo parlare di un film per bambini? Non esattamente, vedremo che questo lungometraggio si rivolge a un pubblico più ampio. Il film, diretto da Yuichi Fukuda, presenta come cast principale Kanna Hashimoto, Yuko Araki e Takanori Iwata. Once Upon a Crime si ispira chiaramente ai classici delle fiabe, rivisitando però sostanzialmente il canone. I personaggi che conosciamo tanto bene, grazie ai cartoni animati Disney, qui assumono una nuova veste. Di seguito trovate la sinossi e il trailer del film:
Mentre è al ballo reale con Cenerentola, Cappuccetto Rosso si ritrova al centro di un mistero. Riuscirà a risolvere il caso prima dello scoccare della mezzanotte?
Ecco la recensione senza spoiler di Once Upon a Crime.
Una rivisitazione delle fiabe classiche
Il film propone una nuova lettura di storie molto popolari, dimostrando il valore transculturale della fiaba. Trattandosi di una produzione giapponese, la maggior parte del cast è asiatica. La scelta di fare interpretare dei personaggi di tradizione prettamente occidentale a degli attori asiatici sortisce più o meno lo stesso effetto della tanto discussa interpretazione de La Sirenetta da parte dell’attrice afroamericana Halle Bailey. A un primo impatto, può risultare strano per un pubblico abituato ad altri modelli, ma alla fine ciò che conta è garantire rappresentanza a tutti. Il vero problema di Once Upon a Crime però è un altro. Infatti, la recitazione si rivela a tratti di scarso livello, sicuramente poco espressiva. Il doppiaggio italiano, in parte, copre alcuni errori, ma nel complesso il cast si dimostra anonimo e talvolta di dubbia qualità .
Anche la trama del film non sembra essere destinata a rimanere nella storia. Il classico viaggio dell’eroe di Cappuccetto Rosso si trasforma in un thriller, dopo che il parrucchiere di corte viene trovato ucciso. Once Upon a Crime non è un film per bambini, ma nemmeno per adulti. In effetti, per un pubblico adulto, l’intreccio narrativo risulta troppo scontato. Le incursioni di streghe e altre creature magiche, non troppo ben caratterizzate, rischia di cadere nel trash. Manca la suspece tipica dei thriller, questo effetto è anche influenzato dalla scarsa presenza di una colonna sonora ritmata o orecchiabile. Allo stesso tempo, Once Upon a Crime non riesce a creare un’atmosfera fiabesca capace di incantare gli spettatori più giovani. Le frequenti battute sarcastiche si prestano poco a un pubblico di bambini, così come i personaggi in cui è davvero difficile immedesimarsi.
Costumi e location da fiaba?
Forse anche a causa di un budget non troppo abbondante, i costumi e le location di Once Upon a Crime non contribuiscono a calarsi nel mondo delle fiabe. Di conseguenza, i personaggi sembrano quasi delle caricature rispetto alle loro controparti Disney, o comunque classiche. I costumi si rifanno al canone – Cappuccetto Rosso con l’iconica mantellina e Cenerentola vestita di stracci – ma qualcosa stona, facendoli risultare poco credibili. Lo stesso vale per il trucco, particolarmente evidente quando Cenerentola mostra le cicatrici poco verosimili che le ricoprono i piedi. Gli effetti speciali sono complessivamente di media qualità . Purtroppo, viene istintivo confrontarli con quelli dei live-action delle fiabe Disney, che con un budget più alto garantiscono una qualità nettamente superiore e una grande spettacolarità .
Anche le location faticano veramente a sorprendere. Gran parte del film è ambientato in un bosco abbastanza neutro, in cui la fotografia riesce ad ottenere alcune immagini abbastanza suggestive. Con più difficoltà , invece, la storia si sposta nel castello del principe, che fatica a reggere le aspettative. Pur avendo l’occasione di staccarsi dai luoghi comuni delle fiabe e dare vita a una nuova versione più dinamica, Once Upon a Crime ripete alcuni errori, laddove però non riesce a ricreare delle atmosfere magiche e delle storie emozionanti. Ad esempio, uno dei personaggi più criticati di Cenerentola è senza dubbio il principe, un po’ anonimo e apparentemente superficiale. Non sappiamo esattamente cosa motivi le sue azioni, tanto da sembrare un espediente di bell’aspetto per salvare la protagonista dalla matrigna. Se questa fragilità va contestualizzata nella fiaba seicentesca di Charles Perrault, Once Upon a Crime ha l’opportunità di dare un taglio più moderno. Al contrario, il film non riesce ad approfondire psicologicamente i personaggi, rimanendo ad un livello molto superficiale.
Una nuova Cappuccetto Rosso
Non è certo la prima volta che assistiamo a una rivisitazione di Cappuccetto Rosso, ma il personaggio interpretato da Kanna Hashimoto ha alcune peculiarità . Il suo ruolo da detective si rifà probabilmente al cartone animato del 2005, Cappuccetto Rosso e gli insoliti sospetti, decisamente più leggero e provocatorio. Per quanto riguarda i live-action, è difficile ricondurre il volto del celebre personaggio ad un’unica attrice. Negli anni si sono alternate nel ruolo Meghan Ora in Once Upon a Time, Amanda Seyfried in Cappuccetto Rosso Sangue… Tuttavia, ancora oggi, manca un film che abbia canalizzato l’immaginario comune, legato soprattutto alla tradizione scritta di questa fiaba. L’interpretazione di Kanna Hashimoto è risultato troppo meccanica e fredda per rimanere a lungo nell’immaginario. L’attrice non è stata favorita da una sceneggiatura particolarmente accattivante. In alcune scene, Cappuccetto Rosso risulta fastidiosa, fino a cadere nel trash, che d’altronde è un rischio frequente nel film. I dialoghi si muovono a metà tra l’infantile e il parodistico, non riuscendo a imprimere un vero carattere al film.
Once Upon a Crime è ora in streaming su Netflix.
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