Avete mai sentito il bisogno d’esser compresi? Di essere accettati e che il vostro mondo interiore sia visto e analizzato da qualcuno o qualcosa? Ecco, Barbie è qui per rispondere a molti dei vostri dubbi esistenziali con temi profondi, filosofici e in grado di analizzare i temi sociali che perseguitano l’umanità da secoli; quali: la misoginia, il femminismo, il capitalismo, il Patriarcato e la manipolazione mentale.
Trama
Barbie, il film diretto da Greta Gerwig, inizia mostrandoci il fantastico mondo di Barbieland, una vivace città intrisa di matriarcato, dove la Barbie più conosciuta (Margot Robbie) e tutte le altre Barbie vivono una vita perfetta e rivestono ruoli di ogni tipo nelle loro carriere lavorative: Avvocati, dottoresse e politici; mentre i Ken esistono quasi più come un accessorio alle loro vite. Tutto sembra andare perfettamente bene e in modo impeccabile, fino a quando nel bel mezzo di una festa tra Barbie colma di glitter e musica pop, Barbie Stereotipo dà voce a un pensiero che nessuna Barbie dovrebbe avere, dando via a una serie di circostanze che la costringeranno a visitare il mondo umano per risolvere i suoi “difetti”.
Un’Esplosione di Rosa capace di farvi cambiare prospettiva
Che voi siate donne o uomini, e state andando a vedere Barbie al cinema, vi consiglio di indossare del mascara waterproof o quantomeno essere pronti a versare fiumi di lacrime, magari portando qualche fazzolettino con voi; perché Barbie è vero, predilige il pubblico femminile che è da sempre trascurato, estremizzato e/o sessualizzato dalle regie mondiali, ma possiede molteplici aspetti che rendono la visione godibile per tutti. Analizziamoli assieme!
Barbie potrebbe sembrare ad una prima occhiata, un film divertente (e certamente lo è), ma è solo una prima facciata che cade quasi immediatamente svelando i veri significati. Dal ritmo esaltante e glitterato, un’esplosione di rosa capace di prosciugare le vernici del colore femminilmente stereotipizzato del mondo intero, Barbieland ospita la vita perfetta di ogni Barbie e Ken presente; nulla potrebbe andare storto, e caso mai si presentasse qualche problema vi è l’infermeria o a mali estremi “Barbie Stramba”, un irriverente personaggio emarginato che sarà estremamente utile e divertente per la trama.
Un paese perfetto, una vita perfetta, amicizie perfette e corpi perfetti… Ma se si presentasse qualche problema in Barbieland, irrisolvibile per ogni abitante? Nella vita della “Barbie Stereotipo” interpretata dalla grande e sfaccettata Margot Robbie (capace di plasmare ogni personaggio a sua immagine e somiglianza), spuntano improvvisamente degli insoliti pensieri che si fanno largo nella sua mente costringendola ad andare via dall’impeccabile vita a Barbieland.
Non tutti i problemi sono risolvibili
Barbie stereotipo è costretta a perseguire la sua stessa natura senza pensarci troppo, una vita perfetta in un costante loop, escludendo la possibilità di un’opinione personale a riguardo, come le sue simili. Ma, se nel nostro mondo le donne vengono sminuite e trattate come una razza inferiore avendo poco valore, in Barbieland è tutto l’opposto trattando in maniera satirica ed estremizzata con ogni probabilità di proposito dalla regista Greta Gerwig; ora viene naturalmente da chiedersi: “ma sarebbe veramente giusto se nel nostro mondo fossero le donne a comandare? Al posto degli uomini?”. La risposta ovviamente è no, ma questa realtà creata dalla Gerwig ha volontariamente esposto questa eventualità che a molti “Ken casa mojo dojo” non è piaciuta e di cui si sono sentiti quasi minacciati!
L’ironia qui è d’obbligo cari lettori, ma scherzando si dice molte volte la verità, come nel mondo reale.
Per quanto riguarda il femminismo presente in Barbie che potrebbe sembrare demenziale e “no-sense”, c’è da dire che è stato un inserimento provocatorio realizzato anche per differenziarsi dalle opere cinematografiche più “serie” che seppur con buone intenzioni, spesso non riescono a far arrivare il messaggio desiderato a causa di molti Ken. Utilizzando invece questo metodo d’approccio visivo e provocatoriamente comico si sono andati a pizzicare certi fastidi di traumi e complessi intrinsechi del pubblico di ogni genere causando uno scompiglio enorme tra tutti gli spettatori e critici cinematografici.
Si potrebbe anche criticare qualche scena filler come la battaglia tra i Ken o le scene di velata conquista delle Barbie nei loro confronti, che si potevano evitare per contribuire maggiormente al significato del film, ma quest’ultimo è già pieno di messaggi da decifrare nemmeno con molta difficoltà; senza contare il fatto che la così chiamata da alcuni “pellicola banale di Barbie” possiede anche la commedia come genere.
Oggettività Cinematografica
Qui non si tratta di elogiare un film capace di vendere, perché l’essenza della Settima Arte punta a ben altro, e questo si dovrebbe ricordare più spesso; ma si tratta di riconoscere il valore che trasmette un’Opera. Per carità, si possono avere opinioni differenti e non è un obbligo farsi piacere Barbie, ma se vogliamo mettere di mezzo proprio l’oggettività, allora non si può neanche demonizzare il giudizio altrui a cui è piaciuto il film e/o evitare di riconoscere la ben fatta realizzazione di un lungometraggio che occupa un’ottima regia, delle eccellenti interpretazioni da parte di Margot Robbie e Ryan Gosling ma non solo, i comparti della sceneggiatura, della scenografia e quello tecnico in modo più generale; possiamo nominare anche il ramo musicale che ci dona una gradevole compagnia che fa spesso capolino e che non è mai ossessiva.
Barbie è una carezza a tutto il genere femminile mostrandoci anche il legame affettivo che cresce e cambia tra madri e figlie e più in generale tra donne, guardando anche i rapporti tra le Barbie per esattezza. La creatrice del famoso marchio ha creato la bambola con un intento ben preciso: il voler dimostrare che tutte noi possiamo essere ciò che vogliamo poiché ne siamo naturalmente capaci, che vi è spazio nel mondo per tutte noi.
Messaggi non comuni
Simpatico il piccolo cameo della regista, seppur essendo solo una voce fuori campo, la quale ai dubbi della nostra Barbie interpretata da Margot Robbie, commenta quanto sia impossibile per un’attrice dotata di una bellezza così affascinante e perfetta, avere dubbi sulla propria estetica; questo è anche un bel messaggio per tutti coloro che possono avere timori e insicurezze sulla propria immagine a prescindere da quali essi siano e chi possa averne.
Abbiamo già detto che i Ken presenti in Barbieland sono l’opposto delle donne nella nostra realtà, ma il film parla anche della bambola maschile più conosciuta al mondo (ironicamente per l’appunto dopo Barbie); Ken è posto anche come rappresentanza di alcuni dei lati più nascosti volontariamente o no dal genere maschile. Una volta nel mondo umano, Ken si interessa a tutto ciò che riguarda il Patriarcato e vorrebbe ribaltare la situazione a Barbieland, prendendone il possesso insieme agli altri Ken.
Ma dietro a tutto ciò vi è un grande complesso d’inferiorità dovuto anche agli avvenimenti decennali (contando gli anni da quando esiste la bambola) che porta a uno stato di frustrazione di tutti i Ken (vi ricorda qualcosa?). Scherzi a parte, Ken ha una sua importanza particolare anche per Barbie, ma soprattutto per sé stesso perché affronta un viaggio per comprendere che può piangere, provare emozioni e trovare il suo posto a prescindere da Barbie. Ken quindi, ha avuto il ruolo di essere “la donna” del nostro mondo in Barbieland, ma nel corso del film, mostra lati più o meno celati del genere maschile della nostra realtà.
I Preziosi lasciti del film
Ribadendo ciò che la creatrice di Barbie, presente nel film, afferma: “Gli esseri umani hanno un solo finale. Le idee invece vivono per sempre.” Ed è ciò che la pellicola spera più di trasmettere, lanciando questa miriade di messaggi, cioè far ricordare a tutti noi questa lettera d’amore indirizzata a tutte noi Barbie e Ken e tutti i significati e messaggi che ha cercato di lanciare.
Certamente il successo di Barbie nelle sale è dovuto anche agli svariati meme presenti sul web in abbinamento all’uscita del film “Oppenheimer” e la calorosa accoglienza del pubblico nei confronti della pellicola più rosa che ci sia, lasciandoci andare via dalle sale con un sottofondo capace di cullare e calmare, come quando ci accompagna nella toccante scena in cui Barbie parla e piange con la sua creatrice con una delicata inquadratura incentrata sul suo occhio piangente, che sarà capace di scuotervi come ha fatto con noi; questo tema musicale vi ritornerà spesso alla mente grazie al testo e al tema musicale: “What was I made for?” di Billie Eilish nei titoli di coda, forse la melodia più importante tra tutte nel film.
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